Vincenzo De Luca, governatore della Campania
6 minuti per la letturaFarebbero bene i gattopardi dei partiti italiani a ricordarsi che se vogliono continuare a fare propaganda si ritroveranno sul banco degli imputati per il fallimento dello Stato. Se anche un signore come De Luca che ha percentuali di spesa dei fondi europei da microscopio, si permette di esortare a non seguire le indicazioni del governo che ha salvato il Paese, si prova un senso di smarrimento e di paura. Vuol dire che siamo davanti a un sistema impazzito. In molti dei Comuni del Sud le riforme della pianta organica non sono mai state fatte, non ci sono più ingegneri, non ci sono più tecnici. Non si sa bene che cosa sia l’intelligenza artificiale. Nei ministeri tranne pochissimi siamo messi malissimo. Non ci sono manager veri. Non ce ne è uno di ministero che ha un ufficio studi, un database giuridico, una forma moderna di organizzazione del lavoro. Il gioco di squadra Franco-Garofoli-Mazzotta mette un argine a tutto ciò e Draghi tiene la rotta ferma. I partiti giochino questa partita, non altre
L’Europa ha mandato un segnale preciso al Parlamento italiano sulla legge annuale della concorrenza. Non ci provate ad andare oltre ciò che Draghi vi ha concesso. Signori parlamentari, non ci mettete le mani per fare i vostri soliti giochetti perché allora facciamo saltare tutto.
Quando arriviamo lì, limiamo, aggiustiamo ancora, non chiediamo i dati: questo è il sottinteso dei partiti e dei loro gattopardi che non vogliono fare alcunché. Invece no. L’Europa ci ha detto: siete già fuori regola, più di così non andate. Per fiducia in Draghi vi consentiamo di fare prima l’operazione trasparenza, ma non di fare come avete sempre fatto, cioè di continuare a non fare niente. Anche perché oggi rispetto a ieri le procedure di accesso ai finanziamenti europei sono vincolate step su step dall’attuazione degli impegni assunti di riforme di struttura e di impiego effettivo delle risorse secondo il calendario di programma concordato. Rendicontazione dietro rendicontazione anche sui singoli atti amministrativi.
Senza mai dimenticare che sul fatto specifico dei balneari è in atto una procedura di infrazione e l’esito di questa procedura può significare altri soldi da pagare con il bilancio pubblico italiano. Soldi nostri buttati.
In questo contesto complicato, ma poco serio, capita di assistere ai numeri di avanspettacolo del viceré della Campania, Vincenzo De Luca. Che si permette più o meno di dire e ripetere ai “suoi” cittadini: non date retta a quello che dice il governo né a quello che dicono i partiti, prestate ascolto solo a quello che vi dice la Regione e, cioè, io.
Che un signore come De Luca che ha percentuali di spesa dei fondi europei da microscopio, si permetta di esortare a non seguire le indicazioni del governo che ha salvato il Paese, trasmette un senso di smarrimento e di paura. Vuol dire che siamo davanti a un sistema impazzito. Questo sistema impazzito è tenuto insieme dal fatto che proprio grazie a Draghi il governo di unità nazionale ha gestito ripetutamente i tempi della campagna di vaccinazione e delle riaperture in sicurezza dell’economia con la stessa intelligenza politica con cui Draghi ha gestito la politica monetaria europea facendo la mossa giusta al momento giusto e salvando l’euro.
Questo governo di unità nazionale si avvale del fatto di essere guidato da una personalità che decide e che fa perché sa scegliere il tempo giusto per fare le cose. Non a caso il green pass italiano è diventato un modello anche per la Germania e per la Francia per non parlare di Austria e altri ancora. Qualcosa questo vorrà dire alla faccia di tutti coloro che con la solita demagogia si sono stracciati le vesti per dire “siamo gli unici al mondo”. Loro dicevano: vorrà pur dire qualcosa. La risposta di oggi è: sì, certo che vorrà pur dire qualcosa, significa che eravamo più avanti degli altri; così come lo siamo stati nella scelta degli uomini giusti per la logistica della campagna di vaccinazione e lo siamo nello sforzo che si sta facendo per rimettere in moto la macchina amministrativa che è il problema dei problemi.
Perché, diciamocela tutta, in molti dei Comuni del Sud non c’è quasi più nessuno che valga qualcosa come burocrazia del nuovo mondo. Le riforme della pianta organica non sono mai state fatte, non ci sono più ingegneri, non ci sono più tecnici, diciamo che non esistono nella misura in cui servirebbero e con la preparazione di cui si ha bisogno. Non si sa bene che cosa sia l’intelligenza artificiale. Nei ministeri, con le rare dovute eccezioni, siamo messi malissimo. Non ci sono manager veri. Non ce ne è uno di ministero che ha un ufficio studi, un database giuridico, una forma moderna di organizzazione del lavoro.
Per capirci, oggi il ministero dell’Economia e delle finanze (Mef), che è di sicuro un’eccellenza dentro lo sconquasso generale, non ha la mappatura dei canoni delle concessioni balneari e ci vuole questa norma Draghi convertita in legge perché i Comuni siano costretti a rispondere con informazioni utili alle domande del Mef. Dentro questo sfacelo c’è un gioco di squadra tra il ministro dell’Economia, Daniele Franco, il Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, e il sottosegretario alla presidenza dei Consiglio, Roberto Garofoli. Sono persone che si intendono tra di loro senza parlare, che conoscono la nostra burocrazia e ne sono rispettati, quasi temuti. Sono loro che spingono per fare in modo che le procedure di attuazione del Pnrr siano realmente vigilate e regolarmente implementate. Spingendo di più in questa fase sul versante attuativo del Pnrr che su quello delle riforme.
Anche perché ogni volta che si è giustamente deciso di premere l’acceleratore sui “target” delle riforme si è inevitabilmente rallentata la tabella operativa dell’attuazione degli investimenti del Pnrr. Questo ora non può più accadere. Si è, pertanto, deciso che le cabine di regia e gli stati di attuazione siano addirittura settimanali e i risultati siano portati direttamente all’attenzione del Parlamento. Il futuro dell’Italia si gioca qui e farebbero bene i gattopardi dei partiti italiani a ricordarsi che se vogliono continuare a fare propaganda si ritroveranno sul banco degli imputati per il fallimento dello Stato.
Questo è lo snodo decisivo dell’Italia di oggi. Dalla legge di stabilità che deve finanziare l’acquisto di competenze da parte delle amministrazioni meridionali a tutto ciò che può accadere accelerando o rallentando l’attuazione del Pnrr fino a tutto quello che serve per riempire di contenuti la delega fiscale e quella della concorrenza si gioca la partita della rinascita del Paese e della sua riunificazione interna sui temi sociali ed economici. Potremmo dire che tutto il resto è noia, ma saremmo un po’ leggeri e un po’ riduttivi. Perché ce la caveremmo con una battuta e non è con una battuta che si può risolvere il problema drammatico di un Paese incapace di crescere. La Nuova Ricostruzione si fa solo se i partiti capiscono che non possono consumare la carta estrema Draghi. Bruciata quella carta c’è il baratro.
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