Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna
4 minuti per la letturaLa Regione Piemonte spende per i suoi servizi generali cinque volte di più della Regione Campania che è così bene amministrata da avere il primato europeo del rischio povertà. La Regione Emilia Romagna ha la stessa popolazione della Puglia ma spende il doppio per i suoi servizi generali. Serve una interlocuzione politica e tecnica centrale di livello e vanno messi in riga i capetti delle regioni del Nord e del Sud
MA DAVVERO credete che il futuro di questo Paese possa essere nelle mani di chi ha amministrato una regione che ha conseguito il primato europeo del rischio di povertà? Se più di uno su due dei cittadini della Campania è a rischio povertà vuol dire che questo territorio sta messo peggio delle aree più svantaggiate di Grecia, Romania, Bulgaria, Spagna! Vi rendete conto di che cosa stiamo dicendo? Dove sono finiti i 7,5 miliardi l’anno del reddito di cittadinanza e i proclami del super ministro degli Esteri grillino, Luigi di Maio, di abolizione della povertà?
Ma vi rendete conto che la Regione Piemonte spende per i suoi servizi generali cinque volte di più della Regione Campania che è ridotta così e addirittura spende da sola di più di quanto spendono tutte insieme le Regioni Campania, Puglia e Calabria? Vi rendete conto che la Regione Emilia-Romagna dell’efficientissimo Bonaccini ha la stessa popolazione della Puglia ma spende esattamente il doppio per suoi servizi generali? Vogliamo parlare poi dei miliardi al vento bruciati dai carrozzoni burocratici e dallo stuolo di municipalizzate, società in house e appendici clientelari varie delle Regioni Lombardia e Emilia-Romagna?
Lasciando per un momento da parte la vergogna di una spesa sociale e infrastrutturale che toglie indebitamente sviluppo al Sud e regala assistenzialismo al Nord, la spesa pro capite per scuola e sanità oscilla della metà da un capo all’altro del Paese, ma davvero davvero pensate che si possa affidare nelle mani dei “capi bastone” regionali del più grande sprechificio nazionale il futuro del Paese e la gestione del Recovery Fund? L’Europa si è rifatta viva ieri per chiedere ai singoli Paesi che cosa metteranno nelle loro leggi di bilancio. Per chiedere di fare bene i conti, quelli delle spese e quelli delle entrate, tenendo a mente le previsioni del Recovery Fund. Siamo al monitoraggio sistemico giorno per giorno. Questo impone all’Italia, più che altrove, di attrezzarsi con una interlocuzione politica e tecnica centrale di livello, concludente, che esprime la visione strategica del Paese e gli obiettivi operativi con il massimo della concretezza. I soldi li mette l’Europa e l’interlocutore dell’Europa non può più essere, come è stato di fatto fino a oggi, la Conferenza Stato-Regioni. A fare le riunioni, a definire il programma 2021/2027 ci vanno loro.
Ognuno per conto suo. Ognuno facendo male per conto suo. I risultati raggiunti fino ad ora sono così scadenti che dovrebbero escluderci a priori. Il punto è che se chiedi alla De Micheli che cosa è il programma 21/27 c’è il rischio concreto che ti risponda che è un ambo. Il punto è che in Italia, nella sede della Conferenza Stato-Regioni in via della Stamperia a Roma, passa tutto, si definisce o si bollina tutto. Si decide la spesa pubblica territoriale in tutte le sue voci, qui non altrove c’è la governance reale di quanto si dà e a chi per scuola, ospedali, treni, mobilità. Sempre qui si contrattano le leggi di bilancio e gli obiettivi della Nadef.
Qui si fa e si disfa tutto e ciò è inaccettabile perché fino a oggi questi poteri anomali e il modo in cui sono gestiti hanno prodotto la peggiore crescita europea in termini quantitativi e qualitativi perché non solo siamo gli ultimi ma anche i più diseguali. No, noi non crediamo in un Paese che vende il sogno della abolizione della povertà attraverso sussidi assistenziali e che affida il suo futuro nelle mani di capetti esigenti di baracconi clientelari che ragionano come se il loro territorio sia uno Stato, non un pezzo di una nazione. I governatori degli Stati americani tassano e spendono loro, hanno la responsabilità diretta del bilancio.
Questi spendono solo e non hanno nessuna responsabilità diretta. Soprattutto i capi delle cosiddette regioni ricche spendono alla grande e scavano nel bilancio di tutti per soddisfare le loro clientele mettendole sul conto di chi ha meno. Se non si spezza questa spirale perversa tutta l’Italia diventerà Sud e il mondo avrà trovato la sua capitale mondiale della povertà. Mettiamoli al loro posto i presidenti delle regioni, si occupino dei loro territori e la smettano di saccheggiare il bilancio pubblico per soddisfare le mille clientele delle mille liste che hanno sostenuto i capi dei potentati regionali. Questa è la prova decisiva del governo Conte. L’Italia deve uscire dal suo federalismo ingiusto e deve recuperare un’idea unitaria di Paese con un piano di opere materiali e immateriali definito e gestito dal centro con una sola priorità. La riunificazione infrastrutturale del Paese e almeno il 50% delle risorse europee attribuite al Mezzogiorno.
Questo serve all’Italia prima ancora che al Mezzogiorno. Questa dopo venti anni di distrazione è l’unica possibilità che ha il Paese di tornare a misurarsi con i suoi problemi reali.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA
Direttore io la seguo da tempo nelle sue battaglie per far riconoscere il dovuto al Sud. Leggo che bisognerebbe fare ricorso alla Consulta. Mi sa spiegare perché i Presidenti delle regioni meridionali non lo fanno?
Perché subiscono passivamente questo scippo annuale?
Forse anche l’interlocutore prestigioso VINCESKO, che spesso risponde ai suoi editoriali, l’altro giorno invocava la stessa cosa; potrebbe rispondermi. Cosa c’è sotto? Nel sud sta montando un impulso di ribellione alla luce di tutte le notizie di SVIMEZ, BCE, FMI che ripetono all’unisono che gli investimenti maggiori devono andare al Sud. Non posso credere che siano tutti ciechi e sordi e nemmeno distratti ed incompetenti.
Qualcuno mi dica la vera ragione.
Gianfranco
Io non sono un esperto di questioni costituzionali, ho dedotto logicamente l’incostituzionalità della ripartizione delle risorse tra le Regioni sulla base della spesa storica, che penalizza il Sud, e sulla mancata assegnazione al Sud di risorse addizionali, che anch’essa danneggia il Mezzogiorno e lo condanna al sottosviluppo, da questo chiaro articolo dell’ex presidente della Corte Cost. Cesare Mirabelli https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/le-due-italie/politica/2020/08/13/legge-calderoli-le-promesse-mancate-che-hanno-affossato-i-diritti-del-sud/ .
L’unico mio merito – se vogliamo dire così – è (i) di averla chiamata col suo nome; e (ii) di aver invitato il direttore Napoletano a organizzare, sul tema di un eventuale ricorso alla Corte Cost., una tavola rotonda operativa con i presidenti delle Regioni meridionali.
Sul perché i presidenti del Sud non l’abbiano ancora fatto non so dire, forse per ignoranza o per un complesso di inferiorità verso il Nord o perché hanno paura di scoperchiare un vaso di Pandora. Sul perché il direttore Napoletano non lo faccia, neppure.
Peraltro, facendo ora una ricerca, ho trovato che questa ipotesi è stata già fatta da Comuni calabresi: I COMUNI COMINCIANO A DENUNCIARE I FONDI PEREQUATIVI INCOSTITUZIONALI https://www.filosofiadeldebito.it/2019/03/11/i-comuni-cominciano-a-denunciare-i-fondi-perequativi-incostituzionali/ .
Concordo ovviamente su tutto (sono cose che ho scritte nei miei commenti), tranne su un punto.
Ri-evidenzio (https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/economia/2020/09/18/rischio-di-poverta-campania-sicilia-e-calabria-le-regioni-piu-esposte-in-europa/ ) che i dati dell’Annuario Regionale 2020 Eurostat non includono gli effetti del cosiddetto RdC: The Eurostat regional yearbook is based on the most recent data available, usually for 2018 or 2019 https://ec.europa.eu/eurostat/product?code=KS-HA-20-001.
Rilevo, per inciso, che anche Bonaccini, come il Quotidiano del Sud, è stato fortemente critico verso il sacrosanto RdC, provocando la dura reazione di Fabrizio Barca. Bonaccini un po’, solo un po’, si comprende, Il Quotidiano del Sud molto meno. Il Mezzogiorno ha bisogno sia di sviluppo che di assistenza. La misura che li comprende entrambi non può essere – come blaterano gli agit-prop dei ricchi – il RdC, ma un Grande Piano Pluriennale di Case Popolari di Qualità, estremamente carenti; in Francia (che è al 4° posto in UE per rapporto alloggi pubblici/totale immobili residenziali con il 16%) ce ne sono 5 milioni, in Italia 600 mila (1,5%).