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Giuseppe Conte

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Per uscire dalla Grande Depressione mondiale serve il metodo ciampiano di sentire tutti e di decidere in pochi. A questo devono servire gli Stati generali dell’economia. Ma c’è chi trama per far saltare il premier perché non capisce il disastro economico che è dietro l’angolo

Se gli Stati generali dell’economia diventano intermediazione con la politica allora prevale lo spirito della kermesse. Tornano i vecchi riti, i giorni si allungano senza costrutto. L’emergenza sociale appare ancora più contagiosa e l’iniziativa è condannata a un’inutilità di tipo pericoloso. Li abbiamo proposti noi. Perché l’Italia ha bisogno di un Progetto Paese di lungo termine e di una macchina pubblica capace di conseguire gli obiettivi. Perché un confronto con chi fabbrica il Pil italiano ogni giorno e non i Soliti Noti maestri di cerimonie nei salotti à la page e nei bassifondi delle rendite pubbliche aiuta a non sbagliare. A maggior ragione sentiamo il dovere di segnalare al Presidente Conte che lui e l’Italia con lui sono davanti a un bivio.

Questi partiti che impongono al Capo del governo di allungare il brodo e alcuni dei loro capetti che fanno i matti perché non sono stati avvertiti prima, fanno parte del sistema che ruota da sempre intorno alla burocrazia di cultura giuridico-legislativa bizantina che è il mostro da abbattere e al coacervo di interessi spartitori-clientelari che blocca la crescita del Paese e allarga le diseguaglianze sociali e territoriali. Il bivio che è davanti al Presidente del Consiglio è il seguente: o ha la forza di diventare soggetto politico presentandosi davanti agli interlocutori con un accordo che è fatto di quattro o cinque priorità non di più – la prima delle quali è ricostituire una cabina di regia a Palazzo Chigi con uomini nuovi di formazione ingegneristica, digitale e conoscitori delle regole comunitarie per rimettere in moto gli investimenti pubblici e privati – e di farlo condividere e approvare dal massimo possibile di consenso politico e economico o altrimenti sarà lui a finire prigioniero nella gabbia dove l’interesse comune di partiti e burocrazia domina e sarà costretto a fare buon viso a cattivo gioco portando in spalla ancora per un po’ la croce. Che, alla fine, seppellirà tutti per la pesantezza della crisi sociale in atto e della devastante crisi economica che ne è l’origine.

L’obiettivo politico di chi continua a non capire di essere seduto sul vulcano della polveriera sociale che sta esplodendo è quello di rendere il Presidente del Consiglio un loro cavalier servente e di cuocerlo a fuoco lento mettendolo nel forno sociale di un’Italia che resta senza lavoro e che ancora aspetta, in molti casi, la cassa integrazione e i risarcimenti dovuti per i danni prodotti dal Coronavirus. Questi signori, come purtroppo è avvenuto con il ministro dell’Economia succube di una dirigenza del Tesoro che dice no a qualsiasi innovazione, non hanno capito il disastro che abbiamo davanti. Non si rendono conto che ogni angolo possibile dell’economia va riaperto a passo di carico, che serve subito una grande rottamazione generale, che se salta l’acciaio chiude anche il porto di Taranto e esplode la Puglia.

Che vanno aperti tutti i cantieri cantierabili, che la ripresa degli investimenti pubblici materiali e immateriali deve avere come priorità condivisa il Mezzogiorno per fare l’esatto contrario di quello che si è fatto negli ultimi venti anni e provare oggi a rimettere in piedi e salvare l’Italia intera dopo le macerie della Pandemia.
Per uscire dalla Grande Depressione mondiale, serve il metodo ciampiano di sentire tutti e di decidere in pochi. Soprattutto di fare quello che si è deciso e di essere pronti a rendicontarne ai finanziatori europei perché si è cambiata la macchina operativa e si sono scelti autisti all’altezza. A questo non a altro devono servire gli Stati generali dell’economia. Presidente Conte diffidi di chi usa ragioni apparentemente nobili per farle perdere tempo. Tramano sotto banco e vogliono tenerla a galleggiare fino a quando arriva la botta, così lei colpevole del disastro se ne va, e loro fanno il governo tutti insieme. Non sanno perché vivono in un altro mondo che l’Italia sta marciando al 30/40% della sua economia e che, quindi, sta sotto del 60/70%. Non sanno che se va avanti così, tra un giochetto e l’altro, ad attenderli c’è solo un burrone enorme che si porta via tutto.


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