X
<
>

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Share
3 minuti per la lettura

C’è, però, in questo discorso di fine settennato qualcosa che ci è piaciuto ancora di più: è il richiamo esplicito al virus dell’autoreferenzialità del giornalismo. Noi abbiamo definito tutto ciò da tempo con due parole “Titanic Italia” e abbiamo chiesto agli orchestrali di smettere di fare rumore perché anche ai partiti che vivono di rumore quel rumore avrebbe fatto malissimo. Non sappiamo se hanno capito, ma così si uccide la coscienza civile del Paese e si toglie il futuro ai nostri figli

Lo abbiamo scritto appena qualche giorno fa: “La differenza tra Draghi e Mattarella da una parte e i doppiogiochisti di Parlamento e Regioni dall’altra, è che i primi due sono sulla terra e lavorano per salvare l’Italia, gli altri vivono su Marte e litigano intorno a balle spaziali caricati dal supertalk estate-inverno della tv italiana. Hanno vita breve, questi ultimi, perché il Paese ha capito come stanno le cose”.

Nel suo discorso alla stampa parlamentare, durante la cerimonia del Ventaglio, il Capo dello Stato ha compiuto un gesto di aperto sostegno all’azione del governo Draghi di unità nazionale nella lotta alla pandemia e nell’attuazione delle riforme del Piano nazionale di ripresa e di resilienza. Un gesto in piena continuità con le ragioni dell’incarico a Draghi.

Signori miei, semplificando il messaggio, questo governo è nato e sopravvive perché si occupi di queste due questioni: lotta alla pandemia e piano di riforme. Per favore, fate le riforme e non parlate d’altro. Non distraetevi su altro. Parole sagge come sempre, perché piene di concretezza e di essenzialità strategica che ci hanno fatto pensare alla durata dei governi.

La qualità dei governi non si giudica dalla loro durata, ma dalla qualità delle decisioni prese. La portata storica del governo di unità nazionale non sono i soldi del Next Generation Eu di cui tutti si riempiono la bocca, ma è piuttosto legata alle riforme di struttura, dalla pubblica amministrazione alla giustizia, che possono consentire di fare ripartire la macchina degli investimenti e di attuare la Nuova Ricostruzione. Mattarella dice: non si perda un secondo su vaccinazione e riforme, si proceda a passo di carica.

C’è, però, in questo discorso di fine settennato qualcosa che ci è piaciuto ancora di più. È il richiamo esplicito al virus dell’autoreferenzialità non tanto alla politica, ampiamente scontato, quanto al mondo del giornalismo certamente più nuovo e sicuramente centrato. Lo spunto è chiaro: spesso ci si nasconde dietro il Quirinale per essere a favore o contro qualcosa perché non ci sono smentite, senza mai chiedersi perché lo si è scritto o detto in tv, se lo si è sentito da chi, dove, come, quando per capire se ci sia o meno qualche fondamento in quel che si scrive o si dice.

Come dire: se non ve lo abbiamo detto noi, perché dovremmo smentire una cosa che non vi abbiamo mai detto e che è banalmente inventata.

L’avvertimento è chiaro e riguarda le prossime settimane e i prossimi mesi perché si intensificheranno i chiacchiericci su questa o quella intenzione.

A noi, però, interessa sottolineare una questione di assoluta sostanza che va oltre: lo scrivo da tempo tutti i giorni, è il tratto ispiratore di “Mario Draghi il ritorno del cavaliere bianco” che ho mandato in libreria da qualche settimana. Mattarella è stato costretto a giocare la carta estrema Draghi perché il paradigma malato del dibattito pubblico, il supertalk estate inverno a reti unificate, ha generato il paradigma malato della politica del retrobottega e la crisi dei partiti fino all’implosione.

Abbiamo definito tutto ciò con due parole “Titanic Italia” e abbiamo chiesto agli orchestrali delle balle spaziali di smettere di fare rumore perché anche ai partiti che vivono di rumore quel rumore avrebbe fatto malissimo. Non sappiamo se hanno capito, ma siamo certi che la questione di un dibattito inquinato dove una folle rincorsa dello share consente a troppi galli di cantare il nulla propagandistico senza alcun riscontro con la realtà, può fare molto male. Uccide la coscienza civile del Paese e toglie il futuro ai nostri figli. Fermiamoci finché si è in tempo.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE