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Giorgia Meloni

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Comanda l’instabilità finanziaria. Dimenticarselo è l’errore capitale che il governo Meloni non può commettere. Quello che pochi sanno, però, è che l’Olanda è piena di fondi pensione a prestazioni definite che sono molto indebitati e non navigano in acque migliori di quelle inglesi.  Sono intermediari che potrebbero avere gli stessi, identici problemi di liquidità se vanno subito su i tassi colpiti dalla caduta dei prezzi dei titoli pubblici dovuti all’aumento di rischiosità dei cugini britannici. Quell’aumento se prolungato nel tempo determinerebbe una spirale contagiosa che a noi non potrebbe che fare molto male

Il campanello d’allarme dell’Inghilterra suona in modo rumoroso per l’Italia. Siamo stati i primi a segnalarlo, ma non per questo è bene non ripeterlo. Il governo conservatore della dimissionaria Liz Truss ha annunciato di volere abbattere le tasse di 45 miliardi e ha visto rigirarsi contro il mondo intero. Non solo si sono dovuti dimettere lei e il Cancelliere dello Scacchiere, che è il ministro dell’Economia, ma chi ne ha preso pro tempore la guida ha dovuto aumentare di 32 miliardi quelle stesse tasse che si era detto di ridurre di 45 miliardi.

Quando hai una congiuntura finanziaria globale delicata e ti avvii a fare qualcosa che assomiglia molto da vicino alle “flat tax” sbandierate in campagna elettorale da Salvini e Berlusconi, ti trovi ad emettere debito senza nessuna garanzia che qualcuno lo compri. I tassi dei titoli pubblici inglesi sono subito schizzati alle stelle e sono rimasti tutt’ora a livello di quelli italiani considerati tra i più rischiosi, nonostante il loro rapporto debito/Pil sia al 100% e il nostro al 145,4%, e i fondi pensione inglesi a prestazioni definite pieni di quei titoli diventati di botto onerosissimi sono stati a un passo dal default che li avrebbe resi i nuovi subprime della nuova grande crisi globale finanziaria.

La banca centrale d’Inghilterra è dovuta intervenire con iniezioni di denaro fino a 65 miliardi di sterline elevando il tetto degli acquisti quotidiani da 5 a 10 miliardi e acquistando anche titoli indicizzati all’inflazione in forte ascesa. Un disastro assoluto che rende la Gran Bretagna della Brexit ancora un grande sorvegliato speciale. Questo campanello d’allarme vale per la Meloni come per Giorgetti, ma sarebbe ingiusto pensare che non ne abbiano piena consapevolezza. Il vero problema per entrambi sarà tenere a bada i capi di Lega e Forza Italia che vorranno mettere bandierine pericolose.

Quello che pochi sanno, però, è che l’Olanda è piena di fondi pensione a prestazioni definite che sono molto indebitati e non navigano in acque migliori di quelle inglesi. Sono intermediari che potrebbero avere gli stessi, identici problemi di liquidità se vanno subito su i tassi colpiti dalla caduta dei prezzi dei titoli pubblici dovuti all’aumento di rischiosità dei cugini britannici. Quell’aumento se prolungato nel tempo determinerebbe una spirale contagiosa che a noi non potrebbe che fare molto male.

Capite che se noi Italia abbiamo ancora 160/170 miliardi di fondi europei da spendere e dimostriamo di non essere capaci di mettere una cintura di sicurezza intorno all’attuazione dei progetti cruciali con controlli ferrei e macchine operative funzionanti, allora è chiaro che avremo dei problemi noi e anche gli altri. Perché nessun Paese serio può avere davvero un problema di congiuntura quando ha da spendere dieci punti di Pil. Va fatta camminare la macchina operativa della spesa e quella delle riforme e chi sostiene che non si può cambiare idea fa male al Paese e a chi lo governa.

Serve una convinzione politica forte di chi ha la lungimiranza di capire quello che si deve fare in casa per fronteggiare le emergenze essenzialmente energetiche senza scassare il bilancio e senza rallentare la discesa programmata del rapporto debito/Pil. Si rischia se si comincia a dire che i balneari non si toccano e ci si rimette a giocare sui contanti, oppure se si annuncia che si danno i soldi a pioggia che poi in realtà non ci sono e quindi non si possono dare. Per cui si aumentano solo il costo del debito e il peso delle tasse sugli stessi soggetti che si dice di volere aiutare. Se si annuncia una pace fiscale senza avere almeno l’intelligenza di condirla con tante altre cose di tipo strutturale, allora per questa e per tutte le precedenti ragioni citate non la fanno franca né la Meloni né Giorgetti.

Il sostegno a chi ha bisogno di aiuto non va confuso con quello che viene dato ad altri sussidiati con l’effetto di ridurre le offerte di lavoro per assenza di domanda. Qualcuno ha, forse, dubbi che le restrizioni al contante abbiano il solo obiettivo di ridurre la lotta al sommerso? Non si può continuare e neppure lasciare semplicemente intendere che si prendono provvedimenti in deficit per fare marchette con gruppi elettorali clientelari di riferimento. Per tutta la campagna elettorale la Meloni ha dato l’impressione di avere una visione diversa di lungo periodo e di guardare con questi occhi al suo Paese.

Gli altri della coalizione di maggioranza invece pensano di essere fuori dal mondo degli alti tassi di oggi, guardano ai loro piccoli e grandi gruppi di riferimento e non esitano a invocare sussidi a pioggia, rendendo così solo più difficile aiutare chi ha davvero bisogno e costruire nuove opportunità di lavoro. In questo caso diventa, poi, complicato anche sostenere il welfare sociale e questo è di sicuro l’esito più paradossale di questo ricorrente sonno della ragione della politica italiana.

La cosa ancora più paradossale del dibattito pubblico di questi giorni è che del rischio di instabilità finanziaria dell’Inghilterra se ne parla dappertutto meno che come si dovrebbe in Italia. Tutta la stampa internazionale si interroga se si possono creare in Italia le condizioni di una crisi del debito come quella del debito inglese, noi no. Il punto è che se anche questo rischio si materializzasse altrove, come in Olanda, i contraccolpi negativi arriverebbero anche a noi se non siamo percepiti come impegnati a procedere sulla strada della riduzione del debito rispetto al Pil.

Saremmo travolti anche noi e non avremmo prove di appello. Altro che sussidi a pioggia. Venti, trenta miliardi messi da parte ci sono, comunque usciranno, l’inflazione per un po’ resterà alta e le entrate ne risentiranno favorevolmente ai fini del contenimento del rapporto debito/Pil. Il resto bisogna chiederlo e ottenerlo dall’Europa e ci si può riuscire se si evitano sbandamenti. Se si ha almeno la consapevolezza di quali rischi si corrono sui mercati a giocare con le parole e con gli scostamenti di bilancio.


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