X
<
>

Mario Draghi prima della conferenza stampa di oggi

Share
5 minuti per la lettura

Che va preservata e alimentata facendo ancora di più nella lotta alle diseguaglianze, e qui ritorna la coerenza meridionalista degasperiana della stagione di governo di unità nazionale, e tenendo la rotta ferma nelle relazioni internazionali. La coerenza in casa e la trasparenza fuori fanno il prestigio del Paese. Che è vivo, forte, leale all’Europa e all’Alleanza Atlantica. Questa è la vera eredità di Draghi.

Questo governo è stato creato per fare, non per stare. Così è per Mario Draghi. Che è come se dicesse “vado via lasciandovi tutto quello che potevo lasciarvi senza fare debito e avendo il massimo di responsabilità verso il Paese”. Perché guarda all’Italia, non a se stesso. Se voleva fare dispetti poteva divertirsi, ma sono cose che non gli appartengono. Draghi opera e parla del Paese che gli italiani sono in grado di costruire augurandosi che la classe politica non sia così folle da buttare tutto all’aria.

È un uomo delle istituzioni che vuole sempre capire e agire di conseguenza quando si deve agire. È un uomo che ha dimostrato che gli affari correnti sono quelli che fanno vivere un Paese, non il tirare a campare. Occuparsi degli affari correnti non vuol dire portare a termine le piccole pratiche burocratiche, ma fare tutto quello che serve perché un Paese continui a vivere.

Per questo si fanno la mappa dei balneari, pazienza se qualche ministro leghista inutilmente mugugna, e la riforma dei servizi pubblici locali. Per questo si apre la scuola con tutte le cattedre coperte in piena regola e senza incidenti avendo iniziato a lavorare a gennaio, non qualche settimana prima come hanno sempre fatto senza successo i ministri dell’Istruzione della Repubblica italiana. Per questo si consegna, pacchetto chiuso, la riforma degli istituti tecnici superiori.

Per questo, sfruttando le maggiori entrate fiscali legate al primato della crescita italiana rispetto alle grandi economie del mondo e alla spinta dell’inflazione, si tirano fuori tra decreto bis e ter trentuno miliardi di aiuti a famiglie e imprese dando pro capite agli italiani più di quello che è riuscito a dare il ricchissimo bilancio pubblico della Germania pro capite ai tedeschi. Trentuno miliardi che sono, per inciso, più dei trenta di scostamento di bilancio richiesti a ogni ora del giorno da Salvini. Salvo che sono erogati senza scassare la finanza pubblica italiana e allontanando i rischi della speculazione sui mercati contro i titoli sovrani della nostra Repubblica. Quelli che servono per pagare stipendi e pensioni agli italiani.

È un po’ come se dicesse: mi avete messo qui con i poteri che dovevo avere e abbiamo costruito tutti insieme il miracolo economico italiano di poco meno di dieci punti di crescita in meno di due anni con la maggiore caduta del debito pubblico rispetto al prodotto interno lordo dalla guerra a oggi, e una rimonta dell’occupazione a tempo indeterminato più forte al Sud che al Nord; poi, cari partiti, mi avete legato le mani con gli affari correnti, e noi squadra di ministri abbiamo continuato a fare fino all’ultimo secondo quello che dovevamo fare e, anche se ora non è facile capirlo, alla fine nei libri di storia questo doppio miracolo verrà raccontato. È ovvio che Draghi non è disponibile per un secondo mandato a Palazzo Chigi. Esattamente come non lo era Mattarella per un secondo mandato al Quirinale.

È come se dicesse: non voglio lasciare nessun problema per colpa nostra al governo che verrà, e bandendo raffinate vendette vuole vedere che cosa sarà capace di fare chi verrà dopo e, soprattutto, onora oggi per allora quello che disse nel discorso del primo addio alle Camere. Perché lì disse che pensare all’interesse generale degli italiani significava portare avanti il processo riformatore compiuto e lui lo attua anche nel disbrigo dei cosiddetti affari correnti facendo il suo secondo addio che è un arrivederci per lui e per tutti sul sentiero obbligato della rinascita dell’Italia.

Che è quella che il mondo ha cominciato ad apprezzare e di cui gli italiani hanno goduto in un periodo lungo di fiducia e di laboriosità. Draghi opera (molto bene) e parla agli italiani che devono andare a votare. Parla dell’Italia e degli italiani che ha conosciuto lui e di cui andrà orgogliosamente a raccontare nella sua nuova visita in America in un pendolo della storia che assomiglia ogni giorno di più alla stagione di De Gasperi del Dopoguerra italiano. Il racconto di un Paese che oggi è vivo, forte, leale all’Europa, leale all’alleanza atlantica.

È il racconto di un Paese che ha fatto meglio di tutti in Europa e che non avrebbe potuto realizzare questo doppio risultato di primato di crescita e di occupazione e contemporaneo abbassamento del debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo senza avere in prima fila all’opera la maggioranza degli italiani. Che sono quelli che sono tornati a spendere perché avevano fiducia e sono quelli che hanno fatto più investimenti a doppia cifra, Pnrr escluso.

Perché il governo può contribuire a creare l’ambiente, ma la crescita non la fa il governo, la fanno le imprese e le famiglie. Questa, non altre, è la fiducia di fondo che traspare da ogni parola di Draghi. Che è fiducia negli italiani che va alimentata. Facendo ancora di più nella lotta alle diseguaglianze, e qui ritorna la coerenza meridionalista degasperiana del Pnrr e di tutta la stagione di governo di unità nazionale, e tenendo la rotta ferma nelle relazioni internazionali. La coerenza in casa e la trasparenza fuori fanno il prestigio del Paese.

Quando ci si indebolisce all’esterno, ci si indebolisce anche all’interno. Viene meno l’ambiente per la crescita. Viene meno l’ambiente che favorisce il sostegno agli investimenti pubblici e privati, quelli del Pnrr e tutti gli altri senza gerarchie e senza ideologie. Quelli che servono facendo le cose che ci siamo impegnati a fare e tutte quelle che gli impegni onorati permetteranno di fare ancora di più. Questa è la vera eredità di Draghi. Che non è discutibile. Non perché lui è venuto dal cielo, come dice qualcuno, ma perché ti fa vivere meglio sulla terra.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE