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Carlo Azeglio Ciampi e Mario Draghi in una foto del 2005

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Liberare l’Italia dal “veleno sottile” dell’inflazione è stata la battaglia (vinta) del governo tecnico di Ciampi con quello che lui chiamava il “Macchiavello”. Oggi la battaglia che ha davanti a sé il governo di unità nazionale guidato da Draghi è sicuramente più complicata di quella di allora. Lo spirito e il metodo di lavoro, però, per affrontarla e vincerla sono gli stessi. Ognuno deve fare il suo esattamente come tutti lo fecero allora

CARLO Azeglio Ciampi lo chiamava il “macchiavello”. Ti guardava, si gustava la scena degli occhi persi dell’interlocutore, perché lui ogni volta che parlava dell’accordo sulla politica dei redditi del suo governo nel luglio del ’93, si divertiva a chiamarlo così l’escamotage che si era inventato e che era riuscito a fare accettare da tutti.

Voleva dirti come aveva fatto a spezzare il circolo vizioso inflazione-svalutazione-sfiducia e quindi tassi di interesse elevati che aveva portato l’Italia sull’orlo dell’abisso finanziario. Te la raccontava, quasi schernendosi, come una genialata. Voleva dirti a modo suo che, con il consenso di tutti che era per lui il metodo di lavoro di una vita, si era innescata la spirale virtuosa che fece scendere l’inflazione e consentì il risanamento dei conti pubblici grazie al recupero di fiducia e credibilità sui mercati. Bisognava rompere quel circuito perverso con cui si alimentava il disavanzo pubblico con l’inflazione e con la stessa inflazione si erodeva il potere di acquisto dei salari.

Lo si fece con l’indicizzazione programmata, appunto il “macchiavello” e, nei suoi ricordi, lo si fece perché un uomo come Trentin portò la Cgil a condividere quell’accordo. Anche qui, mi piace ricordare le parole di Ciampi: «Veda, senza il grande realismo e la fibra morale di Trentin non avremmo mai potuto curare il male sottile dell’inflazione, fu un privilegio per me lavorare con lui e l’accordo del ’93 fu un passaggio cruciale non solo nella storia delle relazioni industriali di questo Paese, ma anche come affermazione di un metodo di governo».

Ecco nel patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale di ieri con il ministro Brunetta, Cgil, Cisl, Uil, e nelle parole dirette di Mario Draghi voglio vedere il primo passo compiuto di quel metodo di governo ciampiano che ha fatto così bene al Paese. La sfida di modernizzare la nostra pubblica amministrazione investendo su innovazione e parti sociali e mettendo al centro il capitale umano con i suoi profili qualificati e con reclutamento e modalità retributive finalmente meritocratici, è ciò che prima di ogni altra cosa serve all’Italia per vincere la sfida del Recovery Plan e mettere la sua economia nelle condizioni di tornare a correre dopo il ventennio della crescita zero.

Si deve assolutamente vincere la partita dei vaccini con questo metodo che parte proprio da un’idea di Stato nuovo e di una squadra all’altezza di cui oggi abbiamo vitale bisogno. Siamo all’inizio del cammino dentro un ’29 mondiale italiano con 100 mila lutti familiari e un carico di morti in economia di sicuro superiore che sono la miscela esplosiva dentro cui ribolle la grande questione sociale. Bisogna tenere duro e andare avanti.

Tornando sempre al ’93 ancora una volta il racconto di Ciampi ci aiuta a capire. Ricordo come mi scandiva bene le parole di Antonio Maccanico, all’epoca suo sottosegretario a Palazzo Chigi, che lo chiama in piena notte: «Presidente, gli autotrasportatori hanno bloccato i rifornimenti di carburanti, siamo a un passo dalla mancata consegna delle derrate alimentari ai mercati generali».

La telefonata arrivò, durante l’estate del ’93, proprio subito dopo l’accordo sulla politica dei redditi che portò l’Italia fuori dal circolo vizioso dell’inflazione a due cifre che “fabbricava” quattrini ma bruciava ricchezza e contribuiva a indebitare il Paese.

«Caro Tonino, convocali e dialoga a oltranza, è vero che le loro tariffe sono ferme da tre anni, ma è bene che sappiano che il diritto di decidere tocca a noi e non possiamo fare compromessi perché in gioco c’è un valore che riguarda l’intero Paese: il perseguimento del bene comune e, cioè, l’abbattimento dell’inflazione» rispose Ciampi preoccupato. Maccanico, uno dei più abili negoziatori della politica e della finanza di questo Paese, riuscì a persuadere l’ala più dura del sindacato degli autotrasportatori ad accettare lo spirito della nuova politica dei redditi. Liberare l’Italia dal “veleno sottile” dell’inflazione è stata la battaglia (vinta) di un governo tecnico che ha lasciato un segno concreto nella storia di questo Paese, risale ormai a quasi trenta anni fa, ma nessuno può dire di averla dimenticata.

Oggi la battaglia che ha davanti a sé il governo di unità nazionale guidato da Draghi è sicuramente più complicata di quella di allora. Lo spirito e il metodo di governo, però, per affrontarla e vincerla sono gli stessi. Ognuno deve fare il suo esattamente come tutti lo fecero allora.


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