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Giorgia Meloni

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Vanno giocate le carte della migliore crescita europea e della migliore reputazione collegate ai risultati conseguiti in termini di espansione della economia e di riduzione del rapporto tra debito e prodotto interno lordo. Bisogna avere la consapevolezza che l’Italia sta andando molto meglio di Germania e Francia, ma non può entrare in conflitto con loro perché deve convincerli che noi siamo un pezzo del motore europeo, non il carrello appiccicato alla macchina che deve essere trainata da loro. Si deve avere la capacità di trasferire agli interlocutori della prima linea dell’Europa di cui fino a ieri Draghi ha tirato le file che fare nuovo debito comune europeo e interventi sui prezzi del gas serve a tutti e che, nel caso dell’Italia, non significa mettere soldi in un un pozzo ma alimentare il motore di un Paese che è tornato a correre. Tutti devono percepire che hanno davanti il capo di governo di un Paese che sta in piedi e che non sta lì con la mano tesa per chiedere aiuti da buttare in quel fantomatico pozzo senza fondo.

Giorgia Meloni deve sfruttare il momento magico dell’economia italiana che è la migliore in Europa. Che ha collezionato il settimo trimestre consecutivo di crescita. Deve accreditarsi come colei che è in grado di gestire l’eredità economica del governo Draghi, che è un unicum assoluto, e di misurarsi con tutte le sfide importanti che la delicatezza della situazione internazionale impone. Dimostrando con i fatti che un governo politico è all’altezza di queste sfide ed è capace di vincerle realizzando la coesione sociale. Attuando, cioè, un disegno politico capace di ripetere le grandi stagioni riformiste del Paese come furono quelle del Dopoguerra segnate prima dal centrismo degasperiano e poi dal centrosinistra fanfaniano. Facendo anche quello che un governo tecnico può avere difficoltà a fare. Questa è la partita capitale. Se riesce a giocarla come va giocata guadagna consenso che dura ed è questo il motivo per cui tale partita deve assorbire ogni sua energia. Lasci perdere tutto ciò che si può raccattare con un po’ di demagogia di destra tra carcere ostativo, mascherine e roba del genere che, di fatto, la depotenziano come leader che può guidare il cambiamento del Paese ed essere protagonista della costruzione della nuova Europa. Non deve dare neppure la sensazione di avere paura di essere chiamata draghiana anche perché è un titolo di merito visti i risultati di quell’azione di governo che sono sotto gli occhi di tutti e hanno il plauso del mondo. Deve sentire lei e fare assurgere per gli altri questo commento come un titolo di merito. Anche perché oggettivamente lo è. Il messaggio da dare è che la Destra di Giorgia Meloni non ha contrastato Draghi perché la sua politica economica era sbagliata, ma perché riteneva che ci voleva una soluzione politica di tipo parlamentare. La realtà, fuori dalla nube catastrofista mediatico- politica italiana, è che oggi l’Italia può giocare in Europa la sua partita mettendo sul tavolo carte meravigliose ricevute in eredità. Che sono quelle della migliore crescita europea e della migliore reputazione collegate ai risultati conseguiti in termini di espansione della economia e di riduzione del rapporto tra debito e prodotto interno lordo (Pil). Bisogna avere la piena consapevolezza che l’Italia sta andando molto meglio di Germania e Francia, ma non può neanche entrare in conflitto con loro perché deve convincerli che noi siamo un pezzo del motore europeo, non il carrello appiccicato alla macchina che deve essere trainata da loro.

Si deve avere la capacità di trasferire agli interlocutori della prima linea dell’Europa di cui fino a ieri Draghi ha tirato le file che fare nuovo debito comune europeo, mettere un tetto dinamico al prezzo del gas e intervenire sui meccanismi di formazione dei prezzi sono decisioni che servono a tutti e che, nel caso dell’Italia, sono tutte cose che non finiscono in un pozzo ma alimentano la macchina di un Paese che è tornato capace di fare investimenti, che ha migliorato e continua a migliorare la sua amministrazione, la sua scuola, la sua sanità. Che è capace di utilizzare i soldi europei del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) per riunire le due Italie colmando l’unico grande squilibrio territoriale sopravvissuto in Europa e realizzando il mandato per il quale la Commissione europea ha voluto il primo programma di debito comune.

Tutti devono percepire che hanno davanti il capo di governo di un Paese che sta in piedi e che non sta lì con la mano tesa per chiedere aiuti da buttare in quello stesso pozzo senza fondo in quanto olandesi e tedeschi faranno nuovo debito comune e, cioè, metteranno di nuovo mano ai loro portafogli se hanno la certezza che i soldi europei vanno a buon fine. Se sono certi che l’Italia ha un grande debito, ma anche una grande crescita per ripagarlo. Se sono certi che proseguirà sulla stessa strada del processo riformatore compiuto del governo di unità nazionale magari anche accelerando perché la politica, quando è forte, può fare anche di più dei governi tecnici nel campo delle riforme di sistema. Se sono certi, pensate un po’, che l’Italia è capace di tutelare i suoi interessi facendo quello che serve all’Italia e che per troppo tempo l’Italia non ha fatto. Alla fine hanno solo bisogno di rendersi conto che il programma del nuovo governo italiano è quello della realizzazione di un conservatorismo moderno che può vincere solo se vince sull’economia.

Che è esattamente poi quello che chiedono gli italiani che hanno il contante all’ultimo dei loro problemi e che sono contenti quando sentono Davide Tabarelli dire che è vero che una rondine non fa primavera ma godiamoci questo momento di discesa dei prezzi del gas e teniamoci pronti per dare al mercato segnali chiari che ci stiamo attrezzando per febbraio e marzo quando si potrebbe rientrare nell’area a rischio. Presidente Meloni, continui a fare come ha fatto in campagna elettorale. Si leghi nel linguaggio e nei comportamenti alla parte che ha salvato il Paese e dica anche ai suoi che ora la Destra è al governo e alla guida delle istituzioni nazionali e ne sente tutto il peso. Per cui è bene che loro si sottraggano dalla partecipazione al circoletto mediatico, soprattutto televisivo, del catastrofismo italiano. Lascino questi cenacoli mediatici del nulla nelle mani delle mille frustrazioni e dei mille rancori di cui si nutrono che possono solo nuocere a lei come a chiunque avesse le sue responsabilità. Giochi in grande la partita capitale perché l’esito di questa partita farà la differenza. Non altro.


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