Vladimir Putin
4 minuti per la letturaChe cosa deve fare l’Europa e che cosa non devono fare gli americani e gli inglesi. La lezione del passato ci insegna che il modello è quello di Kissinger e che come in quel caso fu con la Thatcher, che non può essere la Truss di oggi, ci vuole una leadership politica europea effettiva che anticipi la rotta e le scelte, non che vada a ruota dei ricatti di Putin. Anche qui la lungimiranza della proposta di Draghi di un tetto massimo e della separazione dei meccanismi di prezzo tra gas e elettricità può aiutare a capire molte cose. In Italia deve diventare minoranza assoluta la cultura del no a tutto e se non si può avere Draghi alla testa del Paese almeno non si deve scendere sotto un mezzo Draghi. Sarebbero guai seri
Non sappiamo se Putin agisce per aggressione o per disperazione. Se vuole andare fino in fondo o se è alla canna del gas. La Russia mostra una sicurezza impressionante nell’annunciare chiusure di rubinetti o nel richiamare all’ordine Erdogan sul grano, ma ha un’economia ridotta in frantumi ancorché l’istituto di statistica nazionale addomestichi regolarmente i numeri.
Questa è la grande incognita dell’Occidente perché se Putin vuole andare fino in fondo bisogna stare molto attenti a impedirglielo. Perché, parliamoci chiaro, alla fine di questo percorso folle c’è la terza guerra mondiale più o meno a alta intensità. Bisogna diplomaticamente operare affinché si trovi un modo per sostituirlo cercando di capire se dentro il gruppo dirigente russo c’è o non c’è un numero sufficiente di persone che si sono rese conto che stanno andando tutti a sbattere e sono disponibili a metterlo da parte. Ovviamente a quel punto si dovrà premere su Zelensky perché anche lui perda qualcosa.
Siamo al centro di un grande gioco diplomatico che richiederebbe un grande stratega che in questo momento purtroppo non si vede. Ci vorrebbe un nuovo Kissinger che ripeta quello che fece il Kissinger originale quando capì con il Vietnam di essere finiti in un vicolo cieco. Fece l’accordo con la Cina e il ritiro americano da Saigon ha avuto qualche costo, ma ha anche liberato risorse. Quel tanto di risorse che ha consentito agli Stati Uniti di risorgere e, grazie all’azione di Reagan, costringere anche la Russia a cambiare strada. Che è, poi, quel cambio di strada che ha portato Gorbaciov al potere. Che, a ben vedere, è anche quello che potrebbe succedere oggi a Putin se il grande gioco, il big game come lo chiamerebbero gli americani, riuscirà a mettere le condizioni giuste per la sua sostituzione.
All’epoca sull’azione vincente di Reagan pesò l’influenza di Margaret Thatcher che era da lui molto ascoltata e lo persuase a fare le mosse giuste. Questo dimostra come è sempre delicato l’incastro internazionale. Questo dimostra che anche oggi l’Europa ha bisogno di una nuova Thatcher che non può essere la Truss, perché deve essere l’Europa, non gli inglesi o gli americani, a fare da mediatore con la Russia e, ancora una volta, oggi come allora ritorna in gioco la Cina.
Anche se aprire in questa fase le porte alla Cina significa aprirle a una superpotenza che ha molti più appetiti di prima e, quindi, è molto meno facile di quando si aveva a che fare con la Cina dei tempi di Gorbaciov. Siamo di fronte a una Cina più che mai immersa in una nuova logica imperialista che non ha mollato Hong Kong e vuole prendersi Taiwan. Come Italia è assolutamente necessario avere un presidente del consiglio all’altezza di questo big game mondiale.
Come Europa è addirittura vitale una leadership politica che anticipi la rotta e le decisioni, non che arrivi dopo, quasi a scoppio ritardato, quasi quando non si può più dire di no.
Per puro amore della verità è giusto ricordare che fu il presidente del consiglio italiano, Mario Draghi, a chiedere molto tempo fa di porre un tetto massimo al prezzo del gas russo perché altrimenti Putin avrebbe ridotto comunque le forniture e avrebbe fatto volare i prezzi. Di modo che il conto lo avremmo pagato solo noi. È esattamente quello che è accaduto. Speriamo che, se non altro, si faccia tesoro di questa lezione perché si operi a tutto campo anche se a tempo scaduto sia sul tetto massimo alle importazioni energetiche dalla Russia sia sulla separazione dei meccanismi di prezzo tra gas e elettricità, sia tagliando in entrata gli extraprofitti e facendo ragionare la Olanda dei tulipani della speculazione. Perché non si può portare l’Europa in recessione e aumentare a dismisura le diseguaglianze perché qualcuno deve fare sempre più soldi anche sulla guerra. Discorso analogo vale per l’Italia dove deve diventare minoranza assoluta la cultura del no a tutto, dal rigassificatore di Piombino alle centrali a carbone fino alle nuove fonti rinnovabili, perché disturbano i pesci o fanno scappare i camosci o guastano i paesaggi. No, ora basta! Se nemmeno il rischio di una terza guerra mondiale butta giù questo castello nocivo di chiacchiere non abbiamo speranza. Così come non ci dimentichiamo mai che nei giorni del big game, che è il grande gioco energetico di oggi, possiamo anche non avere più alla testa come Paese un Draghi ma sotto un mezzo Draghi non si può scendere. Sarebbero guai seri.
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