Elly Schlein, segretario del Pd
4 minuti per la letturaBisogna dare un progetto politico alle candidature del Pd perché il consenso non viene dai personaggi pubblici e dalle figurine dell’ambientalismo o del pacifismo. Quell’area lì è presidiata dalla componente estrema della sinistra-verde, dalla nuova lista Santoro e dai grillini. Per di più queste scelte sono fatte a discapito di Tinagli, Gualmini, Picerno che esprimono un tratto identitario molto apprezzato del partito fuori casa. Ci voleva la clamorosa iniziativa di Piantedosi per blindare Decaro in lista e questo la dice lunga. È masochista che la sinistra giochi alla roulette elettorale in un passaggio politico così rilevante per il futuro dell’Europa e dell’Italia.
SULLE candidature alle europee nel Pd e nei Cinque stelle siamo alla follia delle figurine dell’album Panini e, probabilmente, Elly Schlein dovrà ringraziare il ministro dell’Interno Piantedosi. Perché proprio la sua clamorosa iniziativa sul consiglio comunale di Bari ha costretto la segretaria del Pd a mettere in lista in seconda posizione un uomo di partito che ha dimostrato di sapere amministrare e che sa bene che cosa è la politica riformista qual è il sindaco di Bari, Antonio Decaro. Addirittura, nei Cinque stelle, si fabbrica un nuovo regolamento dove per potere candidare la Raggi, che ha già fatto due mandati, si arriva a doversi inventare il cavillo che la regola non vale quando il doppio mandato riguarda i consiglieri comunali. Un’altra alchimia abbastanza ridicola perché si farebbe molto prima a abolire la regola.
Non sappiamo, anche perché non conosciamo bene la storia e la base elettorale di quel partito, se la Raggi abbia o meno seguito, se questo seguito esiste o non esiste, ma il partito si deve porre l’unico, solo problema di candidare i migliori che servono e, quindi, si candida la Raggi dichiaratamente perché serve, perché ha i numeri, perché esprime la forza delle idee del partito e ha la stazza politica per svolgere al meglio il ruolo che dovrà svolgere in Europa, una volta eletta. Non per il gioco delle contorsioni e delle alchimie interne.
Sulla scena in contemporanea a questi giochini, si appalesa, poi, la lista per gli “Stati uniti d’Europa”, che è una delle invenzioni del “diavolo” Renzi e della eterna Bonino. Esprime un accordo tra i radicali, Italia Viva, + Europa, frattaglie dell’ex partito socialista e dei liberal-democratici, ancora non si sa se Calenda andrà da solo o si federerà, ma soprattutto questa lista mette sul tavolo un contenuto pesante che può esercitare attrazione su tutti coloro che si ostinano a vedere nel PD il partito del riformismo dei progressisti e dei cattolici della sinistra della responsabilità. Se il Pd continua così e, cioè, continua a mettere in lista in prima fila solo i cosiddetti personaggi, spacciati come grandi esponenti della società civile e a mettere dietro quelli interni del partito, il risultato finale non può che essere uno. Allontanare una parte del suo elettorato alto, che può andare sugli “Stati Uniti d’Europa” o restare a casa, per inseguire con i loro metodi quell’elettorato che va ai Cinque stelle o alla alleanza verde-sinistra e lì continuerà ad andare. Bisogna dare un progetto politico alle candidature e soprattutto tenere conto che ciò che raccoglie consenso non è la fantasia di chi fa i talk show e le figurine simbolo dell’ambientalismo o di un certo pacifismo perché quell’area lì è ben presidiata dalla componente estrema della sinistra-verde, dalla nuova lista Santoro e da fasce storiche dell’area grillina.
Per di più queste scelte, all’interno del Pd, rischiano di essere fatte a discapito della Tinagli, della Gualmini, della Picerno che sono figure che hanno qualificato la rappresentanza del Pd nel Parlamento europeo ed esprimono un tratto identitario molto apprezzato del partito fuori casa. Il capolista prende tutti i voti di chi non esprime preferenze, chi viene tolto dalla prima e dalla seconda posizione parte con l’handicap.
Il Pd non potrà contare sulle compensazioni derivanti dal numero dei seggi in più che scatterà per Fratelli d’Italia, che avrà il problema di trovare tanti nomi all’altezza, ma se dovesse perdere tre o quattro punti si aprirebbe un processo al suo interno e ci sarebbero conseguenze non recuperabili per la sua attuale leadership. Non ci sembra proprio il caso di giocare alla roulette elettorale della sinistra in un passaggio politico così rilevante per il futuro dell’Europa e dell’Italia.
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