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È dentro un disegno politico chiaro: se ci mettiamo insieme contiamo tutti di più, si fanno investimenti sui beni comuni, l’Europa riconquista un ruolo di primo attore nel nuovo ordine mondiale e l’Italia trae vantaggio dalla inevitabile condivisione dei debiti. Purtroppo, altri Paesi, a partire da Germania e Olanda, pensano in modo miope che se non entriamo tutti insieme in questa Europa federale, si va avanti con l’Europa degli Stati, e ci saranno alcuni Paesi (loro) che andranno meglio e altri, noi per primi, che andranno giù. L’alleanza con la Francia è strategica perché può essere risucchiata dalla miopia del partito degli interessi del Nord Europa o guidare con l’Italia il progetto politico europeo del futuro che è l’unico che esprime una visione all’altezza delle sfide che si dovranno affrontare. Giorgia Meloni deve avere l’intelligenza politica di compiere un ulteriore salto evolutivo di alleanze in senso europeista e di spiegarlo ai suoi elettori
Costruiamoci un posto in Europa perché il futuro passa di lì. Non è facile, ma indispensabile. Il posto dell’Italia è al centro dell’Europa federale. Che è un disegno politico ambizioso da costruire giorno dopo giorno non sbagliando le alleanze strategiche e tenendo sempre la barra dritta del timone. L’architetto di questo progetto che ricalca la dimensione della sfida dei Fondatori – Adenauer, Schuman, De Gasperi – al passo con i tempi attuali della guerra mondiale delle materie prime e del conflitto di civiltà tra mondo autocratico e mondo occidentale è l’unico capo di governo dell’unica Europa che fino a oggi è esistita, quella della moneta, e risponde al nome di Mario Draghi. Questa Europa è quella che punta a fare insieme investimenti sui beni comuni, è dentro lo spirito di Versailles e ha nel Capo di Stato francese Macron l’altro co- Fondatore. Punta a avere una politica estera e una difesa europee, una politica economica comune.
L’idea forte che regge tutta l’impalcatura è quella di fare maturare il processo politico rivoluzionario che restituisce all’Europa un ruolo di primo attore nel nuovo ordine mondiale dopo pandemia e guerra di invasione di Putin in Ucraina come frutto di interessi convergenti che si riassumono in una nuova consapevolezza la più condivisa possibile. Il senso profondo di questo disegno politico è che se ci mettiamo insieme andiamo avanti, contiamo tutti di più, chi di certo trae il maggiore vantaggio da questo scenario che porta inevitabilmente alla condivisione dei debiti è senza dubbio l’Italia. Purtroppo, altri Paesi a partire da Germania e Olanda, con il doppio peso delle loro storie economiche e delle loro debolezze di leadership politica attuale, non sono d’accordo. Perché pensano in modo miope che se non entriamo tutti insieme in questa Europa federale, si va avanti con l’Europa degli Stati, che noi non loro definiamo deboli, e di conseguenza ci saranno alcuni Paesi che andranno meglio (loro e i loro alleati) e altri invece, noi per primi, che andranno giù.
L’alleanza con la Francia è strategica perché può essere risucchiata dalla miopia del partito degli interessi del Nord Europa o guidare con l’Italia il progetto politico europeo del futuro che è l’unico che esprime una visione all’altezza delle sfide che il popolo europeo dovrà giocoforza affrontare. È la natura selvaggia della competizione internazionale a determinare questa spaccatura di interessi mentre tutto – intelligenza politica, buon senso, logica internazionale – dovrebbe spingere i Paesi a cementare le loro frammentazioni e a unirle. Perché di fronte alla guerra mondiale a pezzetti scatenata dalla follia criminale di Putin che ha portato l’inflazione e prepara la recessione e di fronte a un quadro geopolitico devastato dalla corruzione dei Paesi autocratici nel cuore della stessa Europa che disvela la insidiosità della competizione tra regimi e democrazie, il Vecchio Continente o ne esce unito dotandosi di una governance capace di decidere con maggioranze qualificate o la Cina e i suoi satelliti autocratici, da un lato, e gli Stati Uniti, dall’altro, ne faranno poltiglia.
Checché ne pensino le mezze cartucce che sono oggi alla guida della Germania, dell’Olanda, dei Paesi della corona del Nord e del Nord Est. Giorgia Meloni deve avere l’intelligenza politica di compiere un ulteriore salto evolutivo di alleanze in senso europeista e di spiegarlo ai suoi elettori. Senza infingimenti e senza scorciatoie. La tutela dell’interesse italiano passa dalla grande politica internazionale e la nostra prima premier donna, facendosi interprete e soggetto attivo dell’unico progetto possibile del futuro, consegnerà al Paese un’eredità che entra nel conservatorismo moderno che fa la storia. L’alternativa a tutto ciò è una sopravvivenza più o meno abile che allunga o meno i giorni di comando ma non salva né l’Italia né la sua forza politica. È quello che hanno fatto molti che la hanno preceduta e si è già visto come è andata a finire.
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