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Siamo al ribaltone del controribaltone. Non è più rischio deriva greca, ma deriva greca. Una forza populista (Cinque Stelle) si è unita con una forza sovranista (la Lega) e hanno dato vita al governo Conte 1.
Chi li ha votati nell’urna sa di avere votato due partiti contrapposti. Per garantire la cosiddetta governabilità c’è il primo ribaltone italiano.
Poi è nato il Conte 2 perché il Capo dei sovranisti di destra ha avuto un colpo di sole. Arriva il controribaltone.
Il partito dei populisti (Cinque Stelle) fa l’alleanza con il Partito democratico e nasce il Conte 2.
Ancora una volta vanno insieme al governo due partiti che hanno chiesto il voto l’uno contro l’altro armato.
Adesso si prepara, sotto traccia, il nuovo ribaltone del controribaltone. Stratega il vicepresidente leghista del Senato, Roberto Calderoli, centravanti di sfondamento il deputato forzista Giorgio Mulé. Si punta alla scissione dei Cinque Stelle dopo la caduta rovinosa di Di Maio. Ci sono addirittura le conferme: a quanto mi risulta ai parlamentari già fuori, dice Mulé, se ne potrebbero aggiungere almeno 20/30, ma non mi stupirei se fossero anche di più. Si lavora alla nascita di una terza autonoma forza populista, con un manifesto programmatico per la Lega di Governo. Ovviamente, di fronte a condizioni interne e internazionali particolarmente gravi, dice sempre Mulé, faremo la nostra parte per garantire un esecutivo che ha i voti in Parlamento.
Per la nascitura forza proponiamo il nome di To Potami, i populisti greci né di destra né di sinistra, che come Syriza, populisti di sinistra, e i Greci indipendenti, sovranisti di destra, impersonificano la stagione della deriva greca che, tra un cambiamento di fronte e l’altro del premier Tsipras, ha regalato al popolo greco l’arrivo della Troika – i commissari di Bce, Fondo Monetario, Commissione Europea – la svendita degli aeroporti ai tedeschi e del Porto del Pireo ai cinesi, la caduta verticale del reddito pro capite, fame e povertà diffuse.
Basta, c’è un limite a tutto! Se è vero, come è vero, che quando si prende un’iniziativa che riguarda la Libia, è meglio non annunciarla perché bisogna sapere che cosa sono l’Africa e il Medio Oriente dove la beffa e la menzogna fanno parte della politica, anzi ne sono la regola.
Se è vero, come è vero, che c’è una masochistica propensione a occuparsi di questioni ideologiche/dividenti di cui agli italiani interessa nulla. Allora è bene capire che, con un Paese dove il reddito pro capite al Sud è la metà di quello del Nord e dove gli aiuti di Stato vanno sei volte di più in Lombardia che in Calabria, possiamo fare davvero la fine della Grecia.
Se avete un po’ di residua dignità smettetela di giocare al Grande fratello mondiale (non conta nulla l’Europa, figuriamoci noi!) e aprite i cantieri per gli investimenti pubblici nelle regioni meridionali. Misuratevi con l’economia e con le due Italie. Occupatevi del Sud per salvare il Nord. Fatelo prima che, tra un ribaltone e l’altro, l’Italia diventi la nuova Grecia. Se continuate così, ci riuscite di sicuro.
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