Il premier Mario Draghi
5 minuti per la letturaSmettiamola di prendere in giro gli italiani. La favoletta degli studi e l’audizione saltata. I ministri del Governo Draghi non possono ripetere i contorsionismi della politica italiana. I partiti che giocano con il pallottoliere elettorale del coprifuoco e non hanno perso il vizio delle operazioni clientelari di sempre, la devono smettere di promettere una barca di soldi a tutti quelli che incontrano per ottenere consenso. Perché non ci saranno i primi se i progetti da finanziare continueranno a essere le schifezze di oggi e si continuerà a non assumere progettisti di qualità
L’audizione del ministro Giovannini alla Camera su Recovery Plan e Ponte sullo Stretto prevista per ieri mattina è stata rinviata. Non sappiamo quando si farà, si parla del 20 di maggio come data indicativa, ma è indubbio che il Parlamento ha preso coscienza che su un’opera così strategica nessuno è più disposto a essere preso in giro. La favoletta degli studi e dei nuovi progetti sempre a spese dei contribuenti per fare finta politicamente di occuparsi del problema e non decidere mai nulla non incanta più nessuno.
Le parole lucidissime del premier Mario Draghi alla sua prima uscita alla Corte dei conti e il suo invito a garantire i controlli con il massimo di trasparenza e di efficacia ex ante, non ex post, sono l’esatto contrario dei controlli formalistici italiani senza tempo e senza certezze e sono un’esigenza assoluta perché non si può andare avanti con un Paese incapace di fare investimenti pubblici da venti anni. Sono, altresì, l’esatto opposto di un certo modo di procedere ministeriale, il top assoluto resta la ex De Micheli, che si appalesa purtroppo anche nella gestione attuale della pratica Ponte sullo Stretto da parte del ministro Giovannini. Su questo punto ci permettiamo di suggerire un’attenzione preventiva della magistratura contabile proprio nello spirito di chiarire e risolvere le cose prima invece di aggravarle dopo.
È vero o no che esiste un progetto definito, studiato e avallato dai massimi esperti internazionali cantierabile domani? Perché si vuole ritornare a studiare e a spendere soldi pubblici per fare meno bene e con costi maggiori ciò che è stato già fatto ovviamente sempre a spese dei contribuenti? C’è o meno la consapevolezza che il solo rivolgersi a nuovi tecnici per studiare nuove ipotesi più o meno fantasiose su cose già studiate, avallate e decise in quattro quinti dei passaggi autorizzativi, comporta per il ministro che firma queste nomine e per chi fisserà incarichi e compensi una evidente responsabilità di danno erariale?
Con quale faccia si può andare a Bruxelles a dire che si sono inseriti nel Recovery Plan italiano opere e interventi, molti dei quali da noi sostenuti e auspicati, che eccetto l’alta velocità ferroviaria Napoli-Bari e alcuni progetti del Nord potranno aprire i cantieri nel 2024 nella stragrande maggioranza dei casi mentre l’unica opera cantierabile dall’oggi al domani è stata tenuta fuori? Se ci chiederanno, com’è giusto, una valutazione dell’impatto economico delle alte velocità ferroviarie Catania-Palermo-Messina e Salerno-Reggio Calabria con quali parole di fantasia riusciremo a rispondere alla legittima richiesta del perché abbiamo escluso proprio quel Ponte sullo Stretto a campata unica che è il moltiplicatore necessario del valore di quegli investimenti inseriti nel programma?
Ci vuole così tanto a capire che il Ponte collega la Sicilia al Continente e garantisce un mercato che altrimenti non ci sarebbe? Che l’intero Mezzogiorno ne beneficerebbe in termini di traffici, per le colture agricole, per il turismo e molto altro? Ci vuole così tanto a rendersi conto che il grande investimento programmato nella logistica e nella portualità del Mezzogiorno ha bisogno assoluto del moltiplicatore del Ponte se si vuole combattere seriamente la battaglia per fare riconquistare all’Italia la leadership nel Mediterraneo? Che si tratta, dunque, di un progetto decisivo per l’intero Paese?
Tutti scappano, nessuno parla. Siamo consapevoli che molti stanno zitti per almeno due motivi. Il primo è che tra 47 giorni c’è l’assestamento di bilancio e che nelle disponibilità di cassa dal 31 dicembre 2020 al 30 giugno del 2021 mancano all’appello i 37/38 miliardi provenienti dal Recovery plan come previsto dall’articolo 1 comma 1037 della legge di stabilità 2021. Siccome arriverà nel migliore dei casi il 13% dei 191 miliardi del Next Generation Eu tra luglio e agosto, vuol dire che siamo più o meno intorno alla metà di quanto previsto. Ci eravamo permessi di segnalarlo a gennaio. Forse anche per questa situazione di cassa, forse anche perché mi devo indebitare ancora, non parte nulla o quasi. Perché non c’è certezza delle risorse, non si sa quante resteranno ancora bloccate, allora si preferisce rinviare ancora di un po’. Anche qui l’esatto contrario di quello che Draghi vuole e che serve all’Italia.
Smettiamola di prendere in giro gli italiani. I ministri del Governo Draghi non possono ripetere i contorsionismi della politica italiana. Perché sono fuori dai tempi che viviamo e perché questi comportamenti sono banditi per regola di ingaggio. Si dica se si vuole fare o no l’unico Ponte sullo Stretto possibile e si agisca di conseguenza. Le ragioni della politica quando sono trasparenti, financo quando sono completamente sbagliate, hanno almeno il pregio della chiarezza. Ciò che è insopportabile è il solito gattopardismo in un Paese fragile alle prese con il nuovo ’29 mondiale. Pensiamo piuttosto a rafforzare i ministeri con persone di valore ricreando l’esperienza del consiglio degli esperti del ministero dell’economia di una volta e recuperando la grande progettualità con linee guida definite a livello centrale, contratti tipo e uniformità di approccio.
L’esatto contrario di quello che vogliono i cacicchi babilonesi vecchi e nuovi che non hanno perso il vizio delle operazioni clientelari di sempre. Vogliono continuare a “acquistare” consenso con la spesa pubblica clientelare e con le assunzioni clientelari degli amici loro. Se vogliono usare il Recovery Plan per fare le stesse operazioni clientelari degli anni settanta, troveranno forse l’appoggio di qualche sindacato rimasto lì con la testa, ma questo investimento non avrà effetti strutturali sull’economia. La devono smettere di promettere una barca di soldi a tutti quelli che incontrano per ottenere consenso. Perché non ci saranno i primi soprattutto se i progetti da finanziare continueranno a essere le schifezze di oggi e si continueranno ad assumere gli amici degli amici e non progettisti di qualità. A tutti questi signori e a quelli che amano occuparsi del nulla e giocano con il pallottoliere elettorale del coprifuoco, mi viene di dire una cosa: ricordatevi che c’è Draghi.
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