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Mario Draghi al Quirinale prima di leggere la lista dei ministri

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Solo Mario Draghi che ha la fiducia dei mercati e delle istituzioni mondiali può riuscire nell’impresa “impossibile” di ridare credibilità all’Italia e di restituire la sovranità a un Paese che l’ha persa. Si è garantito lo spazio politico che è la premessa della sua durata necessaria: nessuno dei soggetti politici è troppo invadente, le cose che contano tra quelle da fare sono in mani tecnicamente attrezzate. Non è un guaio sapere per fare le cose. Anche questa volta, mettendo tutto insieme, l’intelligenza politica del Cavaliere Bianco si vede e si tocca. Siamo alla seconda ricostruzione e abbiamo il secondo De Gasperi. Serve la stessa coerenza meridionalista. Dobbiamo vigilare, ma dobbiamo crederci

Il Cigno nero può tornare e non ci sarà un altro Cavaliere Bianco. Chiudevo così alla pagina 516 il mio Diario italiano della Grande Crisi (Il Cigno nero e il Cavaliere bianco, edizioni La Nave di Teseo). Ricordo l’emozione alla prima al teatro Menotti a Milano – dove abbiamo messo in scena in cinque atti la pièce tratta dal libro – quando ritornando sul palco per un epilogo improvvisato, mi venne spontaneo di dire più o meno così: un altro cigno nero possiamo fabbricarlo solo noi, con le nostre teste e con le nostre mani, ma ricordatevi tutti che non ci sarà un altro Cavaliere Bianco. Come dire: ci è andata bene una volta, mettetevi bene in testa che non ci sarà una seconda volta.

Il Cavaliere Bianco di cui parlavo è un grande italiano. Si chiama Mario Draghi e è l’uomo che ha firmato l’atto risolutore della Grande Crisi. Ha salvato in tempi di guerra l’euro e il lavoro possibile. Ha salvato l’Europa. Di conseguenza ha salvato l’Italia e la Spagna. Tre parole uscite dalla sua testa (whatever it takes, qualunque cosa serve) che sono lui: l’analisi empirica, l’intelligenza politica, il dono della sintesi. Quelle tre parole non sono nel testo consegnato dai ghostwriter alla conferenza di Londra del 26 luglio 2012, nessuno dei colleghi banchieri centrali ne è informato. Esprimono il coraggio dell’uomo. Rimediano all’errore fatale del suo predecessore, il francese Trichet. Inchiodano la politica europea alle sue responsabilità e fanno di lui paradossalmente insieme il custode massimo dell’indipendenza monetaria e il tutore più rispettato della sovranità europea.

Incredibilmente il nuovo Cavaliere Bianco che dovrà salvare la seconda volta l’Italia è sempre lui e, credetemi, solo Mario Draghi che ha la fiducia dei mercati e delle istituzioni mondiali può riuscire nell’impresa “impossibile” di ridare credibilità all’Italia e di restituire la sovranità a un Paese che l’ha persa. Schiacciato da venti anni di crescita zero e da un debito pubblico gigantesco figlio del federalismo della irresponsabilità che ha tagliato in due l’Italia e di una febbre assistenziale che ha contagiato ricchi e poveri dando troppo spesso ai primi togliendo ai secondi. Non sarà facile neppure per lui anche se qui tutti pensano che cammini sulle acque.

Al Cavaliere Bianco questa volta non tocca la classica bicicletta e non gli basterà pedalare. Perché gli hanno dato il timone di un transatlantico che si chiama Titanic Italia incagliatosi sullo scoglio del populismo e della incompetenza politica e mediatica. I tecnici sono tutti di livello e garantiscono un buon risultato non solo per il Recovery Plan. Il ministro dell’economia, Daniele Franco, è una roccia e sa dove mettere le mani. Il professore della bassa ferrarese, Patrizio Bianchi, nostro editorialista dal primo numero di questo giornale ha le idee chiare: la scuola deve ripartire da dove ce ne è più bisogno e, cioè, dal Mezzogiorno. Potremmo continuare con Colao, Cingolani, e gli altri. Vogliamo, però, dire che a nostro avviso questo governo rappresenta il migliore compromesso possibile tra politici (auguri alla ministra Carfagna per il Mezzogiorno) e tecnici per durare quello che serve e fare quello che serve. Si è sfruttato lo spazio politico possibile per garantire la premessa della sua durata necessaria: nessuno dei soggetti politici è troppo invadente, non esiste un primus inter pares, le cose che contano tra quelle da fare sono in mani tecnicamente attrezzate. Non è un guaio sapere per fare le cose.

Anche questa volta, mettendo tutto insieme, l’intelligenza politica del Cavaliere Bianco si vede e si tocca. Noi vorremmo che nel corso dei mesi si vedesse e toccasse negli atti di governo la coerenza meridionalista del trentino De Gasperi negli anni del miracolo economico italiano. Siamo alla seconda ricostruzione e abbiamo il secondo De Gasperi. Si chiama Mario Draghi. Dobbiamo vigilare, ma dobbiamo crederci.


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