Mario Draghi al Quirinale prima di leggere la lista dei ministri
4 minuti per la letturaSolo Mario Draghi che ha la fiducia dei mercati e delle istituzioni mondiali può riuscire nell’impresa “impossibile” di ridare credibilità all’Italia e di restituire la sovranità a un Paese che l’ha persa. Si è garantito lo spazio politico che è la premessa della sua durata necessaria: nessuno dei soggetti politici è troppo invadente, le cose che contano tra quelle da fare sono in mani tecnicamente attrezzate. Non è un guaio sapere per fare le cose. Anche questa volta, mettendo tutto insieme, l’intelligenza politica del Cavaliere Bianco si vede e si tocca. Siamo alla seconda ricostruzione e abbiamo il secondo De Gasperi. Serve la stessa coerenza meridionalista. Dobbiamo vigilare, ma dobbiamo crederci
Il Cigno nero può tornare e non ci sarà un altro Cavaliere Bianco. Chiudevo così alla pagina 516 il mio Diario italiano della Grande Crisi (Il Cigno nero e il Cavaliere bianco, edizioni La Nave di Teseo). Ricordo l’emozione alla prima al teatro Menotti a Milano – dove abbiamo messo in scena in cinque atti la pièce tratta dal libro – quando ritornando sul palco per un epilogo improvvisato, mi venne spontaneo di dire più o meno così: un altro cigno nero possiamo fabbricarlo solo noi, con le nostre teste e con le nostre mani, ma ricordatevi tutti che non ci sarà un altro Cavaliere Bianco. Come dire: ci è andata bene una volta, mettetevi bene in testa che non ci sarà una seconda volta.
Il Cavaliere Bianco di cui parlavo è un grande italiano. Si chiama Mario Draghi e è l’uomo che ha firmato l’atto risolutore della Grande Crisi. Ha salvato in tempi di guerra l’euro e il lavoro possibile. Ha salvato l’Europa. Di conseguenza ha salvato l’Italia e la Spagna. Tre parole uscite dalla sua testa (whatever it takes, qualunque cosa serve) che sono lui: l’analisi empirica, l’intelligenza politica, il dono della sintesi. Quelle tre parole non sono nel testo consegnato dai ghostwriter alla conferenza di Londra del 26 luglio 2012, nessuno dei colleghi banchieri centrali ne è informato. Esprimono il coraggio dell’uomo. Rimediano all’errore fatale del suo predecessore, il francese Trichet. Inchiodano la politica europea alle sue responsabilità e fanno di lui paradossalmente insieme il custode massimo dell’indipendenza monetaria e il tutore più rispettato della sovranità europea.
Incredibilmente il nuovo Cavaliere Bianco che dovrà salvare la seconda volta l’Italia è sempre lui e, credetemi, solo Mario Draghi che ha la fiducia dei mercati e delle istituzioni mondiali può riuscire nell’impresa “impossibile” di ridare credibilità all’Italia e di restituire la sovranità a un Paese che l’ha persa. Schiacciato da venti anni di crescita zero e da un debito pubblico gigantesco figlio del federalismo della irresponsabilità che ha tagliato in due l’Italia e di una febbre assistenziale che ha contagiato ricchi e poveri dando troppo spesso ai primi togliendo ai secondi. Non sarà facile neppure per lui anche se qui tutti pensano che cammini sulle acque.
Al Cavaliere Bianco questa volta non tocca la classica bicicletta e non gli basterà pedalare. Perché gli hanno dato il timone di un transatlantico che si chiama Titanic Italia incagliatosi sullo scoglio del populismo e della incompetenza politica e mediatica. I tecnici sono tutti di livello e garantiscono un buon risultato non solo per il Recovery Plan. Il ministro dell’economia, Daniele Franco, è una roccia e sa dove mettere le mani. Il professore della bassa ferrarese, Patrizio Bianchi, nostro editorialista dal primo numero di questo giornale ha le idee chiare: la scuola deve ripartire da dove ce ne è più bisogno e, cioè, dal Mezzogiorno. Potremmo continuare con Colao, Cingolani, e gli altri. Vogliamo, però, dire che a nostro avviso questo governo rappresenta il migliore compromesso possibile tra politici (auguri alla ministra Carfagna per il Mezzogiorno) e tecnici per durare quello che serve e fare quello che serve. Si è sfruttato lo spazio politico possibile per garantire la premessa della sua durata necessaria: nessuno dei soggetti politici è troppo invadente, non esiste un primus inter pares, le cose che contano tra quelle da fare sono in mani tecnicamente attrezzate. Non è un guaio sapere per fare le cose.
Anche questa volta, mettendo tutto insieme, l’intelligenza politica del Cavaliere Bianco si vede e si tocca. Noi vorremmo che nel corso dei mesi si vedesse e toccasse negli atti di governo la coerenza meridionalista del trentino De Gasperi negli anni del miracolo economico italiano. Siamo alla seconda ricostruzione e abbiamo il secondo De Gasperi. Si chiama Mario Draghi. Dobbiamo vigilare, ma dobbiamo crederci.
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Direttore, dopo aver letto la lista dei ministri, devo proprio fare atto di fede, non basta solo crederci come dice Lei. La discontinuità con otto ministri del passato governo non c’è (quindi non erano proprio da buttare). La credibilità internazionale l’avevamo cominciata a costruire con Conte. Ricordiamo che la svolta in Europa è avvenuta sotto la sua pressione con ministri capaci che si chiamavano Gualtieri e Amendola ed tutta la serietà del governo dietro. 17 ministri del Nord fra cui il più pericoloso di tutti di chiama Giorgetti, le ricordo che ha nascosto i dati dei LEP e li ha fatti scomparire, non potevano piacere alla Lega (era scritto a chiare lettere che il Nord ruba da anni risorse al Sud) e tutto questo non mi fa stare certo tranquillo sulle risorse da destinare in maggior parte al meridione. Il Recovery plan (a mio parere unico e vero scopo della nascita di questo governo) da far spartire fra tutti i partiti e non solo fra quelli del governo Conte 2, una volta redatto e approvato, e qui serve veramente Draghi, determinerà la sua caduta, camuffata dal passaggio alla Presidenza della Repubblica stesso giochino fatto con Ciampi. Il Sud con la Carfagna è considerato un ministero dovuto ma inutile tanto i soldi andranno da un’altra parte della nazione. Basta incensare Draghi, ora martellamento sui fondi e vigilare sulla loro destinazione e sulle percentuali per aree geografiche e valutiamo questo governo laicamente solo sugli atti prodotti.
Rispondendo a Vincesko: spero la Gelmini non completi l’autonomia dei ricchi a danno dei poveri, ma con quell’incapace di Boccia questa sarebbe stata una certezza.
Il Sud può attendere un altro governo.
Giorgetti è quello che ha legalizzato la più grande truffa ai danni deI cittadini del Sud Italia.
Giorgetti è quello che ha insabbiato i LEP, così subdolo (come risulta dagli atti), che dopo aver ricevuto i dati sui livelli essenziali delle prestazioni dal Ministero del Tesoro, chiese alla commissione per il Federalismo Fiscale, di cui era presidente, una sessione segreta con la seguente motivazione: “facciamo come in antimafia, una seduta segreta, i dati potrebbero essere scioccanti”.
Questa truffa legalizzata vale, dal 2009,
oltre 60 miliardi di euro in meno ogni anno ai cittadini del Sud.
Giorgetti incarna in tutto e per tutto la vera anima della Lega.
Cosa sono i #LEP?
I LEP sono i Livelli Essenziali delle Prestazioni, soldi, che lo stato dovrebbe destinare nella stessa quota di spesa pubblica procapite in tutte le regioni d’Italia.
Per ogni cittadino ci dovrebbe quindi essere una quota X che viene destinata dalla ripartizione della spesa pubblica (e questa X dovrebbe essere uguale per tutti, in ogni parte d’Italia).
I LEP sono previsti per legge dal 2009, eppure non vengono applicati, la mancata applicazione causa al sud una mancata assegnazione che si traduce in una perdita di 61 miliardi di euro ogni anno. Ogni anno dal 2009, perché prima avveniva “di nascosto”.
Perché?
Perché nel 2009, quando i leghisti andarono al governo con Berlusconi, fecero passare la legge, nota come legge Calderoli, sul federalismo fiscale, convinti che il “Sud fannullone” derubasse il Nord, “Roma ladrona”, etc…
Analizzando i dati si scoprì che non era così, anzi, le regioni del Nord, nella redistribuzione, ricevevano molti più soldi procapite.
Nello specifico fu Giorgetti a scoprirlo, che dal 2013 al 2018 fu presidente della commissione per il Federalismo Fiscale.
Su sua richiesta, ricevette i dati sulla redistribuzione dei fondi dal ministero dell’Economia e alla fine insabbiò tutto (i dati fornitigli ufficialmente non risultano infatti agli atti).
Chiese anche di fare una seduta segreta come in antimafia, la cosa risulta dagli atti, dando come motivazione che: “i dati sarebbero potuti essere scioccanti”.
E in effetti i dati erano scioccanti, aveva scoperto, analizzando la spesa storica, che ogni anno al Sud arrivano miliardi in meno per la spesa pubblica.
La spesa storica prevede semplicemente che dove in passato si era speso arbitrariamente di più, si continui a farlo.
Grazie a questa spesa storica succede che comuni che hanno la stessa popolazione, ricevono fondi profondamente diversi per la spesa pubblica (ad esempio Reggio Emilia in Emilia-Romagna, è una delle regioni che riceve in assoluto di più, Reggio Calabria in Calabria, una delle regioni che riceve in assoluto di meno).
Questo governo non mi piace. Non sono ottimista. Tre su quattro sono ministri settentrionali.
Ad esempio, la settentrionale tosta Gelmini agli Affari Regionali, che ingloba l’autonomia differenziata, altrimenti detta secessione dei ricchi, farà peggio del pugliese Boccia, che è stato pessimo, ma alla fine è stato fermato dalla caduta del governo.
Quanti sanno che il tuttologo settentrionale veneziano Brunetta, docente ordinario di Economia del Lavoro, ha già fallito come ministro per la PA? La sua riforma, che io seguii passo passo, alla fine fu tanto fumo e poco arrosto, tanto è vero che la PA è rimasta il problema n. 1 italiano. Si arrese ai sindacati anche sugli incentivi che premiano il merito, ma vengono dati a tutti, e fece riscappare in GB l’esperto che aveva chiamato apposta.[1] Però è “amico” di Draghi, del quale ha appoggiato la candidatura, e, come nel 2011, farà da tramite fra la coppia Draghi-Daniele Franco e quel che è rimasto di Berlusconi.
Il settentrionale leghista Giorgetti avrà la polpa del Ministero per lo Sviluppo economico, per soddisfare gli appetiti dei bulimici nordisti.
Voi pensate che, con tutti questi ministri settentrionali, al Sud arriveranno i soldi che gli spettano? Che, per la verità, manco col governo Conte2, pieno di ministri meridionali, arrivavano. Visto che il presidente di Giunta regionale De Luca fa solo chiacchiere, assieme ai suoi colleghi meridionali, dobbiamo sperare nel poliedrico Giovannini, ministro romano delle Infrastrutture e dei Trasporti (che ha molta polpa), e nella incompetente Carfagna, una dei pochissimi meridionali, ministro per il Sud, che è abbastanza tosta.
Comunque, buon lavoro.
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LA POLEMICA
Flop della guerra ai fannulloni “Commissione inutile, mi dimetto”
Micheli a Brunetta: troppe pressioni e burocrazia. Nella bufera l’ente di valutazione della Pubblica amministrazione, riforma a rischio
di Paola Coppola
15 gennaio 2011
https://www.repubblica.it/cronaca/2011/01/15/news/brunetta_civit-11246926
LA RESA INCONDIZIONATA DI BRUNETTA
TRADUZIONE DAL BURO-SINDACALESE IN ITALIANO DELL’ATTO DI CAPITOLAZIONE DEL MINISTRO NEI CONFRONTI DEI SINDACATI DELLA FUNZIONE PUBBLICA
“Lettera sul lavoro” pubblicata sul Corriere della Sera del 7 febbraio 2011
https://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=701&IDe=48242&f=https://www.pietroichino.it/?p=12686
Intesa Brunetta-Sindacati:
https://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=701&IDe=48242&f=https://www.pietroichino.it/?p=12643
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: LA RIFORMA PERDE I PEZZI
di Pietro Micheli 01.02.2011
Il miglioramento dei servizi pubblici è un obiettivo irrinunciabile per l’Italia. Ma la riforma della pubblica amministrazione si sta trasformando da storica opportunità a contenitore sterile di adempimenti burocratici. Mancano infatti tutte le condizioni necessarie per il suo successo: dal supporto politico alle risorse umane e finanziarie. A preoccupare è soprattutto l’impatto a lungo termine di una percezione della valutazione del personale come strumento utile solo a castigare. Unito all’erezione di barriere impenetrabili a qualsiasi strumento gestionale.
https://www.lavoce.info/articoli/pagina1002132-351.html
Sostituisco il secondo, il terzo e il quarto link, che non funzionano più:
LA RESA INCONDIZIONATA DI BRUNETTA
https://www.pietroichino.it/?p=12686
Intesa Brunetta-Sindacati
CON UN ATTO DI VERA E PROPRIA CAPITOLAZIONE IL MINISTRO DELLA FUNZIONE PUBBLICA AZZERA LA PROPRIA RIFORMA: DOPO L’ABOLIZIONE DELLA “CAROTA”, DISPOSTA NELL’ESTATE 2010 DAL MINISTRO DELL’ECONOMIA, VIENE ABOLITO ANCHE IL “BASTONE” – E LA VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE VIENE AFFIDATA A ORGANISMI PARITETICI GOVERNO-SINDACATI
https://www.pietroichino.it/?p=12643
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: LA RIFORMA PERDE I PEZZI
https://www.lavoce.info/archives/26740/pubblica-amministrazione-la-riforma-perde-i-pezzi/