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Giuseppe Conte

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Non vogliamo fare polemiche con nessuno. Perché non serve a niente e perché la Grande Depressione mondiale dovrebbe imporre di uscire dai giochetti di una politica minore che si combatte sul niente per conquistare quattro voti nei sondaggi, neppure nell’urna. Vogliamo solo richiedere oggi ciò che sarebbe dovuto essere pronto da aprile. Un Progetto Paese di lungo termine che disegna l’Italia nuova digitale, ferroviaria, stradale, scolastica, sanitaria. Un Progetto Paese che indica le sue priorità nero su bianco e dice come e quando intende realizzarle.

Vogliamo essere chiari. Abbiamo fallito l’operazione liquidità e è normale che sia avvenuto se ci si ostina a affidarsi a chi difende le ragioni dell’impianto legislativo più barocco del mondo e ignora con arroganza le ragioni di chi ha fame e di chi è sul lastrico perché il governo ha chiuso le sue attività economiche. Avremmo gradito le scuse pubbliche del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e del suo direttore Rivera, ma non sono arrivate. Si vendono moratorie su rate di prestiti e mutui e rinvii di scadenze fiscali, cose vere, ma si continuano a fabbricare provvedimenti che ignorano vincoli diffusi, come la segnalazione alla Centrale rischi, per cui di fatto si esclude la gran parte del tessuto produttivo meridionale dal risarcimento dovuto. Addirittura si sbrodola in TV sulla questione meridionale, come è avvenuto domenica a “Mezz’ora in più” di Lucia Annunziata, senza un minimo di cognizione dei termini reali della medesima questione. Si persevera, insomma, nel solco operativo e informativo di quella grande balla che è la ragione principale della caduta del Nord che continua a fare il pieno di spesa pubblica assistenziale a svantaggio della spesa produttiva dovuta al Sud. Siamo davvero convinti che le polemiche non abbiano diritto di cittadinanza in un momento come questo, ma a patto che l’operazione verità lanciata da questo giornale e certificata dalle principali istituzioni statistiche e contabili della Repubblica italiana diventi la base condivisa del Progetto Paese. Non perché l’abbiamo detto noi, sia chiaro, ma perché se si continua con l’aiuto e il credito di favore ai Soliti Noti si può solo aggravare il solco che conduce il Paese al baratro.

Le parole sacrosante del Presidente Mattarella di ieri insegnano a tutti come si possono dire cose vere bandendo la retorica. La relazione del Governatore della Banca d’Italia di qualche giorno fa non si sostituisce alla politica ma chiede alla politica di fare la politica. In entrambi gli interventi si percepisce la forza viva dello spirito del dopoguerra italiano che regalò alla lira l’oscar mondiale delle monete e all’Italia sviluppo e benessere con un disegno dichiarato di riunificazione delle due Italie. Presidente Conte lei è un uomo libero e si trova a un bivio della storia dove l’Europa vuole salvare l’Italia e noi rischiamo di recitare copioni fuori della realtà. Eviti mediatori inconcludenti come i burocrati che non hanno mai prodotto niente tranne scartoffie e bandisca tutti i professionisti della mediazione politica di sinistra e di destra che parlano dell’economia con i paraocchi della politica. Lasci perdere anche i consigli interessati delle banche, c’è già chi è prono fino all’indecenza e oltre, si tenga fuori. Convochi piuttosto gli Stati generali dell’economia, si confronti con chi fabbrica prodotto interno lordo tutti i giorni e sa come si fa a creare lavoro e ricchezza, li ascolti e chieda loro di che cosa hanno bisogno, si ricordi dell’operazione verità e della riunificazione infrastrutturale delle due Italie e si confronti su questo tema decisivo con chi ha capacità tecniche e esecutive. Se farà tutto ciò svolgerà quella funzione di coordinamento e di indirizzo di cui il Paese ha vitale bisogno e sottrarrà la cassa europea al solito marchettificio italiano. Risolverà i problemi e aumenterà i consensi. Soprattutto, salverà l’Italia.


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