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I presidenti delle Regioni Lombardia e Veneto, Fontana e Zaia

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I Presidenti delle Regioni vogliono riaprire tutto ma il virus corre sugli autobus del trasporto locale per colpa loro. Molti di quegli stessi Presidenti di Regioni, a partire dai Capi di Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, hanno riempito le liste di furbetti del vaccino amici loro e espongono numeri scandalosi di vaccinazioni eseguite tra gli over 80 e gli over 70. Sono tra i principali responsabili dei ritardi e delle insufficienze della campagna nazionale di vaccinazione. O questi Capi delle Regioni si mettono subito in riga o siano commissariati anche nelle attività di esecuzione

Il Paese stremato di tutto ha bisogno meno che delle tarantelle di Capi e capetti delle Regioni. Sono bastati pochi controlli e non mirati per mettere a nudo uno spaccato impressionante del trasporto pubblico locale che noi ben conosciamo e abbiamo definito in tempi non sospetti “il doppio gioco” dei Capi delle Regioni. Nel dicembre dell’anno scorso avevamo scritto così.

C’è un limite a tutto, questo limite è stato superato da un pezzo. Fanno i belli con i soldi degli altri e non perdono il vizio di demolire con protervia proprio gli altri che permettono loro di parlare. Hanno battuto cassa come sempre anche nel Ristori quater e si sono presi 250 milioni dalla Ragioneria generale dello Stato che consentono loro di pagare la rata dei mutui e di liberare le risorse per dare loro, non lo Stato, i ristori agli amici che vogliono.

Ovviamente tutto questo per dire che loro sono bravi, lo Stato no, senza mai dire che sono bravi con i soldi dello Stato. Per il trasporto locale prendono stabilmente 5 miliardi l’anno. Anche nel 2020. Ma poiché sono i padroni d’Italia si prendono altri cinquecento più trecento milioni di cosiddette compensazioni dopo avere imposto l’80% di affollamento che poi senza controlli è il 100% e avere fatto così chiudere le scuole per avere moltiplicato all’ennesima potenza la velocità di contagio.

Ovviamente questo accade perché c’è un ministro della salute, Speranza, che impone il 50% alle società dei treni veloci e gli indennizzi ancora non si vedono perché se le aziende chiudono a lui non gliene frega niente, ma di far fare la cresta sulla Pandemia ai Capi delle Regioni invece sì.

Adesso sappiamo qualcosa di più. A Bologna, a Firenze i controlli non sono stati neppure fatti, a Milano si è fatto finta. Resta il fatto che queste sono le città che di quei cinque miliardi l’anno e di un altro miliardo malcontato da “compensazioni” e da “cresta” sulla Pandemia prendono di sicuro la quota più significativa. Ai parenti poveri Napoli e Palermo che i fondi di Milano, Bologna, Firenze li vedono solo con il binocolo si è lasciato ugualmente campo libero.

Dove i controlli dei NAS sono stati fatti, dal Lazio a Varese passando per Grosseto, viene fuori di tutto. Non hanno fatto rispettare le distanze tra i passeggeri. Non hanno sanificato quello che dovevano sanificare. Si sono ben guardati dal ripetere le bonifiche più volte al giorno. Non hanno fatto le pulizie. Non hanno rispettato nulla o quasi delle procedure e delle norme anti Covid. Con il portafoglio pieno di soldi pubblici si sono tenuti bene alla larga da operatori privati costretti alla fame perché i soldi pubblici li tengono tutti stretti loro per pagare le loro burocrazie tanto inefficienti quanto costose.

Diciamoci la verità. I Presidenti delle Regioni vogliono riaprire tutto ma il virus corre sugli autobus del trasporto locale per colpa loro.

Molti di quegli stessi Presidenti di Regioni, a partire dai Capi di Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, hanno riempito le liste di furbetti del vaccino amici loro e espongono numeri scandalosi di vaccinazioni eseguite tra  gli over 80 e gli over 70. Sono tra i principali responsabili, indipendentemente dalle indiscutibili  défaillance europee  nel garantire l’approvvigionamento, dei ritardi e delle insufficienze della campagna nazionale di vaccinazione.

Nel triangolo lombardo e tosco-emiliano loro, i Capi delle Regioni, non altri, hanno la massima responsabilità del mancato contenimento della diffusione dei contagi perché hanno sbagliato le priorità nei soggetti da vaccinare e hanno con la consueta arroganza privilegiato gli amici degli amici mettendo il conto sulla collettività e rischiando di bloccare l’economia dell’intero Paese.

 Al posto di chiedere scusa soffiano sul fuoco e, per lisciare operatori privati dei trasporti da loro ignorati, ristoratori e ambulanti costretti alla fame dai tassi di diffusione pandemica in parte significativa determinati proprio dai loro interessi di bottega e dalle loro inefficienze, non fanno altro che chiedere aperture e attaccare il governo dando vita a una delle cacofonie eticamente più avvilenti della storia recente di questa Repubblica.

Siamo seduti, come ripeto spesso, su un cratere sociale di cinque milioni di posti di lavoro a rischio, un milione di persone il lavoro lo hanno già perso ma non sono tra i manutengoli dei viceré regionali. Si sono bloccate le autostrade e si è cercato di sfondare il cordone della polizia davanti a Montecitorio con feriti e tafferugli. In questa situazione al posto di recitare il mea culpa e mettersi a capo chino a fare le cose per dare una mano alle loro comunità e aiutare l’azione del Governo, i Capi delle Regioni non fanno altro che pontificare come capi di governo ombra e aizzano la protesta peraltro sacrosanta.

Non hanno pudore e si apprestano a chiedere altri soldi per il trasporto pubblico locale. Sempre per i bilanci regionali non per i privati in difficoltà per colpe non loro. Sono giochi pericolosi. Sono gli stessi con cui hanno immiserito la sanità pubblica e tagliato le risorse dovute al Mezzogiorno per favorire anche qui gli amici degli amici.

Alcuni bravi, ma sempre amici degli amici. O questi Capi delle Regioni si mettono subito in riga e fanno le cose fatte bene o siano commissariati anche nelle attività di esecuzione. Il balletto indecoroso delle responsabilità è durato anche troppo. Altro che zoom anticipato con le solite venti facce ognuna con un’idea diversa nella testa e coda ignominiosa di interviste televisive personalizzate per continuare a dire che gli altri devono fare quello che invece loro devono fare e non sanno fare. 


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