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In Israele come in Niger di volta in volta chi mette soldi e armi è il mondo autocratico iraniano-russo-cinese che cavalca il risentimento del Sud mondiale. Se scoppia una guerra lunga in Medio Oriente, nessuno manderà più armi in Ucraina perché si svuotano i depositi. Dalla guerra mondiale a pezzi temuta da Francesco si passa a pezzi che si incastrano nella guerra globale. Che nessuno può permettersi. L’Italia prima di tutti.

La paura fa rifiutare la realtà e spinge a non cogliere le specificità dell’attacco a Israele, al suo modello di democrazia che resta con i suoi difetti il più avanzato nell’area, messo in atto da Hamas con tank e jet, centinaia di morti, donne e uomini sgozzati, ostaggi civili presi sul campo. Si vuole catalogare la guerra di Hamas a Israele come tutte le altre volte. Non è così anche se di certo pesa la disperazione che porta alla delinquenza in un contesto dove ogni anno Israele si mangia un pezzo di territorio e fare i due Stati diventa praticamente impossibile perché non c’è più il terreno per farne almeno uno dei due. Non è così perché quello che è accaduto richiede una montagna di soldi che non si spiegano se non c’è qualcuno che finanzia questa roba.

Non è l’intifada. Devi addestrare le persone, guidare i deltaplani e non puoi avere fatto tutto questo nella striscia di Gaza dove hai un’attività di osservazione mostruosa da parte dell’intelligence israeliana. Tutto questo fa parte di un quadro internazionale molto complicato dove il sommovimento dei Sud del mondo gestito da tutti gli autocrati riuniti restringe gli spazi dell’Occidente su tutti i quadranti, dall’Africa al Medio Oriente, e sospinge in Europa la bomba migratoria con l’obiettivo di alimentare tensioni e divisioni. Tutto parte dalla guerra di invasione di Putin in Ucraina, nel cuore dell’Europa, che resta il punto massimo del conflitto mondiale di civiltà. Lo spartiacque della nuova storia. Per cui dietro Hamas c’è di certo l’Iran, che poi siccome hanno esagerato sgozzando le persone e entrando nelle case prendendo i civili come ostaggio, fa finta di fare marcia indietro o di stare da un’altra parte, ma probabilmente c’è anche lo zampino di Putin e, forse, dei cinesi.

Le armi dei russi e i soldi della Cina sono invece di sicuro dietro il golpe in Niger che ha fatto cadere l’ultimo avamposto occidentale in un’Africa sempre più dominio finanziario e militare dei nuovi padroni che non sono più né francesi né italiani. In Israele come in Niger di volta in volta qualcuno ha messo in campo soldi, armi e organizzazione e questo qualcuno che sta cavalcano il risentimento dei Sud del mondo appartiene al variegato mondo autocratico. Che è sempre lì ad accendere il fuoco sotto il pentolone sigillato da loro stessi. Perché siamo circondati da autocrati che, per di più, si sono anche messi in testa di fare gioco di squadra. Alla fine il pentolone è esploso e la gente intuisce che si fa sul serio. Se scoppia una guerra lunga anche in Medio Oriente, nessuno manderà più armi in Ucraina. Molto banalmente perché si svuoteranno i depositi ed è questo il pezzo nuovo di un gioco intricato e pericolosissimo.

Capisco perfettamente che chi ha un certo tipo di responsabilità o le ha avute in passato tende a ridimensionare il problema, ma chi non ha responsabilità dirette e fa informazione ha invece il dovere di dirlo. Bisogna avere consapevolezza che le basi per preparare i missili non sono state predisposte in loco e non bastano a spiegare ciò che è accaduto le figuracce del Mossad che non ha nemmeno capito niente di quello che ha visto. Bisogna avere almeno consapevolezza che il sommovimento del Sud mondiale è gestito da un potere autocratico che lo indirizza contro l’Occidente da cui non cerca più legittimazione. Perché ha deciso di costruire un altro baricentro del mondo e di contrapporsi.

Su tutti i quadranti del Mediterraneo autocrati e dittatori, a volte i ruoli cambiano anche a seconda delle stagioni, usano la disperazione come arma di guerra. A volte funziona. A volte meno. Nel caso di Israele capiremo bene nei prossimi giorni se quello che è successo rafforzerà Netanyahu perché scatta un meccanismo di solidarietà nazionale o se viceversa lo indebolirà perché ne verrà considerato responsabile. Quello che, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti è che dalla guerra mondiale a pezzi temuta da Papa Francesco si sta passando, purtroppo, a pezzi che si riuniscono tra loro e determinano un incastro che può portare alla guerra globale. È proprio quello che non possiamo permetterci. L’Italia sorvegliata speciale sui mercati, a causa del maxi debito e dell’incertezza sulla crescita, prima di tutti. Si lavori perché Europa federale, Regno Unito e Stati Uniti marcino per una volta uniti dentro una nuova cornice e per un arco di tempo duraturo. Non esistono alternative a costruire una nuova governance mondiale.


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