Emmanuel Macron e Mario Draghi
3 minuti per la letturaBisogna agire con prontezza e efficacia in tre tempi. Primo: a brevissimo termine sfruttare tutti i varchi possibili anche all’interno del Pnrr, dove grazie alla denuncia di questo giornale il ministero dell’agricoltura ha scoperto che aveva 1,3 miliardi da spendere per le filiere agroalimentari. Secondo: a breve termine contare in Europa, con a fianco Macron, per il secondo Recovery energetico che serve ora, non domani, come tetto ai prezzi e come compensazioni finanziarie per chi subisce extra-costi non determinati da proprie incapacità. Terzo: a medio-lungo termine attuare una rivoluzione energetica a 360 gradi fatta di buona progettualità e di buoni investimenti che renda l’Italia e l’Europa autonome negli approvvigionamenti. Nel frattempo i partiti votino in parlamento le riforme di sistema e si vendano il dividendo politico Draghi
La cosa più onesta da fare è mantenere la rotta salda delle alleanze internazionali atlantiche all’interno del nuovo mondo che la guerra in Ucraina di certo determinerà, come sta facendo il premier Draghi, che mette insieme una scelta precisa di campo a favore della democrazia e un ruolo di garanzia riconosciuto dallo Stato aggredito. Affiancando, però, a tutto ciò la consapevolezza che le difficoltà economiche e sociali di un quadro globale che non ha precedenti nella storia significa in Italia allacciare le cinture di sicurezza e agire con prontezza e efficacia in tre tempi. Primo, brevissimo termine, anche se non abbiamo lo spazio fiscale dei 100 miliardi di garanzie della Germania, fare come si sta facendo con i 21 miliardi già spesi senza scostamento.
Sfruttare, cioè, tutti i varchi comunque possibili anche all’interno del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) dove grazie alla denuncia di questo giornale il ministero dell’agricoltura ha scoperto che aveva 1,3 miliardi da spendere per le filiere agroalimentari tra le più stressate dalla grande guerra delle materie prime e non li aveva nemmeno impegnati. Secondo, breve termine, pesare in Europa con a fianco Macron uscito rafforzato dalla conferma elettorale per il secondo Recovery energetico che serve ora, non domani, come tetto ai prezzi e come compensazioni finanziarie per chi subisce extra-costi non determinati da proprie incapacità. Terzo, medio-lungo termine, attuare una rivoluzione energetica a 360 gradi fatta di buona progettualità e di buoni investimenti che renda l’Italia e l’Europa autonome nei loro approvvigionamenti.
Poi ci sarà tempo per riflettere sull’errore strategico-politico di non essere riusciti a portare Putin nell’Occidente che era esattamente ciò che lui desiderava più di ogni altra cosa. Ci sarà poi tempo per riflettere in modo autocritico sul fatto di non avere capito che cosa era la Russia e i pericoli che oggettivamente correva la politica europea nello stringere affari in modo selettivo miope senza porsi l’obiettivo principe di una politica più intelligente di equilibrio nelle alleanze internazionali e di facilitazione di un processo più democratico all’interno della Russia stessa. Si capirà forse, in quel momento, solo in quel momento, la gravità dell’errore commesso di avere incentivato lo spirito russo che già tende di suo a un nazionalismo forte addirittura a un nazionalismo esagerato.
Queste riflessioni la geopolitica e la grande politica interna dovranno farle ben sapendo che non potranno mai portare a perdonare l’assalto all’Ucraina, che colloca Putin per sempre nell’albo della vergogna dei crimini di guerra, ma acquisendo la consapevolezza e l’equilibrio che dovranno guidare le mosse future nel nuovo scacchiere globale e quelle presenti sul piano interno.
Non è interesse dell’Europa lavorare per un dominio mondiale della Cina e del mondo autocratico. Non è interesse dell’Italia non cogliere l’occasione irripetibile del governo di unità nazionale guidato da Draghi per fare quelle riforme di sistema come concorrenza, giustizia, fisco, appalti e pubblica amministrazione di cui il Paese ha vitale bisogno e aprire fino in fondo alla scuola, alla ricerca, al capitale umano, all’economia privata dei territori gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e di resilienza riunificando finalmente le due Italie. Tradire l’appuntamento della storia con un’Italia nuova protagonista di una nuova Europa è un altro orrore che la coscienza della storia nazionale italiana non potrebbe mai perdonare.
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