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Non è un riequilibrio tra operatori in un mondo immobile intermediato da una politica senza futuro, ma un vantaggio finale concreto al consumatore determinato dalla libera concorrenza e dalla buona politica che la vuole e rispetta chi ha già investito e dà lavoro. È quello che bisogna fare anche per taxi e trasporto pubblico locale. È quello che si è fatto e ancora di più si deve fare su giustizia civile, penale e pubblica amministrazione. Bisogna avere il coraggio di tornare a produrre più gas, più rinnovabili, più eolico uscendo dal blocco mentale dei veti italiani e facendo anche qui l’esatto opposto di quello che una politica demagogica ha costretto l’Italia a fare. Il mondo non si ferma e se ne frega del sondaggio che dà mezzo punto un più alla Meloni. Gli italiani vogliono vedere il cambiamento e hanno fiducia in Draghi

Se Draghi porta a casa i risultati mentre i partiti fanno propaganda il Paese si salva. Se i partiti continuano a fare come la goccia che scava nella roccia, allora anche la roccia si sgretola. Se i partiti si rendono conto che l’itinerario riformista che scandisce le tappe del Piano nazionale di ripresa e di resilienza non sono solo passaggi obbligati per incassare i quattrini europei, ma ancora prima un sentiero obbligato per fare uscire l’Italia dal ventennio della crescita zero e delle diseguaglianze allora la prova di maturità del sistema Italia è vinta. Perché la Nuova Ricostruzione diventa realtà e la credibilità riconquistata nel mondo non è più legata a una persona ma a una nazione.

Avere l’orgoglio di essere classe dirigente di un Paese che recupera il suo ruolo di Fondatore e di guida della nuova Europa e che pone le basi durature per riunificare le due Italie dovrebbe appartenere al dna di tutti i partiti della coalizione di governo. Lo spettacolo offerto da quegli stessi partiti e dai loro capi nella vicenda del Quirinale mostrando nei confronti di Draghi ostilità e preconcetti inimmaginabili li disonora fortemente, ma contemporaneamente dovrebbe spingerli a non tirare troppo la corda. Perché l’interesse generale spinge sulla strada opposta e anche perché il loro interesse particolare coincide con la prospettiva di modernizzare un Paese profondamente diseguale e vistosamente prigioniero di corporazioni e cattiva politica.

Questo è il punto strategico di ogni discussione di oggi che può venire fuori solo diradando le nebbie del peggiore dibattito della pubblica opinione, in special modo televisivo, che è quello italiano. Tutto questo per dire che fare scattare dal gennaio del 2024 le nuove concessioni balneari, facendo le gare nel 2023 e stabilendo meccanismi di punteggi che tutelano gli attuali concessionari se hanno fatto investimenti e creato occupazione, significa provare a cambiare il Paese fuori della demagogia, non soddisfare qualche richiesta più o meno condivisa di stampo europeo.

Perché significa porre le condizioni effettive per centrare uno degli obiettivi mai raggiunti che è quello di fare in modo che si abbassino i costi degli stabilimenti balneari. Perché chi vince la gara deve impegnarsi a fare investimenti e ad abbassare i prezzi. Perché significa dimostrare con i fatti che la concorrenza serve a qualcosa in quanto non è solo un riequilibrio tra operatori in un mondo immobile e decadente intermediato da una politica senza futuro, ma permette di dare un vantaggio finale concreto al consumatore determinato dalla libera concorrenza e dalla buona politica che vuole questa libera concorrenza.

Bisogna andare avanti su questa strada attuando entro sei mesi le deleghe per il riordino del servizio taxi e, ancora di più, per i servizi pubblici locali in parte con norme ordinarie in parte con legge delegata. Bisogna fare i conti con i mastodonti regionali che sono tutti insieme il più colossale freno alla modernizzazione del Paese perché questo processo è incompatibile con il loro portafoglio di clientele che viene sempre prima di tutto. Perché questa, non altre, è la verità. Perché anche nel trasporto pubblico locale le cose devono cambiare. Perché questo sistematico ricorso a “fabbricare” società interne (cosiddette in house) non offre un servizio decente alla clientela e contribuisce a fare delle Regioni italiane vere e proprie idrovore di risorse del bilancio pubblico nazionale. Introdurre anche in questo campo l’obbligo di gara significa fare una cosa giusta per l’economia e per i cittadini, ma ancora prima per la moralizzazione del Paese che passa dall’uscita dal federalismo regionalista della irresponsabilità.

Siamo davanti a uno snodo strettissimo che è quello dentro il quale sono passate le riforme della giustizia civile e penale e della pubblica amministrazione e che ora deve assorbire anche la riforma del Consiglio superiore della magistratura come delle autorizzazioni per attività di impresa e per i controlli che devono segnare uno spartiacque esecutivo totale rispetto al passato. Diciamocela tutta. Chi continua a pensare che solo la Meloni tiene le posizioni nel centrodestra non fa il bene del Paese perché quelle posizioni vanno bene per alcuni ma sono contro il Paese. Bisogna che la Lega e Forza Italia se ne convincano una volta per tutte e lo spieghino ai loro elettori. Per suicidarsi, soprattutto la Lega, può fare solo quello che sta facendo oggi: subisce l’azione del governo Draghi invece di rivendicarla e non rinuncia ogni giorno a assumere atteggiamenti demagogici che ricordano quelli dei matti al bar.

Questo tipo di comportamenti, oltre ad essere pericoloso in sé, non rende in termini di consensi. Perché se difendi un privilegio devi difendere i privilegi di tutti, e se difende i privilegi a prescindere stai condannando il tuo Paese al declino per sempre e tu vieni sommerso da un fiume in piena di scontenti. Perché inevitabilmente tutti avranno qualcosa da rimpiangere o da recriminare e se la prenderanno sempre con te.

Questo vale anche per il caro bolletta che è il frutto globale avvelenato del nuovo ’29 mondiale e può essere smussato nei suoi impatti ponendo oneri significativi sulla finanza pubblica di un Paese ma tenendo conto dei debiti che quel Paese ha. Richiede piuttosto scelte coraggiose sul piano strutturale che nessuna bandierina politica può impedire di compiere. Bisogna avere il coraggio di tornare a produrre più gas, di produrre più rinnovabili, di fare più eolico uscendo dal blocco mentale dei veti italiani e facendo anche qui l’esatto opposto di quello che una politica demagogica ha costretto l’Italia a fare. Bisogna che i capi partiti si rendano almeno conto che in un mondo dove tutto cambia, non puoi fare finta che i cambiamenti di tutti non incidono sui tuoi interessi. No, questo non è più possibile. No, non puoi rimanere fermo. Perché non puoi pretendere che il mondo si fermi e, soprattutto, perché il mondo non si ferma. Il mondo se ne frega del sondaggio che dà mezzo punto un più alla Meloni e gli italiani vogliono vedere il cambiamento e hanno fiducia in Draghi. Prima lo capiscono tutti, meglio è per tutti. Il fatto che il provvedimento sui balneari sia stato approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri fa ben sperare. Significa che si comincia a capire ciò che serve al Paese e ai partiti.


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