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I capi delle Regioni oggi osannati sono quelli che esprimono il miope egoismo del Nord a volte capace e la rassegnazione del Sud a volte incapace. Hanno posto insieme le basi del declino italiano in quella stanza malata di compensazione di interessi che è la Conferenza Stato-Regioni. Tagliare il numero dei parlamentari in un bicameralismo più che perfetto significa indebolire l’assemblea nazionale e aumentare il potere di quelle regionali. Un problema in più per Conte
Siamo molto preoccupati. I capi delle Regioni più esigenti, quelli che sanno solo spendere con i soldi degli altri, e i capi delle Regioni più inefficienti, quelli che riescono a sprecare anche i quattro soldi che ricevono, sono osannati da un circuito informativo cartaceo e televisivo che fa accapponare la pelle. Che non riesce mai a porre una domanda banalissima ai nostri eroi del tipo: non è per caso che proprio per colpa vostra siamo gli ultimi in Europa? Io capo del granducato dell’Emilia-Romagna spendo e lo Stato paga. Io novello Lorenzo il Magnifico della nuova Signoria fiorentina faccio coprire il buco della mia sanità dal bilancio pubblico italiano.
Io capo del Regno Piemontese spendo per i servizi generali della mia Corte regionale cinque volte di più di quanto spende l’ultimo Viceré della neoCorte borbonica regionale della Campania. Io capo del governo della Lombardia, che per chi ancora non lo sapesse è il motore dell’economia che ha perso tutti i cilindri delle sue grandi aziende private, spendo e spando con la nuova mecca del capitalismo privato che è la rendita della sanità pubblica, assumo chi mi pare e faccio lo sconto sulle tasse regionali ai miei cittadini che sono ricchi ma devono diventare ancora più ricchi con i soldi dei poveri.
Cari eroi del Titanic Italia, non è che per caso siamo l’unico Paese con l’acqua alla gola da dovere chiedere il Mes per pagare il conto della sanità privata emiliano-romagnola, toscana e lombardo-veneta che ha perso la rendita pubblica ai tempi del Covid? Ma fino a quando si crede di potere andare avanti con il sistema delle venti sanità e delle venti istruzioni regionali dove gli investimenti in ospedali e scuole pagati dal bilancio pubblico nazionale vanno al Nord in misura doppia di quelli che vanno al Sud?
Forse, siamo messi così male perché la stessa cosa si ripete con la fibra, l’acqua, l’ambiente e il territorio? Forse, perché con questo metodo incostituzionale che viola i diritti di cittadinanza i nostri Capi esigenti spadroneggiano nella Conferenza Stato-Regioni e gestiscono la spesa pubblica come bancomat dei privilegi dei loro cittadini? Forse perché così siamo arrivati al capolavoro di ridurre il reddito pro capite del Mezzogiorno alla metà di quello del CentroNord demolendo i consumi interni e privando del suo primo ricco mercato di “esportazioni” i prodotti delle imprese del Nord? Che fine ha fatto la legge Calderoli sul federalismo fiscale? Che cosa altro se non un mero, miope interesse comune della Sinistra Padronale tosco-emiliana e della Destra a trazione leghista lombardo-veneta, può avere impedito fino a oggi di varare i livelli essenziali di prestazione e di fare i fondi di perequazione sociale e infrastrutturale espressamente previsti da quella legge?
Ma ci sarà ancora qualcuno in Italia capace di chiedere al grande trionfatore del voto in Campania, il mitico Vincenzo De Luca, come mai la sua regione è la prima assoluta in Europa per rischio povertà? Possibile che siamo più indietro dei territori svantaggiati di Romania, Grecia, Spagna e Bulgaria? Scusate, ma tutte queste liste del Presidente di questa o quella Regione sono espressione della società civile o prenotazione di nuove clientele e di mancato sviluppo? Parliamoci chiaro. I nuovi eroi sono quelli che esprimono il miope egoismo del Nord a volte capace e la rassegnazione del Sud a volte incapace che hanno posto insieme le basi del declino italiano in quella stanza malata di compensazione di interessi che è la Conferenza Stato-Regioni. Questa è la cruda realtà. Tagliare il numero dei parlamentari in un bicameralismo più che perfetto, significa indebolire l’assemblea nazionale e aumentare il potere delle assemblee regionali e del luogo nascosto di governo dei ricchi privilegi del Nord e delle briciole clientelari del Sud. Significa affidare di fatto a chi ha contribuito a bloccare la riunificazione infrastrutturale materiale e immateriale dell’Italia e ha posto, quindi, le basi della sua spoliazione un ruolo pericolosissimo di Terza Camera dello Stato. Non vogliamo alimentare nessuna guerra Nord-Sud, il nostro obiettivo è l’esatto contrario e, cioè, il ritorno di un’idea comune di Paese e di un progetto competitivo affidato in mani competenti che restituisca all’Italia intera il ruolo di grande economia industrializzata che ricopre formalmente ma che ha già perso da un pezzo. Fa bene il Presidente Conte a non definirsi oggi inamovibile esattamente come ieri non si sentiva in bilico. Il punto è che oggi ha un problema in più. Questo osanna tanto sbagliato quanto diffuso agli “eroi” delle Regioni.
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1. Il corollario, cioè la logica conseguenza, dell’ottima e condivisibile argomentazione del direttore Napoletano è che venga promosso – come ho già rilevato più volte – un ricorso costituzionale contro l’attuale criterio di riparto delle risorse alle Regioni del Nord e a quelle del Sud.
2. Chiedere al presidente Vincenzo De Luca – come gli chiesi io quando egli era segretario provinciale del PCI sul perché il PCI di Salerno fosse tra gli ultimi in Italia – perché la Campania è prima in UE per rischio povertà significa farselo nemico.
3. Anziché alzare al cielo alti lai contro il furto di risorse da parte delle Regioni del Nord, perché, assieme alle altre Regioni del Sud, il presidente della Campania De Luca non presenta un ricorso alla Corte Costituzionale?
E per ridurre la povertà dei Campani, che al 40% abitano in case in affitto, perché non realizza un Grande Piano Pluriennale di Case Popolari di Qualità?