Il Quirinale, sede della Presidenza della Repubblica
4 minuti per la letturaLa telenovela quotidiana dei partiti continuerà fino a quando saranno costretti a rendersi conto che sono davanti a un bivio: o scelgono loro di mandare Draghi al Quirinale o perdono per sempre Draghi avendolo bruciato. Ennesima furbata questa volta del Pd con il disegno di legge costituzionale che abolisce il semestre bianco e inserisce il divieto di rielezione del Capo dello Stato ed ennesimo NON CI STO di un galantuomo come Mattarella che è nella prima linea dei Presidenti della Repubblica che hanno lasciato un segno nella storia. Né per il centrodestra né per il centrosinistra né per il sindacato i saldi del bilancio pubblico o la dimensione del debito sono parametri di cui tenere conto. Cgil e Uil chiedono meno Irpef per chi già non la paga e nessuno glielo ricorda
I partiti vorrebbero a parole che Draghi rimanesse lì a governare. Vogliono che resti lì ma già ora non gli fanno fare quello che deve fare. Sarebbero più onesti se dicessero che vogliono buttarlo giù perché non toccano palla visto che si deve fare l’esatto opposto di quello che hanno fatto loro negli ultimi venti anni o più semplicemente se dicessero che non vogliono che continuino questi esperimenti né a Palazzo Chigi né al Quirinale. Se fossero almeno un po’ più trasparenti dovrebbero dirlo senza nascondersi dietro i loro giochetti che sono solo giochetti di potere peraltro destinati a perdere.
Per il centrodestra non puoi fare il contributo di solidarietà perché non puoi togliere a quelli che loro chiamano ricchi neanche quello che non hanno ancora avuto. Per la Sinistra e il sindacato più lontano dalla realtà che questo Paese abbia mai avuto perché non dai tanto ai poveri senza rendersi conto che mai hanno avuto così tanto e che il primo modulo della riforma fiscale contenuto nella manovra si rivolge a quegli stessi poveri immaginando un Paese che sia in grado di dare loro un lavoro, non un’elemosina. Ovviamente, parlo di Cgil e di Uil, chiedono meno Irpef per chi già non la paga e nessuno glielo ricorda. Nel frattempo Di Vittorio e Trentin si rivoltano nella tomba. Ovviamente né per il centrodestra né per il centrosinistra né per il sindacato i saldi del bilancio pubblico o la dimensione del debito sono parametri di cui tenere conto. Ti viene quasi da pensare che si siano tutti convinti che arrivi l’inflazione e azzeri tutto. Poveri noi!
Siamo in una situazione kafkiana. Siamo alla contraddizione in termini per dirla con una frase dell’analisi logica. Perché i partiti della coalizione di governo usano due termini contraddittori. Da un lato dicono: Draghi non si deve muovere da palazzo Chigi perché deve salvare l’Italia. Dall’altro dicono: non deve fare niente di quello che serve per salvare l’Italia. Potremmo dire noi che siamo a una specie di nuovo comma 22. Nei fatti siamo di certo davanti a una classe dirigente politica e sindacale (qui però non tutti) che non sa che cosa è il bene del Paese. È la stessa cosa che rende difficile scegliere qualunque persona assennata in ruoli importanti perché chi lo è non può non rendersi conto che si dovrà fare carico di questo sfacelo quando tutti i nodi arriveranno inevitabilmente al pettine.
Sfugge a tutti questi signori della politica che la redistribuzione del reddito poggia sulla convinzione che il reddito ci sia altrimenti non c’è un bel nulla da redistribuire.
In una novella famosa del Decamerone di Giovanni Boccaccio c’era un poveretto che stava fuori del ristorante e si “mangiava” il fumo dell’arrosto. L’oste voleva che il poveretto pagasse: se lo mangi, me lo devi pagare. E il poveretto replicava: non ti pago il fumo con la moneta perché se ti devo pagare una cosa che non c’è ti pago con una cosa che non c’è. Tutti si occupano di un reddito che non c’è o ce ne è molto poco, non si occupano mai di come costruirlo, per loro partiti è importante vendere l’illusione di reddito. Così come per il sindacato è importante lamentarsi e fare finta di difendere i poveri. Ognuno è chiuso nell’ambito della sua parte in commedia e la recita senza guardare in faccia la realtà.
La stessa telenovela infinita dei partiti si ripete per il Quirinale e continuerà fino a che non si decide. Anche ieri ennesima furbata questa volta del Pd con il disegno di legge costituzionale che abolisce il semestre bianco e inserisce il divieto di rielezione del Capo dello Stato ed ennesimo NON CI STO di un galantuomo come Mattarella che è nella prima linea dei Presidenti della Repubblica che hanno lasciato un segno nella storia. Questa telenovela quotidiana dei partiti continuerà fino a quando saranno costretti a rendersi conto che sono davanti a un bivio: o scelgono loro di mandare Draghi al Quirinale o perdono per sempre Draghi avendolo bruciato. Perché dovrebbe rimanere lì con un sistema partitico che si sbriciola sotto i piedi. Loro stoltamente potrebbero anche pensare che va bene perché si sono tolti dai piedi una figura ingombrante. Il punto è che sbagliano. Perché pensano di potere congelare la figura ingombrante e di non pagare il conto di questa operazione davanti al Paese. Invece questo non è possibile.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA
Francamente non capisco. No, stavolta hanno ragione. Il 90% dell’IRPEF è pagato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. L’aliquota più bassa, il 23%, la paga e come, l’IRPEF, e, a differenza delle aliquote maggiori, che calano, rimane al 23%. Quelli che non la pagano sono gli incapienti (che sono poveri) e gli evasori.