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Il comune di Napoli

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Dimostra che il risanamento è possibile anche in situazioni estremamente difficili. Anche quando ti capita di ricevere in eredità cinque miliardi di esposizioni finanziarie che sono la dote di dieci anni di governo parolaio della città. Che è possibile solo quando dal populismo si passa alla serietà e alla capacità di fare politica. Napoli sta attuando bene il suo Pnrr fatto di riforme di struttura e di una nuova capacità di spesa produttiva e lo sta facendo in silenzio. Manfredi e Baretta stanno costruendo la nuova Napoli operando nel solco tracciato dal governo Draghi che è simmetricamente quello che dovrà fare il nuovo governo della Repubblica se vorrà consolidare la nuova Italia e contribuire davvero alla costruzione della nuova Europa. Per realizzare un’impresa così complicata il timoniere dovrà tenere la barra dritta perché la situazione internazionale non consente distrazioni e per questo fa bene la Meloni a non mollare di un centimetro con i suoi alleati sul profilo politico e sulla qualità tecnica della squadra dei ministri

Arriva a sorpresa da Napoli una bella lezione per l’Italia e un segnale chiarissimo per il nuovo governo della Repubblica che la Meloni ha colto dai tempi della campagna elettorale, ma i suoi potenziali partner ostinatamente fanno fatica a interiorizzare. Altrimenti non ci troveremmo nella spirale di ricatti e contro-ricatti che segnano pericolosamente questa fase di trattative sull’assetto di governo. L’agenzia americana Fitch Ratings ha rivisto l’outlook del Comune di Napoli da stabile a positivo, mentre l’altra agenzia di rating Moody’s ha modificato l’ou – tlook da stabile a negativo per il debito sovrano italiano già con il governo Draghi proprio per il rischio politico determinato dalla sua caduta anticipata. Ha fatto di più: è arrivata in modo del tutto inusuale a scrivere una Credit Opinion in cui preannuncia al nuovo governo di centrodestra, che ancora non c’è, l’automatico declassamento a livello di spazzatura (junk) se non fa le riforme e gli investimenti concordati con l’Europa nel Piano nazionale di ripresa e di resilienza o aumenta il debito di lungo termine con interventi sulle pensioni messi sul conto del bilancio pubblico.

Il miglioramento dell’outlook del Comune di Napoli mentre tutte le agenzie di rating internazionali minacciano il downgrade dell’Italia dimostra che il risanamento è possibile anche in situazioni estremamente difficili. Anche quando ti capita di ricevere in eredità cinque miliardi di esposizioni finanziarie che sono la dote di dieci anni di governo parolaio della città.

Che è possibile solo quando dal populismo si passa alla serietà e alla capacità di fare politica. Perché prima si è operato evitando il dissesto finanziario con i fatti, non a parole. Poi il sindaco, Gaetano Manfredi, e l’assessore al Bilancio, Pier Paolo Baretta, hanno firmato il Patto per Napoli con Mario Draghi in persona che ha portato 440 milioni di euro di sostegno per il 2022-2025 integrando i trasferimenti di 610 milioni già ricevuti per il 2021-2023 diretti a fare fronte ai debiti netti in sospeso (0,6 miliardi di euro nel 2020).

Parallelamente, cosa ancora più importante, si è da subito messa in moto la macchina per il recupero della riscossione, la valorizzazione del patrimonio, il miglioramento dei servizi ai cittadini e ai molti turisti che visitano Napoli e realizzare la ripartenza degli investimenti per lo sviluppo economico, sociale e culturale. Facciamola breve. Napoli sta attuando bene il suo Pnrr fatto di riforme di struttura e di una nuova capacità di spesa produttiva e lo sta facendo in silenzio liberando la città dalla gabbia di un racconto di colore che la offende e la imprigiona. Manfredi e Baretta stanno costruendo la nuova Napoli operando nel solco tracciato dal governo Draghi che è simmetricamente quello che dovrà fare il nuovo governo della Repubblica se vorrà costruire davvero la nuova Italia e contribuire davvero alla costruzione della nuova Europa.

Per realizzare un’impresa così complicata il timoniere dovrà tenere la barra dritta perché la situazione internazionale non consente distrazioni o compromessi di sorta. Per questo fa bene la Meloni a non mollare di un centimetro sul profilo politico e sulla qualità tecnica della squadra dei ministri con i suoi alleati. Se questo mix di intelligenza e di pragmatismo non animasse la nuova compagine di governo sarebbe meglio che non partisse proprio. Noi ci auguriamo l’esatto contrario e riteniamo che la lezione del governo conservatore inglese che ha portato in poche settimane il suo Paese in recessione e a un passo dal default sovrano per essersi messo a giocare con gli scostamenti di bilancio e i tagli delle tasse ai ricchi dovrebbe chiudere la bocca almeno fino alla prossima estate a Salvini e a Berlusconi.

Non è la via del debito italiano ma quella del debito europeo comune e della lotta alla speculazione l’unica via di uscita dalla crisi economica e sociale che la pre-recessione del resto del mondo porta in casa nostra come rallentamento della crescita. Per chi se lo fosse scordato anche i dati di agosto ci ricordano che siamo la locomotiva d’Europa, ma si fa una grandissima fatica a raccontarlo perché gli shock monetari e inflazionistici stanno piegando il futuro delle nostre imprese e il bilancio delle nostre famiglie ma anche perché il catastrofismo imperante contribuisce attivamente a fare perdere quel tasso di razionalità operativa senza il quale crolla tutto.

Quel tasso di razionalità che deve spingere a utilizzare tutti i margini possibili di intervento in casa operando con selettività, ma bandendo anche a parole l’ipotesi di fare scostamenti che ripagheremmo al cubo con nuove tasse non nel giro di qualche anno ma di qualche settimana.


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Francesco Ridolfi

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