Silvio Berlusconi
8 minuti per la letturaÈ andato oltre ogni limite e con un video putiniano al giorno in cui non dice quello che pensa su Zelensky ma sostiene che la guerra è colpa della resistenza ucraina e che non ci sono più leader in Europa e negli Stati Uniti, siamo davanti a un caso internazionale che non può non produrre conseguenze. Gli incendi vanno spenti sul nascere e ha fatto bene Giorgia Meloni a dire con durezza che chi non condivide l’atlantismo è fuori dal governo a costo di non farlo. Si fermi Berlusconi con i suoi fuochi d’artificio quotidiani, altrimenti provveda chi deve provvedere perché a nessuno può essere consentito di mettere in gioco il futuro degli italiani. Quando poi dice ai suoi che l’Europa non ha leader, bisognerebbe ricordargli che un leader europeo riconosciuto da tutti nel mondo c’era e lo ha buttato giù lui senza neppure metterci la faccia. Si chiama Mario Draghi, ex capo del governo europeo della moneta che ha salvato l’euro, e ormai per volere berlusconiano ex premier di un’Italia cresciuta di oltre il 10% in meno di venti mesi
Continuano a fare i matti fino alla fine Berlusconi e Salvini e trattano sottobanco per le posizioni di potere. Sono convinti che questo metodo possa rendere. Resta il fatto che è partita la legislatura nel modo peggiore e tutti si continuano a chiedere che strambate fanno oggi Berlusconi e Salvini. Berlusconi è andato oltre ogni limite e con un video putiniano al giorno in cui non dice quello che pensa su Zelensky ma sostiene che la guerra è colpa della resistenza ucraina e che non ci sono più leader in Europa e negli Stati Uniti, siamo davanti a un caso internazionale che non può non produrre conseguenze. Perché il circuito del mondo è diverso da quello italiano dove gli viene perdonato tutto.
Ha fatto benissimo Giorgia Meloni a mettere le cose in chiaro scrivendo nero su bianco che l’Italia è dentro l’Alleanza Atlantica e che chi non condivide questa posizione è fuori dal governo. Arrivando al punto di sostenere che queste posizioni sono indiscutibili “fino a costo di non partire”. Presa di posizione sacrosanta. Che, allo stesso tempo, misura il livello di tensione all’interno degli azionisti politici della nuova coalizione di governo. Che non consente più di escludere nulla. Anche perché il quadro appare davvero sfilacciato. Non è più tollerabile il richiamo continuo di Salvini a pensioni e flat tax che sono un tabù assoluto in questo momento. Rappresentano entrambi i richiami sempre ripetuti altrettante pietre di inciampo masochisticamente buttate sulla strada del nuovo governo Meloni.
Se non avessimo un’opposizione, soprattutto quella del Pd, con la testa girata all’indietro fino ad accecarne la vista oltre a produrre in modo vile danni reali agli italiani, agiterebbe almeno l’ipotesi della grande coalizione proprio con Fratelli d’Italia della Meloni e questo atteggiamento funzionerebbe se non altro da deterrente contro gli irresponsabili della Destra in servizio permanente effettivo. Potrebbe essere almeno un argine contro le parole in libertà di Berlusconi e Salvini, gli stessi che hanno privato l’Italia della guida di Draghi senza neppure avere il coraggio di metterci la faccia.
Purtroppo, invece, non scatta nessun tipo di deterrenza al momento e neanche di fronte a un teatrino quotidiano farneticante con rimbalzi molto pericolosi a livello internazionale succede qualcosa. L’unica deterrenza che sopravvive, in questo delirio nazionale di irresponsabilità che accomuna in modo diverso pezzi della maggioranza e buona parte delle opposizioni, è quella della bomba atomica di sciogliere la legislatura due mesi dopo le elezioni. Come tutti capite si tratta di una deterrenza nucleare che è fuori dalla realtà come lo è nel dibattito pubblico lo spettro che frange putiniane della politica europea, italiana prima di tutti, sempre meno nascoste adombrano sempre di più come atto estremo di sostegno a quello stesso zar russo, Putin, che agli occhi di cinesi e indiani ha messo in crisi il mondo e deve battere urgentemente in ritirata.
Con tutti questi soggetti politici italiani – Berlusconi, Salvini e le loro propaggini – che continuano a pescare nel torbido e cominciano già a fare filtrare scenari di brevissimo termine per la Meloni facendo adombrare loro – non l’opposizione che dovrebbe essere molto attiva su questo terreno con finalità differenti – la prospettiva di un nuovo aggancio. Che vuol dire: facciamola giocare per un po’ “la signora Meloni” e poi facciamo il solito governo tecnico-politico di decantazione. Siamo alla follia totale che riflette un sonno della ragione che si era già visto quando gli stessi soggetti politici decisero di fare cadere Draghi e il suo governo di unità nazionale nel momento in cui più servivano. Quello stesso sonno che rivela oggi, ancora più che allora, la assoluta mancanza di conoscenza della problematicità enorme degli scenari internazionali bellici, economici, sociali e soprattutto finanziari che non permettono a un Paese super indebitato come il nostro la benché minima distrazione. Non è più tempo, come abbiamo scritto qualche giorno fa, di “sbagliando si impara”. Perché come insegna l’Inghilterra nel frattempo si crolla e non ci si riprende più.
Questo tipo di ragionamenti fatti di tattica eversiva fanno semplicemente paura. Perché non puoi fare la cosiddetta decantazione quando la casa brucia e non sai neppure quanti pompieri hai per spegnere l’incendio. Non sai quanti sono, dove stanno, chi è in grado di organizzarli e mentre appena appena ti orienti sei costretto a renderti conto che la casa è già bruciata. In tre settimane il governo inglese è passato da annunciare tagli di tasse per 45 miliardi a aumentare le tasse, non annunciare, per 32 miliardi e nel frattempo si ritrova con un Paese in recessione, la sterlina ai minimi e l’inflazione ai massimi, tassi dei titoli pubblici che hanno raggiunti quelli rischiosi italiani. Abbiamo visto una Banca d’Inghilterra che si è svenata facendo quasi 70 miliardi di acquisti di titoli pubblici inglesi per evitare il default dei suoi fondi pensione che potevano essere i nuovi subprime della nuova grande crisi finanziaria globale. Constatiamo un crollo verticale di reputazione a livello internazionale della Gran Bretagna.
Parliamoci chiaro, in questa situazione mondiale di alti tassi il registro della politica interna italiana non può derogare nemmeno per un giorno dalla serietà del metodo Draghi che non vuol dire rinunciare a esprimere sensibilità politiche differenti. In questo quadro finanziario non si può più giocare con le parole come sta facendo Berlusconi che dà la sensazione di mescolare la politica con la rappresentazione del talk show quotidiano tanto domani se ne fa un altro. No, per carità, le cose non stanno così. Gli incendi vanno spenti sul nascere. Lui e Salvini recuperino un minimo di senso di responsabilità e gettino acqua a catinelle sul fuoco di parole che hanno prodotto fino a oggi.
Si devono assolutamente spegnere gli incendi e bisogna lasciare a Giorgia Meloni la possibilità di governare, facendola partire. Poi vediamo sul campo che tipo di governo è, se riesce a fare o no le cose che si devono fare, di fronte alla follia attuale qualunque governo razionale è sempre un passo avanti. Perché oggi più che mai abbiamo bisogno di qualcosa che funzioni, che per lo meno operi. Che dia al mondo il messaggio che l’Italia continua a fare, che non si è fermata, che il Paese serio che tutti hanno conosciuto nei venti mesi di governo Draghi non si è dissolto. Quello che proprio non ci possiamo permettere è il festival dei giochetti della politica che lasciano aperto un buco nel quale si infila la speculazione internazionale. Si inseriscono i nemici e non li cacci più via. È successo con un Paese che ha un debito pubblico pari al 100% del prodotto interno lordo (Pil), come l’Inghilterra, figuriamoci con l’Italia che svetta in Europa con il suo 145,4% rispetto al Pil.
Si dà davvero la sensazione di scherzare con il fuoco senza averne nemmeno la consapevolezza, diciamo senza sapere quello che si fa. Fare sparire le pietre di inciampo è fondamentale, perché una volta fatti i ministri con tutte le sgrammaticature anche istituzionali che hanno accompagnato queste scelte, poi bisognerà fare i viceministri e una sfilza di sottosegretari. Se si continua con lo stesso metodo e le lotte di fazioni si ripetono anche in questi passaggi successivi, avremo un esecutivo pieno di viceministri e di sottosegretari ognuno dei quali sta lì perché deve portare l’acqua al mulino di Salvini o al mulino di Berlusconi.
A quel punto, puoi nominare anche il ministro migliore del mondo e che cosa fa questo poveretto? A Berlusconi, poi, che dice ai suoi che l’Europa non ha leader, bisognerebbe almeno ricordargli che un leader europeo riconosciuto da tutti nel mondo c’era e lo ha buttato giù lui senza neppure metterci la faccia. Si chiama Mario Draghi, ex capo del governo europeo della moneta che ha salvato l’euro, e ormai per volere berlusconiano ex premier di un’Italia cresciuta di oltre il 10% in meno di venti mesi. Oggi Draghi ha fatto il suo saluto a Palazzo Chigi. Ha detto: sono stati mesi straordinari, ho imparato molte cose. Berlusconi se ne ha il coraggio gli chieda scusa. Nel frattempo si fermi con i suoi fuochi d’artificio quotidiani. Faccia altrettanto Salvini. Si fermino tutti e due, da soli, finché siamo in tempo. Altrimenti provveda chi deve provvedere perché a nessuno può essere consentito di mettere in gioco il futuro degli italiani.
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