Mario Draghi in conferenza stampa a Palazzo Chigi
7 minuti per la letturaQuesto è un Paese che ha una classe politica che ritiene di potere cuocere a fuoco lento anche Mario Draghi. Stanno bruciando il ramo su cui sono seduti e nemmeno se ne rendono conto. La verità è che nei partiti si sono smarrite le ragioni di equilibrio del sistema e non si perdona al governo Draghi di avere fatto una politica vera. Non hanno capito che la partita intrecciata Quirinale-Palazzo Chigi è quella di preservare un’Italia che sia credibile per gli investitori globali e sia capace di lavorare bene sul fronte interno. Nei prossimi anni sarà fondamentale vincere questa partita per la quale bisogna giocare nel mondo avendo alle spalle la garanzia di credibilità del proprio Paese che in Italia si chiama Mario Draghi. In questo transito strutturale del mondo, che non è solo Covid, o vieni accompagnato da personalità forti che rappresentano il Paese e da una guida di governo all’altezza o sei sempre più fuori
Questo è un Paese che ha una classe politica che ritiene di potere cuocere a fuoco lento anche Mario Draghi. Non sarà così perché lui non si farà cuocere a fuoco lento, ma resta la vergogna assoluta di questi comportamenti di partiti e capi partito. Stanno bruciando il ramo su cui sono seduti e nemmeno se ne rendono conto. Abbiamo trovato uno che rimette in sesto il Paese, che ridà all’Italia fiato e respiro internazionale, che può essere garante per l’interno e per l’esterno del cambiamento italiano dentro il ciclone sanitario e economico del nuovo ’29 mondiale. Loro vogliono mandare all’aria tutto facendo finta di non capire.
Li sentissi parlare una volta di cose vere e, cioè, di come dare una mano perché la macchina pubblica cambi non a parole e il sistema rinnovato possa davvero attuare il Piano nazionale di ripresa e di resilienza a partire dal Mezzogiorno. O esprimere una valutazione di quanto possa valere la carta di garanzia di lungo termine di Draghi per l’intero Paese nella definizione della nuova Europa della coesione sociale, nelle grandi partite che riguardano le materie prime, la mina inflazione e la politica monetaria, nella tutela e nella valorizzazione in modo coerente dell’interesse italiano nel mondo.
Parlano da mattina a sera in politichese stretto del nulla, non di come fare squadra e di quale leadership di governo sono in grado di esprimere. Dimostrano plasticamente qual è lo stato delle istituzioni che hanno contribuito a determinare. Giocano con il ramo su cui sono seduti per continuare a fare i loro giochetti di potere.
Il ministro tedesco dell’istruzione ha dichiarato: abbiamo perso il controllo della scuola e abbiamo perso il controllo del sistema; guardate all’Italia, loro ce l’hanno fatta! Dopo i complimenti della Merkel e del suo successore Scholtz all’Italia arrivano anche quelli del ministro della scuola del Paese da sempre locomotiva d’Europa. La verità è che in casa nostra nei partiti si sono smarrite le ragioni di equilibrio del sistema e non si perdona al governo Draghi di avere fatto una politica vera. Ciò che questa gente non ha capito o che fa finta di non capire è che quella che ha davanti a sé non è più una partita interna ma internazionale. La partita intrecciata Quirinale-Palazzo Chigi che si sta giocando in queste settimane è quella di preservare un’Italia che sia credibile per gli investitori globali e sia capace di lavorare bene sul fronte interno.
La nuova economia sarà quella della nuova globalizzazione. Non si andrà tanto a viaggio, ma conterà molto la credibilità del sistema Paese e di chi ne avrà la rappresentanza al massimo livello garantendo un governo credibile e un percorso condiviso. Un governo non credibile non sarà capace di avere rapporti e di attrarre capitali internazionali e investimenti.
Nei prossimi anni sarà fondamentale vincere questa partita per la quale bisogna giocare nel mondo avendo alle spalle la garanzia di credibilità del proprio Paese che in Italia si chiama Mario Draghi. Altrimenti ritorni all’istante ad essere un Paese dove uno viene e se ne va. Perdiamo la credibilità di sistema che abbiamo guadagnato in questi mesi che hanno fatto ripartire l’economia in casa con un percorso di riforme, lo sforzo di riorganizzare la macchina esecutiva e centrale, una fiducia contagiosa. A livello europeo diventi sempre meno credibile, sarai lasciato sempre più solo negli sbarchi e a livello internazionale non verrai considerato più attrattivo. È una partita di politica vera e di economia vera.
Ma davvero si ritiene che si possa mandare a monte tutto quello che si è costruito come se nulla fosse? Tutto questo perché non si vuole andare a votare perché si perde il vitalizio? Facciamo in piena emergenza Covid un’altra primavera, un’altra estate, un’altra manovra in attesa di elezioni? Come non ci si possa porre il problema dell’equilibrio di sistema in un simile passaggio è incomprensibile. Come si possa pensare di mantenere un rischio così sproporzionato rispetto a quello reale già enorme senza una riflessione seria di sistema da parte dei partiti e di chi li rappresenta in Parlamento significa darla vinta all’irresponsabilità più totale.
Non abbiamo fatto la scelta francese di passare dalla repubblica parlamentare a quella presidenziale, ma dobbiamo almeno porci il problema che il ruolo del capo dello Stato e del governo non siano in contrasto. Anzi, diciamola tutta, è obbligatorio che mettano insieme quell’elemento di garanzia per il dentro e per il fuori e di stabilità di governo del Paese. Tutte e due le missioni vanno garantite in sinergia tra di loro. Proprio qui emerge il problema con un Parlamento che è in difficoltà perché partiti e sindacato non sono più in grado di rappresentare i corpi intermedi. Hanno perso il contatto con la realtà. In questo transito strutturale del mondo, che non è solo Covid, o vieni accompagnato da personalità forti che rappresentano il Paese e da una guida di governo all’altezza o sei sempre più fuori. O tutti lavoriamo per la stabilità o veniamo tutti spinti al margine.
L’Italia al margine deve fare paura agli italiani, ma non fa neanche bene all’Europa che si preoccupa politicamente di un Paese che può perdere la crescita appena ritrovata e che ha un peso rilevante. Temono che tenere in ostaggio il Paese per conciliare vitalizi e battaglie di potere possa costare molto caro alla stessa Europa. Tutti hanno visto che siamo arrivati a questa nuova ondata con più vaccinati e messi meglio degli altri, ma la nuova ondata mette a rischio la geografia globale degli affari. Perché accorcia drammaticamente la catena del valore. Perché si sposteranno più capitali che merci. Perché è stata esaltata la componente internet e, in genere, virtuale. Tutte le attività esplodono nella vita quotidiana attraverso il digitale e crescono le difficoltà nell’approvvigionamento delle merci. Abbiamo bisogno di molti più capitali e di molte più tecnologie e servono istituzioni e governi credibili per fare questo riposizionamento degli investimenti. Se non sei un Paese stabile questo riposizionamento non lo fai.
I partiti sono irritati perché Draghi non ha parlato nella loro lingua in quanto non è un tipo che fa le moine. Non parla con il vocabolario del politichese. Usa un linguaggio asciutto che può sembrare anche duro, ma che è un linguaggio di verità. La situazione è questa e i partiti non devono scappare dalle loro responsabilità. O si fa con gli uomini giusti un nuovo equilibrio o piuttosto di un altro anno di fibrillazioni in cui non si è più stabili allora è meglio andare alle elezioni. I partiti non sono soddisfatti, lo dicano, e si prendano le loro responsabilità davanti al Paese. Il linguaggio di Draghi può anche non piacere, ma di sicuro esprime un discorso chiaro e lineare. Chi rappresenta lo Stato deve dire la sua. Per andare avanti servono garanzie fattuali e le condizioni di trasparenza devono valere per tutti. A partire dai partiti. Che devono dire chi è il capo dello Stato che può meglio garantire questo Paese e, se incomprensibilmente non è Draghi, devono dire con quali garanzie e con quale mandato potrà proseguire la sua azione di governo. Se fanno la scelta di Draghi per il Quirinale devono garantire una leadership di governo in continuità perché in questo scorcio di legislatura tale tipo di scelta coincide con l’interesse del Paese.
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