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Angela Merkel e Giuseppe Conte durante i giorni della trattativa a Bruxelles

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L’ITALIA ha un problema che viene prima di tutti gli altri. Ha il problema di “chiudere” le cose. Ha bisogno assoluto di un soggetto che può essere un’agenzia, un gruppo di persone selezionate dalla presidenza del Consiglio e dal ministero dell’Economia a patto che comprenda gli errori commessi e cambi totalmente uomini e indirizzo.

L’Italia ha bisogno di qualcuno che faccia le cose e questo qualcuno deve avere la testa giusta e la delega piena che gli consenta di lavorare fianco a fianco con il Presidente del Consiglio e le strutture operative rinnovate dell’Economia.

Se sei mesi fa ci avessero detto che l’Europa avrebbe emesso con il suo bilancio titoli di debito pubblico comuni, non ci avremmo creduto. Questo è merito storico della cancelliera Merkel prima e più di tutti.

Se sei mesi fa ci avessero detto che il primo beneficiario di un piano europeo comune sarebbe stata l’Italia per la rispettabile somma di 209 miliardi, non ci avremmo creduto. Questo risultato è merito storico del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che viene attaccato in casa perché siamo naturalmente allergici a riconoscere il lavoro e le qualità altrui e, poi, quando sentiamo odore di soldi, non capiamo più niente. Ciò detto Conte per primo deve comprendere che se non riesce a spendere le risorse europee e nazionali lui e l’Italia saranno travolti insieme. Che se lui non riuscirà a dare contenuto effettivo alla scelta strategica di riunificare infrastrutturalmente le due Italie, il Paese intero uscirà dal novero delle economie industrializzate e diventerà la polveriera sociale a cielo aperto dell’Europa.

Con la squadra di ministri che si ritrova il rischio di una rovinosa caduta è elevato. C’è una ministra delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, che confonde le slide degli uffici studi con impegni di spesa e cantieri aperti e che lo fa sistematicamente con il Mezzogiorno prendendo in giro la sua popolazione e le sue imprese. Questa vergogna ripetuta all’inverosimile può essere sanata solo accompagnandola alla porta con estrema urgenza. Non è più tollerabile che spacci le chiacchiere del Piano Italia Veloce e studi di fattibilità vari come un impegno e una certezza non discutibili. Siamo davanti a qualcosa di aberrante che è un misto di incompetenza, di leggerezza se non di malafede di cui ci impegniamo a fare a breve una disamina approfondita.

Per capire di che cosa stiamo parlando basti pensare che il piano Italia Veloce è solo una proposta programmatica della ministra che va approvata dalla Conferenza Stato Regioni, dal CIPE, dal Consiglio dei Ministri, dalle Commissioni parlamentari competenti. Siamo davanti al nulla, ma anche davanti a una modalità di governo “annunciatrice” incompatibile con la gravità del momento e irrispettosa del Mezzogiorno. Questo atteggiamento non è nuovo ma francamente fa paura.


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