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Giulio Gallera e Attilio Fontana

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Si evitino processi sommari, ma si guardi ai fatti che già si conoscono con mente libera da pregiudizi. Va bandito, come abbiamo scritto appena ieri, il sussiego irresponsabile con cui vengono sottaciute l’anomalia mondiale della Lombardia e il conto che l’intero Paese paga per gli errori della sua classe dirigente politica e amministrativa.

Questo giornale ha tirato fuori per primo la delibera dell’otto marzo 2020 con cui la Regione Lombardia chiede alle case di riposo per anziani di accogliere pazienti provenienti da altri ospedali e pazienti affetti da Covid 19 (LEGGI LA NOTIZIA). Il classico cerino che accende il pagliaio entrando dalla porta principale. Dopo che altri cerini disseminati nei pronto soccorso hanno incendiato molti degli ospedali pubblici lombardi diventati un rogo gigantesco dentro il quale lasciano la vita più di undicimila persone a oggi. Il più grande focolaio della terra nei giorni terribili della Pandemia Globale.

Questo giornale ha pubblicato in anteprima il report dell’Istituto Superiore di Sanità (LEGGI) da cui si evince che dal primo febbraio al sei aprile i decessi per sintomi di simil influenza nel 27,5% delle strutture sanitarie lombarde sono quattordici volte superiori a quelli ufficialmente morti di Covid. Il rapporto anomalo è superiore di quasi sei volte a quello dell’Emilia Romagna e di oltre sette rispetto al Veneto – le altre due regioni con focolai significativi – di centinaia di volte se confrontato con la gran parte delle altre regioni italiane. Questi sono i fatti nudi e crudi all’origine delle perquisizioni della guardia di finanza scattate ieri all’interno delle residenze sanitarie lombarde.

A questi fatti ne vanno aggiunti un altro paio. Primo: i decessi in Lombardia sono pari al 52,88% di quelli italiani e al 9,1% dei morti globali da Covid 19. Tutte le regioni meridionali peninsulari e insulari messe insieme contano 896 decessi pari all’8% dei morti in Lombardia. Gli ospedali pubblici del Mezzogiorno sono stati ingiustificatamente espropriati da almeno dieci anni in qua di risorse pubbliche a favore delle Regioni del Nord (alla Lombardia vanno 20 miliardi l’anno pari al triplo di quanto riceve la Puglia) e della rendita sanitaria privata da queste stesse Regioni foraggiate con i soldi pubblici di tutti gli italiani.

Questo giornale in assoluta solitudine documenta da un anno questa vergogna e altre di tipo analogo. Ho scritto la Grande Balla perché questo lavoro rimanesse agli atti in modo compiuto.

Davanti alla prova terribile del Coronavirus si è scoperto che la Regione Lombardia, a differenza di Emilia-Romagna e Veneto, non ha cultura di prevenzione pubblica sul territorio. Non ha capito nulla prima e ha sbagliato molto dopo. Perché è mancata del tutto la strategia della separazione tra luoghi Covid e luoghi non Covid e si è infettata con leggerezza imperdonabile un’intera classe di personale medico e paramedico. Si è dovuto attendere per settimane lo scatto operoso di quella imprenditoria privata foraggiata oltre ogni decenza che ha continuato a fare le sue cose mentre un’ecatombe si abbatteva sulla Lombardia. Si è finiti nel tunnel di una situazione totalmente fuori controllo in un rimpallo avvilente di responsabilità tra centro e territorio.

Quanta distanza in termini di efficienza, di capacità tecniche e di serietà nella azione degli amministratori regionali meridionali, delle sue dimenticate eccellenze sanitarie e delle sue comunità! (LEGGI IL CASO DELL’OSPEDALE COTUGNO) Ognuno ha fatto il suo. Chi ha sensibilizzato e agito separando ermeticamente i reparti e creando ovunque nuovi luoghi Covid. Chi si è autodenunciato e ha rispettato le quarantene. Chi ha mostrato sul campo capacità di ricerca scientifica e di azione terapeutica prevenendo, isolando e curando. I volontari che sono corsi in massa a rischiare la vita negli ospedali infettati della Lombardia sono partiti in misura rilevante dalle regioni del Sud e del Lazio. Pazienti malati gravi della Lombardia sono stati accolti e curati dagli ospedali pubblici meridionali. Tutti sono guariti, tutti hanno ringraziato.

Mai Fontana e il suo scudiero Gallera sono riusciti a pronunciare questa parola di sei lettere nelle infinite dirette televisive. Anche da questo si capisce che la situazione ha superato il livello di guardia. Si nomini un commissario ad acta per la sanità se non si vogliono avocare direttamente allo Stato i poteri. Non siamo mai stati teneri con le disfunzioni della macchina centrale nazionale e ne conosciamo le debolezze. Un sistema nazionale da venti anni svuotato di risorse e poteri a favore delle Regioni fa fatica a rimettersi in corsa. Una cosa, però, è certa: oggi la Lombardia va aiutata. Deve dimostrare di avere almeno l’umiltà di chiederlo. Poi, sarà più facile ricostruire un Paese nuovo. Perché lo si farà finalmente insieme.


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