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La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al vertice dei capi di Stato e di governo COP27

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Non si può tornare ad essere prigionieri dei populismi di ritorno quando il quadro internazionale obbliga non solo al linguaggio della responsabilità, ma alla capacita di assumere decisioni di responsabilità. Si parla ancora troppo di partite iva e di flat tax. Si parla ancora troppo di scalini e pensioni. Si parla ancora troppo in termini solo propagandistici di reddito di cittadinanza e di barconi. La verità è che non puoi togliere un euro dal fondo destinato a combattere il caro bollette e devi cercarne ovunque per metterli tutti a sostegno di imprese energivore e di famiglie a basso-medio reddito, non di chi chiede rumorosamente allo Stato di continuare a sussidiare i suoi giganteschi profitti. Ancora prima va fatta ripartire la macchina pubblica degli investimenti e serve un utilizzo coerente di tutte le risorse europee e nazionali per ridurre il dualismo territoriale tra Nord e Sud del Paese

Non puoi togliere un euro dal fondo destinato a combattere il caro bollette. Anzi devi cercarne ovunque di euro per metterli tutti lì. Su imprese energivore e sostegno alle famiglie a basso-medio reddito. Che sono un’altra cosa rispetto a chi chiede rumorosamente allo Stato di continuare a sussidiare i suoi profitti. Che sono quelli del miracolo economico della prima crescita europea che è quella italiana, non tedesca, in modo speciale a partire da turismo, commercio e servizi.

Si parla ancora troppo di partite iva e di flat tax. Si parla ancora troppo di scalini e pensioni. Si parla ancora troppo in termini solo propagandistici di reddito di cittadinanza. Si continua come se nulla fosse a parlare di contentini da distribuire qui e là tirando una coperta che non c’è e facendo balenare stagioni di impunità fiscale che non vuol dire non tenere conto delle situazioni diffuse di difficoltà e di emergenza che esistono e hanno origini essenzialmente dalle ricadute economiche della guerra.

Non si può dare anche solo la sensazione di avere sostituito il bollettino quotidiano del Covid con quello dei barconi svilendo con un approccio ideologico – dove bisogna per forza fare vedere che ci sono i buoni e i cattivi – questioni serie che attengono al nuovo diritto internazionale e alla nuova solidarietà dell’Europa in un mondo dove tutto è cambiato. La festa è finita e non si può tornare ad essere prigionieri dei populismi di ritorno quando il quadro internazionale obbliga non solo al linguaggio della responsabilità, ma alla capacita di assumere decisioni di responsabilità.

Si devono dare segnali chiari a investitori e consumatori. Il primo dei quali è quello di fare capire a tutti che ogni risorsa possibile sarà concentrata sul tema delicatissimo delle materie prime che mette a rischio la crescita sopravvissuta del Paese. Il secondo segnale altrettanto chiaro che va dato subito è che il massimo di concentrazione è riservato alla macchina pubblica degli investimenti e all’utilizzo coerente di tutte le risorse europee e nazionali disponibili. Questa è da sempre la grande questione irrisolta dell’economia italiana che si esalta in quel dualismo territoriale tra Nord e Sud del Paese che è l’unico rimasto in Europa.

Non si tratta di banalizzare tutto con target e obiettivi da centrare, ma di avere la piena consapevolezza che sul grado di attuazione delle riforme della giustizia e della pubblica amministrazione si giocano la possibilità concreta di aprire i cantieri e quella di preservare il capitale reputazionale riconquistato in Europa e nel mondo con il governo di unità nazionale guidato da Draghi.

Quanto valga questa miscela di fiducia e di credito non si è ancora capito bene. Perché, ad esempio, è importante davvero per fare le cose in casa, ma lo è ancora di più per incidere in quei passaggi cruciali che porteranno al nuovo patto europeo di stabilità e di crescita.

Sono passaggi davvero cruciali perché vanno calibrati sulle condizioni delle singole economie, ma tendono come principio a rendere realistiche e quindi misurabili le regole irrealistiche di prima sul rientro del debito.

Se passiamo il tempo da qui al primo gennaio 2024, quando il nuovo Patto entrerà presumibilmente in vigore, a mettere bandierine, ci presenteremo all’appuntamento con un’economia ancora più debilitata e le casse pubbliche svuotate. Dobbiamo essere almeno consapevoli che, soprattutto se come tutti auspicano la guerra nel cuore dell’Europa sarà finita, allora non ci sarà più disponibilità da parte di nessuno a chiudere gli occhi e per noi davvero finirebbe la pacchia.

Parliamoci chiaro. Bisogna che chi guida questo governo politico e i suoi azionisti di maggioranza si prendano la responsabilità di fare un’operazione verità. Se non fanno questa assunzione pubblica rimangono sempre rinchiusi nella logica delle bandierine e rischiano di farsi molto male loro e di fare molto male anche a noi. Bisogna avere il coraggio di dire che le promesse elettorali non si possono mantenere e non essere terrorizzati dal fatto che questo vada a vantaggio delle opposizioni. Sono ridotte così male che nemmeno ne capitalizzerebbero il risultato. Invece sugli aiuti dovuti al sistema produttivo e alle famiglie più bisognose e sulla ripresa degli investimenti pubblici Giorgia Meloni gioca la partita del futuro suo e dell’economia del suo Paese.

Se non si vince questa partita in casa, sarà quasi impossibile ottenere risultati anche in Europa. Si potrà coprire tutto con il rumore della protesta, ma questo rende a chi sta alla opposizione non a chi è stato chiamato a governare dal voto popolare. La festa è finita. Il metro con cui verrà misurata l’azione del nuovo governo Meloni è quello dell’economia che coincide con la capacità di dare risposte a famiglie e imprese. Oggi questo è il problema.


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