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Le marionette italiane della politica politicante saltino un giro. Se hanno il coraggio si guardino in faccia e la smettano di litigare per amor di patria. Lo facciano per i loro figli e i loro nipoti. Altrimenti per il mondo intero il problema italiano non sarà più quello dei soldi, ma della capacità di spendere. A quel punto si cercherà solo la competenza e tra casa e fuori la si troverà di sicuro. Il rischio atomico è che la competenza si esprima a scoppio ritardato perché il filo della fiducia si è spezzato
Giuseppe Conte ha il merito di avere bloccato la deriva italiana anti-europea. Ha condotto i grillini dagli scogli del populismo e del sovranismo di un Mare Nostrum procelloso sulla terraferma di un europeismo che per la prima volta fa debito comune e prova a uscire dalle gabbie dell’austerità.
Ha il merito storico Conte di avere rinsaldato il dialogo tra l’Italia e la Germania della cancelliera Merkel che – dopo Draghi salvatore dell’euro e volto riconosciuto dell’Europa nel mondo – è l’altra statista che ha segnato con la sua impronta il cammino della nuova Europa.
Ha le sue colpe questa donna che non piaceva a Kohl nella lunga stagione del sonno europeo di marca franco-tedesca con uomini come Trichet alla Bce e come Sarkozy all’Eliseo che hanno servito sempre e solo l’interesse francese nella finanza e in Libia badando alle loro banche e ai loro affari. Hanno contribuito insieme con i falchi tedeschi a strangolare la Grecia. Hanno fatto sparire l’Europa dal Mediterraneo.
Non hanno capito nulla o peggio della crisi dei debiti sovrani (2011/2012) che portò in dote all’Italia e ai Paesi del Sud Europa la seconda recessione e la deflazione. In questa catena di errori la cancelliera Merkel ha la sua parte di responsabilità.
Nessuno, però, potrà mai toglierle il coraggio politico di avere voluto rompere con questa catena di errori per scrivere una pagina europea di storia nuova. Nessuno potrà mai toglierle la forza cocciuta della sua leadership globale che ha permesso di scrivere questa storia nuova portandosi dietro ventisette Paesi a fare per la prima volta debito comune per rimettere in moto gli investimenti nel cuore di una Pandemia senza confini che misura alla perfezione la gravità del nuovo ’29 mondiale.
Diciamocelo chiaro.
Non avremmo avuto il Next Generation Eu senza il carisma di una donna di potere che simboleggia la riunificazione delle due Germanie e che è finalmente lontana dagli opportunismi della sua prima stagione di governo quando si appropriò del dividendo politico delle riforme del lavoro e di molto altro del cancelliere socialdemocratico Schröder.
Senza la sua determinazione a fare i conti con la storia ungheresi e polacchi non avrebbero battuto in ritirata. Senza la sua lungimiranza geopolitica che vuole restituire all’Europa la leadership del Mediterraneo attraverso un’Italia rediviva, mai si sarebbe potuta percorrere la strada europea di congelare i vincoli di finanza pubblica e di mettere mano al portafoglio per consolidare la stagione espansiva monetaria e gettare le basi di un’altra stagione ancora più espansiva per l’economia.
Se nell’Europa sanitaria della pandemia da Covid 19 i rumeni e i portoghesi valgono quanto francesi e tedeschi per i vaccini che sono stati comprati per tutti e che sono stati distribuiti tutti sulla base di un solo criterio che è quello della popolazione, lo si deve esclusivamente a lei e alla sua determinazione.
Proprio ciò che uomini piccoli come i Capi delle Regioni del Nord impediscono che avvenga anche in Italia nella sanità dividendo con dolo il Paese tra cittadini di serie B del Sud e cittadini di serie A del Nord.
Allora vogliamo essere ancora più chiari. Tutto questo maxi piano europeo è stato fatto per sostenere l’Italia e la Spagna in quanto la Grecia è data per persa. Il Meccanismo europeo di stabilità sanitario (Mes) è stato ideato e fabbricato su misura per noi. Perché solo noi abbiamo ancora problemi di accessibilità al mercato in termini di onerosità di costo del denaro per fare fronte agli investimenti pubblici di cui hanno vitale bisogno la sanità del Sud quanto quella del Nord dell’Italia.
Il Next Generation Eu è stato fatto essenzialmente per Italia e Spagna che sono i due Paesi da salvare perché, come già detto, purtroppo la Grecia è ritenuta insalvabile. Una convinzione e una determinazione che non sono state scalfite da nessun tipo di ostacolo e di calcolo politico. La cancelliera Merkel ha esercitato il suo indubbio carisma e un pragmatismo concludente che è la cifra autentica del suo modo di governare per condurre alla nuova causa comune i leader politici di tutti i Paesi del Nord Europa e, francamente, ha centrato l’obiettivo. Perché in Olanda, Austria, Finlandia ci sono state tante storie non per l’opposizione dei Capi di governo ma per la gestione politica del dissenso delle comunità interne.
Parliamoci chiaro, infine, anche qui. Senza la moral suasion della Merkel quei Paesi del Nord e quelle comunità di cittadini mai avrebbero accettato che andassero all’Italia 208,8 miliardi di cui 81,4 a fondo perduto. Dimenticate per un attimo le beghe politiche italiane, ma se di fronte a tutto ciò e al lavoro che è stato fatto per assicurare al nostro Paese una super dote a fondo perduto, poco poco in Europa si dovessero convincere che in Italia non c’è nemmeno un piano serio capite tutti che siamo rovinati? Anche qui dobbiamo dire le cose come stanno.
Il presidente del Consiglio italiano nell’angolo ci si è infilato da solo. Perché non c’è stata una vera discussione pubblica su un piano che può, anzi deve, rifare la faccia dell’Italia nel prossimo ventennio e sanare le diseguaglianze? Perché non lo ha fatto due mesi fa? Perché non ha coinvolto gente di qualità? Perché non ha fatto una discussione seria a Bruxelles e perché non ha coinvolto chi passava da lì? Tutto questo va recuperato ora a tempi di record. Perché Renzi ha costruito una crisi di governo su un argomento legittimo: chiediamo di discutere su come utilizzare i 208,8 miliardi di cui 81,4 a fondo perduto. Sono vent’anni che siamo in ritardo nel fare investimenti pubblici e non ci gettiamo a capofitto a fare un piano “serio convincente” ora che possiamo farlo addirittura per 80 miliardi con i soldi degli altri?
Tecnologie, sanità, ambiente, due riforme come la giustizia e la pubblica amministrazione. Sono cinque cose enormi, sono cinque obiettivi ciclopici, ma irrinunciabili se si vuole cambiare davvero il Paese. Bisogna avere il coraggio di fare queste cose e di imporre trasversalmente il Mezzogiorno come priorità strategica di tutti gli investimenti pubblici perché l’operazione verità lanciata da questo giornale su un ventennio di anomala distribuzione della spesa pubblica per investimenti tra Nord e Sud deve diventare patrimonio condiviso dell’intero Paese.
Non capiamo perché Conte ha esitato tanto a incamminarsi su questo terreno scivoloso ma decisivo e, comunque, ineludibile. Perché sono passati tanti mesi in balia della polemica quotidiana con il Capetto di turno di questa o quella Regione del Nord che tiene in ostaggio la crescita del Paese. Si fermino tutti finché è possibile perché non si può giocare più. Sono in ballo cinque milioni di posti di lavoro, la rottura ufficiale dei confini nazionali, una bomba sociale da cinque milioni di disoccupati che incendia il Mezzogiorno e deprime il Nord.
A quel punto, tra una politica monetaria espansiva e l’altra dell’Europa e del mondo, senza brusche inversioni di rotta l’Italia non potrà che avviarsi in un circolo perverso da sindrome greca. Un pezzo dell’Italia se lo prenderà la finanza francese, un altro i colossi della manifattura tedesca. Il Sud verrà lasciato declinare verso una deriva africana passando dalla povertà diffusa alla sotto-povertà. Tutto vero, maledettamente.
Le marionette italiane della politica politicante saltino un giro. Se hanno il coraggio si guardino in faccia e la smettano di litigare per amor di patria. Lo facciano per i loro figli e i loro nipoti. Altrimenti per il mondo intero il problema italiano non sarà più quello dei soldi, ma della capacità di spendere. A quel punto si cercherà solo la competenza e tra casa e fuori la si troverà di sicuro perché l’Italia ha dato i suoi uomini migliori alle cause più importanti e ha uno squadrone da mandare in campo. Il rischio atomico è che la competenza si esprima a scoppio ritardato perché il filo della fiducia si è spezzato e i territori italiani sono schiacciati nella palude sociale e finanziaria.
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