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Il premier Giuseppe Conte

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Non è vero che possiamo aspettare febbraio per varare il Recovery Plan italiano perché prima dei soldi che arriveranno ci sono i debiti italiani e con l’Europa non si scherza. Se non si riesce a portare alla cassa nemmeno i ristori pagati con i soldi presi a prestito del bilancio pubblico italiano, figuriamoci che cosa accadrà quando andremo a spendere il fondo perduto del Next Generation Eu finanziato con debito pubblico comune europeo. Presidente Conte, esca dall’angolo e vada in Parlamento con una missione e una governance che riunifichino le due Italie

Il Pd vorrebbe buttarlo giù ma non può perché il Pd di governo pesa più di quel che è rimasto del Pd di popolo. La Sinistra Padronale comanda e gli altri si accomodano. Conte resta lì. Per Bersani che nel Pd è stato tutto e ora guida il piccolo gruppo dei Leu Conte farebbe bene a andare in Parlamento e a smetterla con riti e balletti altrimenti il rimpastato rischia di essere lui.

Renzi che è la vera gatta da pelare del momento dice su Conte cose che hanno un fondamento. Perché non si può definire e gestire il nuovo Piano Marshall italiano con gli euro al posto dei dollari senza un dibattito pubblico nella propria maggioranza e in Parlamento e con una governance concepita nelle segrete stanze che va in rotta di collisione con l’amministrazione dello Stato.

Però, lo scontro tra Renzi e Conte ha profili complessi. Alcuni non irrilevanti attengono a dati personali che riguardano stagioni fiorentine di un’altra epoca dove Renzi guardava tutti dall’alto in basso e che finiscono con pesare a parti invertite. Altri decisamente più rilevanti attengono alla “democristianità” di entrambi per cui il Paese, nel pieno della più grave crisi sanitaria globale e del nuovo ’29 mondiale che falcidiano vite e lavoro, si ritrova nello stato di pre-crisi della vecchia Dc in un mondo che non è più quello e con cambi di casacche di governo che non sono più possibili. Qui c’è qualcosa di ancora più sostanzioso.

Agli occhi di Renzi Conte è il capo occulto di quel nuovo partito di centro che può togliere alla sua nuova creatura (Italia Viva) già malaticcia il terreno sotto i piedi. Se Conte fa il suo partito dopo una lunga stagione di governo e una lunga ribalta internazionale a Renzi non va bene per niente.

Scusate questa lunga premessa, ma mi è servita per dire a tutti che il tempo della ricreazione e dei giochi di potere è finito da un pezzo. Agire bene e subito per il Governo Conte non è un’esigenza di Renzi da soddisfare, ma una priorità costitutiva della sua sopravvivenza. Non è vero che possiamo aspettare febbraio per varare il Recovery Plan italiano perché prima dei soldi che arriveranno ci sono i debiti italiani e con l’Europa non si scherza.

Se non si riesce a portare alla cassa nemmeno i ristori pagati con i soldi presi a prestito del bilancio pubblico italiano perché la burocrazia europea fa a noi le pulci sul danno indotto non riconoscendo alle imprese italiane quello che riconosce alle imprese francesi e tedesche, figuriamoci che cosa accadrà quando andremo a spendere il fondo perduto del Next Generation Eu finanziato con debito pubblico comune europeo!

Presidente Conte, esca dall’angolo raccogliendo l’appello che viene dai Presidenti delle Regioni del Sud per riconoscere ciò che spetta al Mezzogiorno in tutte le missioni indicate dal piano europeo secondo la stella polare della coesione. Non è un progetto contro il Nord che deve avere e avrà il massimo di dote possibile per finanziare l’innovazione dell’industria e dell’impresa verde.

Questa, non altre, è la sua scommessa politica e la governance che dovrà gestire la missione dell’Italia per i prossimi dieci anni deve esprimere ai massimi livelli la sua amministrazione con poteri e autonomie legati alla struttura aziendale prescelta ma incardinata dentro le istituzioni.

A me piace chiamarlo Genio civile moderno che vuol dire ingegneri e informatici, ma anche semplificatori e uomini di finanza. Un po’ Bei e un po’ Cdp. Gli uomini ci sono. Sicuramente si trovano. Nel gioco del gatto e il topo, presidente Conte, vince Renzi. Vada in Parlamento e si assuma le sue responsabilità. Sarà difficile per gli altri non condividere questi obiettivi e la sua leadership avrebbe i titoli per proseguire. Se dovesse prevalere l’egoismo miope di sempre, quello che condanna Nord e Sud del Paese, lei potrebbe non passare, ma cadrebbe almeno in piedi. Francamente a questa ipotesi con tutto ancora per aria non vogliamo nemmeno pensarci.


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