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Attenzione: in agguato ci sono le solite Regioni e i soliti statuti speciali che vogliono loro i soldi e vogliono che siano loro ad assumere non lo Stato mentre il processo deve essere l’esatto contrario. Farebbero al cubo quello che volevano fare partiti e ministeri. Si continuerebbe a tradire la Costituzione italiana, a violare i diritti di cittadinanza e ad allargare il fossato delle diseguaglianze. Si tornerebbe alla crescita zero dei venti anni trascorsi dentro tale gabbia distorta di potere. Questo è il rischio atomico che non ci possiamo permettere di correre
I ministri e i partiti ci hanno provato. Hanno chiesto molto di più per i loro ministeri. Non volevano limitarsi a rafforzare le strutture preposte a attuare i progetti del Recovery Plan.
A monitorare, controllare l’operatività, rendicontare. A fare quello che fino a oggi non sanno fare. A vedere quello che accade da qui a cinque/sei anni e poi decidere.
No, volevano oggi più persone. Volevano oggi più assunzioni a tempo indeterminato per rafforzare i ministeri. Non è escluso che useranno il Parlamento per tornare alla carica in sede di conversione del provvedimento o in nuovi provvedimenti a parte.
Perché tutti vogliono prendere. Vogliono assumere riserve di posti da prendere e dare. Tutto questo non è passato. Perché questo è il passato, scusate il bisticcio voluto di parole. Perché si è scelto invece di fare contratti tutti a tempo determinato, di scegliere e provare i migliori, di avviare il cambiamento sperimentandolo nel campo da gioco decisivo del Recovery Plan che vuol dire progetti buoni e esecuzioni nei tempi previsti dal cronoprogramma. Si rafforza, insomma, dove serve e lo si fa scegliendo con procedure nuove competenze nuove.
Alla Ragioneria generale dello Stato per la verifica e la valutazione del quadro dei progetti, soprattutto rispetto a quelli degli enti locali, vanno 80 delle 500 nuove unità assunte tutte a termine per la nuova governance del piano.
Alla giustizia che è il nostro biglietto da visita del disdoro in Europa vanno in 20 mila perché c’è davvero molto di cui vergognarsi e da recuperare in fretta per cancellare lo stigma italiano dell’inefficienza e della iniquità.
Per Colao alla guida del digitale in un ministero senza portafoglio i rinforzi qualificati saranno giustamente tra 300/400. Gli ingegneri, architetti, geometri, esperti digitali e così via reclutati da Brunetta per le amministrazioni centrali e regionali saranno mille.
Il ministro Enrico Giovannini voleva un ruolo di ricercatori dentro il ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili per fare studi e analisi di mobilità. Respinto con perdita. In quel ministero si deve decidere, non fare ricerca.
Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, voleva rafforzare non solo gli amministrativi dell’ex Ambiente, ma internalizzare le 600 unità della Sogesid per avere competenze in casa sul dissesto idrogeologico ma il transito non è possibile perché nella pubblica amministrazione si entra per concorso.
Tutto bene, dunque? No, perché in agguato ci sono le solite Regioni e i soliti statuti speciali che vogliono i soldi loro e assumere loro mentre il processo deve essere l’esatto contrario.
Dicano i soggetti attuatori, Regioni e Comuni, tutti sullo stesso piano e non gerarchicamente organizzati, quali sono i loro progetti, che cosa vogliono fare, dove e come. Chiedano di che cosa hanno bisogno: progettisti, ingegneri, esperti di contratti, avvocati. Lo chiedano per il tempo necessario a fare le cose, non per aumentare a vita le loro piante organiche assistenziali.
Lo Stato selezioni e assuma in proprio le competenze necessarie e presti alle Regioni e ai Comuni ciò che loro serve a tempo determinato sottraendo questo mercato alla conferenza unificata delle diseguaglianze che è quella delle Regioni perché qui a prendere sarebbero sempre gli stessi.
Farebbero al cubo quello che volevano fare partiti e ministeri. Si continuerebbe a tradire la Costituzione italiana, a violare i diritti di cittadinanza e ad allargare il fossato delle diseguaglianze. Si tornerebbe alla crescita zero dei venti anni trascorsi dentro tale gabbia distorta di potere.
Questo è il rischio atomico che non ci possiamo permettere di correre. Riguarda la macchina pubblica degli investimenti e il suo carico di distorsioni regionali e di inadeguatezze in Cassa depositi e prestiti da sanare assolutamente. Di questo parleremo domani.
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