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Sergio Mattarella

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Parole di Mattarella da sottoscrivere in toto: “È necessaria e urgente una risposta europea all’altezza dei problemi. I singoli Paesi non possono rispondere con efficacia alla crisi”. È certo che si tratta di una sfida difficile su tetto e prezzi che si muove dentro il nuovo quadro geopolitico determinato dalla guerra di invasione della Russia in Ucraina, ma è una sfida obbligata. Perché da soli i singoli Paesi europei cadrebbero uno dietro altro come birilli. La politica italiana deve, però, fare il suo in casa senza mai perdere la bussola dell’ancoraggio strategico europeo. Per questo deve garantire il massimo di stoccaggio e attuare un piano di razionamenti senza fare allarmismi preparandosi al peggio, ma deve anche essere in grado di capitalizzare i grandi vantaggi acquisiti dal governo di unità nazionale guidato da Draghi in termini di diversificazione degli approvvigionamenti facendo i rigassificatori dove vanno fatti. Dobbiamo essere capaci di attuare il Pnrr e dobbiamo dimostrare di essere diventati un Paese che sa stare ai patti.

“È necessaria e urgente una risposta europea all’altezza dei problemi. I singoli Paesi non possono rispondere con efficacia alla crisi. Nel liberarsi dalla dipendenza russa per le fonti di energia, l’Europa è chiamata, ancora una volta, a compiere un salto in avanti in determinazione politica, integrazione, innovazione”. Queste parole di Sergio Mattarella vanno sottoscritte una a una e delimitano il perimetro reale della sfida che le economie e le popolazioni europee hanno davanti e indicano con onestà il solo “attore continentale che possa agire per calmierare i prezzi”.

È certo che si tratta di una sfida difficile che si muove dentro il nuovo quadro geopolitico determinato dalla guerra di invasione della Russia in Ucraina, ma è una sfida obbligata. D’altro canto, se la partita non fosse così difficile Putin non avrebbe scommesso sulla possibilità di usare il gas come arma di combattimento per provare a vincere sul terreno dei ricatti energetici un pezzo della sua campagna militare di annessione di territori sovrani europei.

Sa benissimo Putin che ci sono delle chance perché l’Europa si divida e non faccia quello che deve fare. Sa benissimo che, proprio come dice Mattarella, i singoli Paesi non ce la possono fare e, quindi, pensa che rimanendo divisi cadranno come birilli, uno dopo l’altro. Come peraltro è un po’ avvenuto con i Paesi del sud Europa nel 2011 dove la crisi greca ha contagiato Portogallo, Spagna, Italia e stava arrivando fino alla Francia se non ci fosse stata la americanizzazione della Banca centrale europea fatta da Draghi. Che ha determinato la prima vera risposta europea alla speculazione che poteva darla solo l’unico governo europeo allora esistente e, cioè, il governo della moneta. Risposta che fu data facendo l’esatto contrario di quello che fece il predecessore di Draghi, il francese Trichet, e pagando il conto di una serie di errori commessi da Sarkozy sul piano internazionale, a partire dalla Libia, ai quali né la Merkel né gli italiani seppero porre argine.

Ora sul gas l’Europa è in lotta con un gigante della politica internazionale, non dell’economia, che resta però gigante anche nelle sue debolezze. La Russia di Putin è l’erede dell’Urss, uno dei due Paesi simboli dell’ex bipolarismo delle potenze, perché una volta il mondo era diviso in Unione sovietica (URSS) e Stati Uniti (Usa). Ora c’è la Russia che non è più l’Unione sovietica, ma è davvero arduo pensare che l’Italia possa stare dentro questo nuovo conflitto globale a pezzetti facendo il piccolo Paese guidato da Gianluigi Paragone, simbolo riconosciuto del trasformismo italiano, che è roba da talk show di quarta categoria.

Bisogna essere realisti e dobbiamo prendere atto che la pochezza intellettuale di una parte della classe politica italiana in materia di politica estera pesa non poco sul nostro futuro. Non si ragiona in termini di politica estera sulla base dei buoni e dei cattivi con una logica semplicistica che tratta questi problemi come quelli di un condominio.

La politica italiana deve fare il suo in casa senza mai perdere la bussola dell’ancoraggio strategico europeo. Per questo deve garantire il massimo di stoccaggio e attuare un piano di razionamenti senza fare allarmismi preparandosi al peggio, ma deve anche essere in grado di capitalizzare i grandi vantaggi acquisiti dal governo di unità nazionale guidato da Draghi in termini di diversificazione degli approvvigionamenti facendo i rigassificatori dove vanno fatti.

Soprattutto, l’Italia non può perdere reputazione se vuole che la sua voce continui a pesare sulla strada del tetto europeo al prezzo del gas russo e della separazione tra sistema elettrico e quello del gas per la definizione dei prezzi. Se vuole che un recovery energetico europeo che ricalchi l’operazione compiuta con la pandemia facendo debito comune diventi in qualche modo realtà. Di qui l’altro richiamo di Mattarella alla puntuale attuazione del Piano nazionale di ripresa e di resilienza perché “fondamentale”. Affinché ciò avvenga, come in politica estera devono uscire dagli slogan, non si può dire di credere nell’Europa e chiedere allo stesso tempo di togliere le sanzioni a Putin, è bene che i partiti depongano presto le loro bandierine anche in sede di attuazione del Pnrr.

Perché quelle bandierine possono costare davvero tanto all’Italia dato che il mondo non capirebbe il blocco della nuova concorrenza per difendere i privilegi di poche categorie come i balneari che gestiscono praticamente gratis pezzi di mare di tutti nonostante si siano volute le regole che ne tutelino al massimo capitale di rischio, investimenti e prospettive. Questo vale in modo speciale per la Lega, ma anche per Fratelli d’Italia e, ben mimetizzati, per quasi tutti gli altri. Perché in questo incubo elettorale di fine estate che pretende l’impossibile di isolare l’Italia dal resto del mondo i partiti inseguono voti, non riforme.

Dobbiamo essere capaci di attuare il Pnrr e dobbiamo dimostrare di essere diventati un Paese che sa stare ai patti. Non si tratta neppure a ben vedere di entrare in angoscia perché si rischia di perdere 191 miliardi che non sono affatto bruscolini, ma ancora prima di non mandare al mondo il messaggio di un Paese che non sa decidere. L’Europa deve rispondere per tutti sul piano energetico, ma noi dobbiamo dimostrare di essere affidabili. Lo dobbiamo fare con il Pnrr e facendo quello che l’Europa si attende da noi, non altro. Solo operare in questo modo e onorare la parola data ci consente di pretendere la risposta europea energetica e di costruire la nuova Europa player di riferimento del nuovo ordine mondiale. Questo significa difendere l’interesse italiano.


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