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Fra fake news e fact checking, le bugie dei leader hanno sempre più le gambe corte; Il duello Trump-Harris: un assaggio di cosa ci aspetta


L’era delle “fake news”, pronte a trarre in inganno lo spettatore, è anche l’epoca del “fact checking” ossia della possibilità di verificare l’effettiva attendibilità di una notizia o di una dichiarazione.
Le castronerie iperboliche non mancano mai nelle discussioni politiche. E negli anni ci si è abituati a vedere o ascoltare incredibili performance oratorie farcite di impressionanti narrazioni o riferimenti a fatti ed eventi che in realtà non hanno mai avuto luogo. E’ il gioco del “chi la spara più grossa”, disciplina che – se rientrasse mai in quelle sportive – avrebbe moltissimi aspiranti al podio più alto. Se nel calcio c’era la moviola e adesso c’è la VAR, anche nei dibattiti pre-elettorali. Esistono strumenti per assegnare una sorta di “oro” olimpico a chi esagera e per riportare le conversazioni nel più ragionevole alveo della verità.

L’incontro-scontro tra Donald Trump e Kamala Harris è avvenuto nell’ovattato “ring” allestito in uno studio televisivo della storica ABC News.
L’atmosfera, incandescente già ancor prima di far infilare i guantoni virtuali ai contendenti, ha suggerito di predisporre una squadra di verificatori, fulminei nel procedere ad ogni riscontro possibile su qualsivoglia dettaglio e inesorabili nell’esibire le prove dell’autenticità o dell’infondatezza di inflessibili asserzioni o roboanti pubbliche denunce. Se vale il paragone con il quadrato in cui i pugili si misurano sperando di mandare al tappeto l’avversario, c’è da dire che il confronto non ha visto un vero e proprio KO ma ha evidenziato che uno dei due contendenti è finito alle corde e ha concluso il match dopo una progressiva perdita di vivacità.

LE ACCUSE DI TRUMP E LA STRETTA DI MANO CON HARRIS

Abituato a contestare i risultati elettorali, mister Trump non esitato – appena uscito dal faccia a faccia – a puntare il dito contro l’emittente accusandola di aver deliberatamente creato non un duello ad armi pari ma una micidiale ed inammissibile gogna mediatica.
Trump nello stringere la mano alla Harris ha bofonchiato un “Have fun” (divertiti!) senza immaginare che la sua avversaria (e i suoi sostenitori) potesse vivere in maniera spassosa l’importante appuntamento sotto gli occhi di tutta l’America.

La predisposizione di una specie di macchina della guerra dell’informazione ha permesso di fare le pulci a qualunque dichiarazione, nonostante la vastità dei temi che hanno animato il dibattito.
La spettacolarità di Trump è proverbiale ma l’animale da palcoscenico si è trovato per la prima volta dinanzi ad un sistema arbitrale pronto a sventolare il cartellino giallo che potrebbe anticipare quello “rosso” nelle mani degli elettori. Questa situazione è stata vista come una tagliola, ma non ha disarmato la balestra carica di dardi di distrazione dai temi in discussione.
Il pubblico si è dovuto sorbire un indigesto cocktail di frasi sconclusionate, notizie artefatte ed infondate, fantasiosi intrighi e un distillato delle migliori cospirazioni.

“LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE”

Facendo impallidire anche i più ortodossi pretoriani dei nostrani movimenti per la vita e per la famiglia, Donald Trump ha detto che in alcuni Stati a guida democratica si poteva addirittura “giustiziare praticamente il bebè”, cercando di far credere che ci fossero stati aborti non solo a ridosso della conclusione della gravidanza ma – forse – anche a parto avvenuto.
Immediatamente smentito dalla giornalista Linsey Davis, volto noto di ABC News, non ha dato l’impressione di concordare un gran che con la versione della moderatrice in studio.
Anche la Harris “pesta una cacca” sul tema dell’aborto e indica il “Progetto 2025 in cui i conservatori avrebbero pianificato il monitoraggio delle gravidanze e delle loro interruzioni spontanee, attività che invece non avrebbe obiettivi diversi da mere statistiche anonime a cura del Dipartimento della Salute.

L’immigrazione e le abitudini alimentari

Severo sostenitore nella necessità di rafforzare le frontiere e di erigere muri nemmeno potesse contare sul “bonus 110%”, il biondissimo Donald ha cercato di trovare argomentazioni acuminate per trafiggere la Harris e convincere chi dovrà scegliere il futuro Presidente USA. Per strabiliare la platea di americani in salotto, magari con un cucciolo sulle ginocchia, ha sferrato quello che doveva essere il suo colpo migliore: la storia degli immigrati provenienti da Haiti che rubano cani e gatti (randagi o semplicemente incustoditi anche solo per un istante) e poi – forse muniti di un manuale da cucina paragonabile al nostro Artusi – se li mangiano senza preoccuparsi di trigliceridi e di colesterolo.

L’uscita sulle abitudini alimentari e sulla minaccia che queste possano prender piede anche in comunità diverse da quella vicentina mette di buon umore Kamala Harris e probabilmente anche chi segue il dibattito a distanza stravaccato sulla poltrona di casa. La smentita sul presunto episodio a Springfield nell’Ohio, induce Trump a correggere il tiro e a rappresentare che forse ne ha sentito parlare in tv, secondo il rituale “As Seen in TV” adoperato per indicare oggetti di uso comune visti sul piccolo schermo sui canali delle televendite…

IL DUELLO TRUMP HARRIS E IL “FACT CHECKING”

Il problema è serio. La disinformazione purtroppo sopravvive al cosiddetto “fact checking”, perché le notizie si muovono rapidamente attraverso i social e i sistemi di messaggistica istantanea, contesti in cui non esistono efficaci meccanismi di smentita o di rettifica e dove i passaggi da un dispositivo all’altro fanno perdere di vista la fonte primigenia di una determinata notizia falsa.
Quel che sta accadendo negli States è solo un minuscolo assaggio di quel che sarà il futuro che ci aspetta. L’intelligenza artificiale aiuterà a confezionare fatti ed eventi verosimili ma totalmente infondati che – a breve – andranno a modificare la corretta narrazione del nostro vivere contemporaneo.
Ognuno proverà a raccontare la sua bugia, cominciando in anticipo e non attendendo di giungere in prossimità del momento in cui una certa “balla” deve arrivare a destinazione. E’ la tecnica del ripescare qualcosa che era già uscito e inspiegabilmente passato inosservato, arte che i guerrieri dell’information warfare conoscono perfettamente.


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