Mario Draghi e Gaetano Manfredi
4 minuti per la letturaFare una campagna elettorale sul catasto, sui balneari e perfino sul Csm quando sono a rischio milioni di posti di lavoro e bisogna riscrivere la posizione dell’Italia nel ridisegno complessivo del mondo è follia pura oltre che sconfitta certa. Si è fatto anche l’accordo sul catasto, ma tutto questo lavoro certosino del premier di ridimensionamento del teatrino politico si tradurrà in un ulteriore indebolimento dei partiti davanti all’opinione pubblica e, alla lunga, indebolisce lo stesso governo. Se vogliamo ripartire per davvero e vogliamo che l’Europa faccia il suo Recovery 2 e arrivi il bond di guerra faremmo bene a chiedere noi un nuovo patto di stabilità europeo presentandoci all’appuntamento con tutte le riforme di struttura già fatte o in via di definizione esecutiva dimostrando di essere già cambiati e di volere sempre di più cambiare. Questa è la sfida da vincere dei partiti. Proprio come sta facendo Manfredi a Napoli
L’ultima sceneggiata sul fisco che lascia il tempo che trova ha avuto un suo punto teatrale di incontro. Il teatrino delle bandierine dei partiti non chiude il sipario, ma Draghi si rivela molto abile nel ridimensionarlo per cui anche la riforma del catasto si farà. C’è tuttavia qualcosa che non deve sfuggire. Tutto questo lavoro certosino del premier e del governo di ridimensionamento del teatrino politico si tradurrà in un ulteriore indebolimento dei partiti davanti all’opinione pubblica e, alla lunga, non so neanche quanto vantaggio tutto ciò porterà al governo. Perché poi, alla fine, lo lascia sempre più solo e non è il momento storico che viviamo quello in cui si può avere un governo solo.
L’accordo di ieri sulla gestione degli immobili a Napoli tra il sindaco della città, Gaetano Manfredi, e la Invimit, 100% del Tesoro, è uno di quei segni attuativi del patto per Napoli che qualificano insieme l’azione degli amministratori sul campo e del governo a livello entrale. Questa del fare è la politica di cui questo Paese ha bisogno oggi. Quanta siderale distanza dal piagnucolare del sindaco di Milano, Beppe Sala, dell’altro giorno, che appartiene a un’altra epoca spazzata via dalla pandemia e dalla storia! Quanto è distante questa politica del fare da quelle ragioni elettorali che spingono troppi sindaci del Nord e del Sud a chiudere gli occhi su ogni tipo di abuso per ragioni meramente clientelari! Questo, l’Italia di oggi non se lo può più permettere.
Così come non si può continuare a fare gli avvocati delle piccole rendite e delle piccole cose. Non c’è più spazio per i partiti del piccolo cabotaggio mentre stiamo andando verso una economia di guerra. Non si può continuare a fare politica in questo modo, i partiti la smettano di fare questo tipo di battaglie. Si fermino qui e comincino a competere sul terreno della grande politica che è quello di rimettersi in discussione su riformulazioni generali e riforme di sistema. Perché è questo il vero problema italiano. Comincino a fare un discorso serio e la smettano di continuare a rosicchiare di qua e di là qualche presunto millimetro di consenso. Questo dovrebbero fare partiti seri e questo i partiti italiani non lo stanno facendo con elezioni politiche che sono a poco più di un anno. Senza assumersi degli impegni su un piano generale, su quello che sarà il progetto della prossima legislatura che arriva addirittura dopo due grandi crisi globali.
Fare una campagna elettorale sul catasto, sui balneari e perfino sul Csm quando sono a rischio milioni di posti di lavoro e bisogna riscrivere la posizione dell’Italia nel ridisegno complessivo del mondo, è follia pura oltre che sconfitta certa.
Se vogliamo ripartire per davvero e vogliamo che l’Europa faccia il suo Recovery 2 e arrivi il bond di guerra faremmo bene a chiedere noi un nuovo patto di stabilità europeo presentandoci all’appuntamento con tutte le riforme di struttura già fatte o in via di definizione esecutiva dimostrando di essere già cambiati e di volere sempre di più cambiare. Questo significa fare la politica con la P maiuscola. Questo significa fare oggi l’interesse degli italiani.
Troveranno mai la forza i nostri partiti di dire agli italiani che camminiamo sull’orlo di due burroni che sono la crisi sui mercati e l’implosione dell’economia reale? Troveranno la forza di spiegare ai loro elettori che è già un grande miracolo non esserci caduti dentro? Che bisogna rimboccarsi le maniche e agire per fare l’Italia di dopodomani che si fabbrica oggi e non vive di demagogia? Dubitiamo, ma strade alternative se ci si vuole salvare non ne esistono.
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