Il presidente del Consiglio Mario Draghi
5 minuti per la letturaLa verità è che si è cominciato a fare sul serio quando si è detto con chiarezza che il 48% di investimenti nella banda larga ultra veloce andrà alle regioni meridionali. Che l’alta velocità ferroviaria compresa la Salerno-Reggio Calabria partirà ora e proseguirà con i fondi ordinari. Che non esistono solo i porti di Trieste e di Genova, ma anche quelli di Taranto e di Gioia Tauro per i traffici commerciali. Che gli interventi nella scuola partiranno dal Sud perché qui c’è la povertà educativa. Che la sanità avrà qualcosa in più perché è giusto e necessario. Che nella transizione ecologica i progetti buoni per l’idrogeno e molto altro ci sono anche nel Mezzogiorno
Se c’è una cosa che ha reso chiara a tutti la cacofonia italiana è questo balletto propagandistico dei viceré che “sgovernano” le Regioni italiane nei giorni della pandemia globale. Non solo nessuno di loro ha mai chiesto scusa per avere fatto l’esatto opposto di quello che si doveva fare. Hanno regalato vaccini a avvocati, magistrati, poliziotti, giornalisti e chi più ne ha più ne metta. Hanno fatto anche di più estendendo il regalo a figli e congiunti presenti nello stato di famiglia dei signori prescelti. Hanno fatto con rarissime eccezioni tutto quello che non dovevano fare. Soprattutto, cosa insopportabile, continuano a lamentarsi.
La macchina messa in moto dal generale Figliuolo è partita. Ha raggiunto i trecentomila vaccinati al giorno. La nuova logistica riflette un pensiero organizzativo lineare e funziona. Questi viceré che hanno messo a segno per loro colpa imperdonabile le peggiori performance europee di vaccinazione delle persone più fragili non hanno ancora finito le dosi, ma già gridano l’allarme all’unisono.
Si muovono così artificiosamente da un anno. Parole, parole, parole. Demagogia, demagogia, demagogia. Mentre loro ripetono il solito insopportabile frastuono lamentoso, 1,3 milioni di dosi di AstraZeneca sono arrivate a Pratica di mare e l’unica Regione che ha marciato a pieno regime con serietà, che è il Lazio, avrà subito quello che deve avere.
Ovviamente i Capi della Sinistra Padronale tosco-emiliana e i Signorotti della Lombardia continuano a schiamazzare senza mai vergognarsi dei ritardi abnormi sulla scaletta degli over 80 e degli over 70, ma per fortuna attraverso il portale di Poste si riesce a fare entrare nella civiltà informatica italiana anche la Lombardia per cui gli ottantenni e i novantenni non riceveranno più ripetute convocazioni a vuoto a 100 e passa chilometri da casa.
Dovrebbero chiedere loro di essere commissariati e fare scuse pubbliche, invece blaterano. Come blaterano i Capetti “leghisti” vergogna Sicilia incorporata e il loro Capo assoluto che, mentre le terapie intensive raggiungono quota 41%, vogliono solo parlare di scienze esatte che hanno comunicato esattamente solo a loro che dopo Pasqua ci saranno i numeri con su scritto “riapriamo tutto”.
La verità è che la musica è cambiata, per fortuna. Che le regole ora sono comuni e valgono per tutti. Non c’è più spazio per chi con i soldi pubblici degli altri fa marketing elettorale mentre il Paese muore. La verità dei fatti ci dice che il governo Draghi – studio Openpolis – ha avuto in eredità dal governo Conte 675 decreti attuativi su 1.178 totali (il 57,3%). Decreti attuativi non ancora adottati e che riguardano tutti l’emergenza Covid. Non so se vi rendete conto di che cosa dicono questi numeri percentuali e che cosa ciò abbia comportato per l’emergenza sanitaria e quella economica e quanto incidano complessivamente sulla fiducia di una comunità.
La verità dei fatti ci dice che il 20% camuffato da 40% di fondi del Recovery Plan destinato al Mezzogiorno (bozza Conte2) comincia a diventare un 40% reale perché l’impegno del governo Draghi è di dare al Sud “significativamente di più” del 34% e la ministra per il Mezzogiorno Carfagna ha chiesto e ottenuto di togliere dal computo artificioso i 20 miliardi del fondo di coesione e sviluppo che erano soldi già del Sud che si ridavano al Sud per consentire al suo predecessore Provenzano di dire che il Piano rispettava la quota del 40%.
La verità è che si è cominciato a fare sul serio quando si è detto con chiarezza che il 48% di investimenti nella banda larga ultra veloce andrà alle regioni meridionali. Che l’alta velocità ferroviaria compresa la Salerno-Reggio Calabria partirà ora e proseguirà con i fondi ordinari. Che non esistono solo i porti di Trieste e di Genova, ma anche quelli di Taranto e di Gioia Tauro per i traffici commerciali. Che gli interventi nella scuola partiranno dal Sud perché qui c’è la povertà educativa. Che la sanità avrà qualcosa in più perché è giusto e necessario. Che nella transizione ecologica i progetti buoni per l’idrogeno e molto altro ci sono anche nel Mezzogiorno.
Soprattutto, si è cominciato a fare sul serio quando si è deciso di assumere e ben retribuire 2800 figure tecniche di livello alto per rinforzare le amministrazioni meridionali comunali che hanno subito ogni genere di taglio e di nefandezza nella lunga stagione del federalismo della irresponsabilità che ha dato in modo miope a mani basse ai ricchi e ha tolto in modo miope a mani basse ai poveri.
In tutto: scuola, ospedali, trasporti, infrastrutture di sviluppo immateriali e materiali. Se si parte con il piede giusto della buona progettazione la quota di fondo perduto destinata a investimenti produttivi nel Mezzogiorno potrà salire di molto da subito, non solo perché ci spetta secondo i criteri del regolamento europeo, ma ancora di più e ancora meglio perché siamo diventati capaci di spendere bene queste risorse.
Altrimenti faremo la fine che abbiamo sempre fatto con i piani di incentivazione europea dove si recupera all’ultimo e in parte con i progetti sponda dei viceré regionali. Che alimentano la cassa degli amici degli amici e chiudono quella dello sviluppo. Siamo al problema comune dei venti capi di stato ombra aggravato dalla recidività dei comportamenti.
Ricordiamocelo e usiamo tutti i poteri possibili e immaginabili per evitare che si ripeta ciò che è sempre accaduto. Poteri ordinari rafforzati, commissariali, nuova regia esecutiva nei rapporti tra centro e periferia che cambi concretamente le cose non facendo finta di riformare e allungando di fatto i tempi. O altro ancora. O quello che si vuole. L’importante è il risultato. Quello che non possiamo più permetterci sono le mediazioni e i compromessi che bloccano sempre tutto. Perché la posta in gioco è troppo alta e è ammesso un solo giro di tavolo.
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