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Vogliono continuare ad assumere come facevano prima selezionando i “migliori” per mobilitare il solito consenso elettorale malato non per fare le cose. Vogliono continuare a fare le verifiche contabili come facevano prima arrivando perfino a bloccare il finanziamento pubblico che consente all’Italia di provare a fare il suo vaccino. Vogliono continuare a fermare tutto senza dare spiegazioni perché nulla si faccia e perché nulla cambi. Sono gli interessi costituiti da abbattere. Tengono al guinzaglio il Paese e lo hanno condannato alla stagnazione ventennale
ABBIAMO costruito dei mostri con la nostra banca dati sulla sperequazione della spesa pubblica sociale e infrastrutturale. Senza rigore comparativo e onestà intellettuale altri fanno strame a fini clientelari della nostra operazione verità per sobillare una contestazione che porta voti invece di chiedere a tutti un grande sforzo di nuova progettazione e di nuova concretezza. Sono così spudorati che proviamo vergogna per loro.
Liberiamoci dai capipopolo nuovi come da quelli vecchi. Si rifiutano di prendere atto dei numeri della coerenza meridionalista del Progetto Italia legato al Piano nazionale di Ripresa e di Resilienza. Negano la realtà di uno sforzo che non ha precedenti nella capacità di fare investimenti pubblici e di mobilitarne di privati. Negano la realtà.
Vogliono continuare ad assumere come facevano prima selezionando i migliori per mobilitare il solito consenso elettorale malato, non per fare le cose e cambiare la vita delle persone. Vogliono continuare a fare le verifiche contabili come facevano prima prendendosi trenta giorni, non massimo uno, per arrivare perfino a bloccare il finanziamento pubblico che consente all’Italia di provare a fare il suo vaccino. Vogliono continuare a fermare tutto senza dare spiegazioni perché nulla si faccia e perché nulla cambi. Sono gli interessi costituiti da abbattere. Sono quegli stessi interessi che non vogliono mollare. Sono quegli stessi interessi che vivono nella confusione delle zone opache e si autoalimentano con la diffusa incapacità decisionale. Tengono al guinzaglio il Paese e lo hanno condannato alla stagnazione ventennale.
In realtà tutte le rivoluzioni avvengono seminando la discordia dentro le lobby perché anche lì ci sono quelli che vogliono prendere il posto di quelli che ci sono adesso. È successo o si è provato varie volte. Con la lunga stagione del primo e del secondo centrosinistra. Con la caduta della Prima Repubblica. Con Prodi. È successo con il primissimo Berlusconi che non ha fatto la rivoluzione liberale sbandierata per colpe sue costitutive ma anche perché le vecchie élite molto furbe hanno fatto finta di adeguarsi. Hanno detto “lo facciamo noi” e hanno fatto come volevano loro. In realtà, però, lo ripetiamo, le lobby non sono così compatte.
Non è vero che sono fatte di persone che la pensano tutte allo stesso modo. Perché dentro le lobby c’è un partito vincente che ha fatto sempre così e vuole continuare a fare così, ma c’è anche un altro partito che ha capito che bisogna cambiare, che vorrebbe fare le cose diversamente. È così o non è così nella magistratura? È così o non è così nella amministrazione pubblica e in quella territoriale? È così o non è così nella scuola? Ai miei occhi la situazione è esattamente questa. Ecco perché riteniamo che bisogna puntare sullo smembramento delle lobby proprio come ha fatto Draghi immaginando che attraverso un Vecchione si arrivi a una Belloni o da un Arcuri si passi a un Figliuolo perché nel cambiamento si attragga e si stabilizzi in quanto non si va più a tentoni o più nobilmente per tentativi.
Non va a pescare fuori Draghi e, da buon civil servant, li sceglie dentro mettendo le persone giuste al posto giusto. Questa è la strada fruttuosa sulla quale la parte politica che vuole cambiare davvero le cose dovrebbe impegnarsi disdegnando altri percorsi in quanto lo scontro polveroso è il terreno che le lobby preferiscono perché sanno resistere con i denti e con il sangue. Se invece cambi le persone giuste al momento giusto i risultati arrivano senza bisogno che vai a cercare il Mimmo Parisi del Mississippi che ti rifila la sòla.
Guardando dentro le strutture gli uomini buoni ci sono, bisogna conoscere le cose e bisogna tirarli fuori. Ricordo lo stupore che determinava nei suoi interlocutori bolognesi Beniamino Andreatta quando da ministro della Difesa ripeteva di avere scoperto che nell’esercito c’erano un sacco di professionalità e ovviamente lo faceva a modo suo: voi nemmeno ve lo immaginate che lì ci sono un sacco di ottimi professionisti, smettetela di pensare che sanno fare solo le parate. Ricordo che quando Andreatta divenne ministro del Tesoro tirò fuori alcuni di quei professionisti e se li portò con lui in via XX Settembre. Fece bene. La verità è che bisogna entrare dentro il sistema per cambiarlo: scremare il marcio e fare emergere tutto il buono che c’è sotto. È vero, per capirci, che ci sono gli insegnanti neghittosi, ma ce ne sono tantissimi che hanno solo voglia di fare bene il loro lavoro e che si sentiranno sempre più appagati se verranno valorizzati.
È vero che dentro la Rai ci sono quelli che hanno fatto il nido e tengono bloccato tutto, ma sotto c’è del professionismo di grandissima qualità e bisogna farlo guidare da persone di esperienza competenti perché quel valore si esprima al meglio. Bisogna fare quello che Pareto avrebbe chiamato la circolazione delle élite per abbattere gli interessi costituiti e liberare l’Italia dal macigno delle lobby. Quello che Draghi sa fare meglio di tutti.
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