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Il presidente del Consiglio Mario Draghi a Washington

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Nelle parole di Draghi, ci sono l’analisi e il linguaggio degli statisti che a differenza dei demagoghi della politica fanno i conti con la complessità della situazione perché sanno che senza non se ne viene a capo. Emergono due scenari globali, il primo del desiderio e il secondo della realtà, espressione l’uno di una verità facile l’altro di una verità difficile, che devono trovare una composizione. In mezzo ai due scenari c’è l’ultimo treno per Yuma del Mezzogiorno d’Italia come hub imprenditoriale, energetico, con in testa le rinnovabili, delle nuove filiere produttive europee e porta unica di accesso del Mediterraneo per l’Europa. Un Mezzogiorno d’Italia Eldorado degli investimenti che mette in sicurezza Italia e Europa a causa della pandemia e della guerra che hanno combattuto e vinto per suo conto la battaglia della nuova globalizzazione fatta di nuove rotte di approvvigionamenti e di filiere di produzioni sicure

Abbiamo titolato ieri il giornale: il coraggio europeo di costruire la pace. Ci era sembrato questo il senso profondo del messaggio di Draghi a Biden: italiani ed europei chiedono una soluzione diplomatica. Ci ha fatto piacere sentire ripetere dalle parole del premier più e più volte “costruire la pace”: occorre chiedersi come si costruisce la pace, come costruire questo percorso negoziale, questa pace deve essere la pace che vuole l’Ucraina. Nelle parole di Draghi, ci sono l’analisi e il linguaggio degli statisti che a differenza dei demagoghi della politica fanno i conti con la complessità della situazione perché sanno che senza fare lucidamente questi conti non se ne viene a capo.

Emergono due scenari globali, il primo espressione del desiderio e il secondo espressione della realtà, che sono contrapposti, ma devono trovare una composizione. In mezzo ai due scenari c’è l’ultimo treno per Yuma del Mezzogiorno d’Italia come hub imprenditoriale, energetico, con in testa le rinnovabili, delle nuove filiere produttive europee e porta unica di accesso del Mediterraneo per l’Europa. Un Mezzogiorno d’Italia Eldorado degli investimenti che mette in sicurezza Italia e Europa a causa della pandemia e della guerra che hanno combattuto e vinto per suo conto la battaglia della nuova globalizzazione fatta di nuove rotte di approvvigionamenti e di filiere di produzioni sicure.

Vediamo bene i due scenari.

1) Il desiderio di fare prevalere la ragionevolezza di cui Draghi si fa carico di costruire subito un tavolo intorno al quale tutti oggi hanno il dovere di sedersi senza sentimenti di vittoria perché intorno alla sovranità di uno Stato libero aggredito si intrecciano e si attorcigliano le corde della grande questione energetica, gas e petrolio, e quella divenuta ancora più urgente della crisi alimentare che riguarda milioni di persone. Sono le corde della grande crisi civile, sociale e economica che stringono al collo il mondo e di cui la nuova Europa e l’alleato Atlantico, come la Cina, non possono non farsi carico.

2) La realtà di un Paese come la Russia che sta percorrendo un suo disegno egemonico dal quale non vuole staccarsi perché se intorno al quel tavolo della pace passa la regola della sovranità riconosciuta all’Ucraina tutti possono ricorrere a quel metodo. Una situazione avversa di fronte alla quale al momento non c’è nient’altro da fare che contrastarla con le armi, dimostrare sul campo di guerra che Golia non esiste e che Davide può diventare Golia, costringere Putin e i suoi generali a fare i conti con la realtà.

Il primo scenario è espressione di una verità facile dove tutti applaudono perché sentono che i loro problemi sono risolti. Il secondo scenario è espressione di una verità difficile perché la nostra gente è spaventata dalla guerra e, ancora di più, tutti gli europei sono spaventati dal rischio ormai reale di entrare in un’economia di guerra con tutto quello che ne consegue nelle loro vite sul piano economico e sociale.

La forza di Draghi è quella di essere Draghi, l’uomo che ha salvato l’euro, l’uomo che ha governato con la stima e il rispetto di tutti l’unico governo europeo esistente che è quello della moneta. Gli italiani lo considerano un economista che sa di cosa parla, che pensa alla soluzione dei problemi, non alle elucubrazioni accademiche, diciamo che le persone si sentono più sicure perché sanno che il loro destino è nelle mani di chi capisce che cosa sta succedendo. Sanno che i consigli suoi gli altri li ascoltano e li valutano con attenzione anche se l’interlocutore è il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, perché ritengono che questi consigli provengono da chi ne capisce, da chi ha esperienza e conoscenza dei meccanismi internazionali.

Per questo Draghi insiste su un tavolo intorno al quale tutti si devono sedere,  tutti, Cina, Russia, Stati Uniti, la nuova Europa, dove ognuno nel frattempo deve fare un pezzetto di strada. Il tetto al gas in Europa e quello americano al petrolio, russi e ucraini che liberino i porti e facciano ripartire il grano per chi rischia di morire di fame. C’è una sola parte del mondo che non si può permettere il lusso di aspettare. Si chiama Mezzogiorno d’Italia, e fa bene la ministra Carfagna a ripeterlo, perché la storia combatte come non mai a suo favore.

Sono gli imprenditori del Mezzogiorno i primi a doverlo capire investendo sul loro Mezzogiorno. Sono le filiere produttive europee e gli investitori globali che devono capire in fretta che nei territori meridionali italiani c’è il massimo di sicurezza oggi possibile per garantire la certezza  delle produzioni e il buon esito degli investimenti. Oggi, non domani, il nuovo flusso energetico Sud-Nord restituisce al Mezzogiorno d’Italia quel ruolo di leadership europea negli approvvigionamenti energetici a cui lo stesso capo dell’Eni di oggi aveva pensato e operato in tempi non sospetti, prima di essere bloccato dall’incrocio di interessi francotedeschi con quelli di Putin. Oggi, non domani, la macchina pubblica centrale e territoriale deve cambiare testa e braccia perché il flusso attrattivo di investimenti privati nazionali e internazionali si moltiplichi e si consolidi.

Questo giornale è sostanzialmente nato per tali ragioni e oggi ritiene che per il Sud, parafrasando un classico dei film del genere western, la storia porti in regalo l’ultimo treno per Yuma. Cerchiamo di non bucare l’appuntamento e cominciamo a smetterla di lamentarci.


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Alessandro Chiappetta

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