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Giuseppe Conte

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Il sentiment delle piazze racconta che al Sud si sfonda solo con l’assistenzialismo e, per di più, anche senza una classe dirigente. Ma tutto possiamo oggi ragionevolmente pensare meno che di affidare il futuro del Mezzogiorno a una prospettiva assistenziale. I Cinque stelle con oltre il 30% dei voti a livello nazionale si sono visti all’opera e possono essere ragionevolmente giudicati perché non sono riusciti a fare nulla o quasi di quello che serve. Questo presunto quadro di consensi ritenuto sorprendente è anche prodotto dalla debolezza degli altri partiti che non sono stati in grado di contrastare il pifferaio magico neppure sfruttando l’assenza altrui di una classe dirigente. Purtroppo, siamo alle prese con una crisi internazionale e una crisi economica senza precedenti e non c’è più tempo per fare maturare una proposta alternativa. O c’è già o non funzionerà. Siccome esiste e ci deve essere per forza cerchiamo di non barattare il Pnrr con qualche mancia destinata pure a saltare.

Al Sud si sfonda solo con l’assistenzialismo e, per di più, anche senza una classe dirigente. A dare ascolto al sentiment che viene trasferito dalle piazze – la comunicazione sui sondaggi è bandita – una fetta rilevante degli elettori meridionali avrebbe orecchie ben attente, trasporto e passione solo per chi va in giro da un capo all’altro a fare una televendita nelle loro città. Avesse prodotto questo partito della televendita almeno una classe dirigente sul territorio nuova, radicata, capace di fare convintamente assistenzialismo, non avrebbe mai la nostra approvazione, perché il futuro non si costruisce così, ma almeno si potrebbe capire da che cosa origina il presunto errore collettivo.

Invece questa classe dirigente non c’è: i migliori o non sono stati ricandidati o sono migrati altrove. Il Sud vota per il pifferaio magico che promette tutto gratis a tutti. Non sappiamo se sia davvero così e auspichiamo con forza che i criteri di scelta siano altri, che non vuol dire rimettere in discussione il reddito di cittadinanza per una platea vasta che non avrebbe alternativamente di che vivere, ma è giusto sottolineare che questo quadro ritenuto sorprendente è anche prodotto dalla debolezza degli altri partiti che non sono stati in grado di contrastare il pifferaio magico neppure sfruttando l’assenza altrui di una classe dirigente.

Non si è proprio affrontato nei tempi e nei modi dovuti il problema di un’offerta politica alternativa che non può essere solo elettorale. Avresti dovuto fare prima un lavoro in profondità per anni altrimenti ti ritrovi costretto solo a fare anche tu promesse e chi le fa addirittura gratis vince di sicuro su di te. Non hai preparato prima una proposta alternativa, non la hai fatta tua, non la hai spiegata in tempi non sospetti. È molto triste tutto ciò, soprattutto, perché il governo di unità nazionale guidato da Draghi in termini di scelte effettive di investimenti, dal capitale umano alle grandi reti, in termini di posizionamento strategico geopolitico del Paese e di operatività della macchina pubblica, ha fatto davvero tanto per restituire al Mezzogiorno una prospettiva di sviluppo produttiva.

I partiti che hanno fatto parte della coalizione di governo avrebbero dovuto impegnare molto di più del loro tempo per spiegare alle comunità del Mezzogiorno l’importanza delle scelte effettuate e la delicatezza della partita in atto. Avrebbero dovuto mostrare in pubblico di condividerle con la stessa passione con cui oggi il pifferaio magico rivendica le promesse mantenute di sostegno al reddito e addita alla pubblica opinione tutti coloro che, a suo avviso, hanno dichiarato guerra ai poveri.

Perfino il Pd che governa regioni come la Puglia e la Campania, al posto di difendere il valore di una proposta alternativa spesso loro malgrado bene avviata, non rinuncia del tutto alla tentazione di mettersi nella manica dei Cinque stelle pur di non farsi portare via tutto. Invece dovrebbe partire da molto più avanti se avesse ben seminato e potesse lanciare nell’arena una classe dirigente già formata e consapevole. Anche qui il responso verrà dall’urna.

Il centrodestra ha esperienze di governo nelle regioni e nelle amministrazioni meridionali e ha la possibilità di rendere credibile la sua sfida se è riuscita a esprimere una vera classe dirigente e se in questa classe dirigente la comunità degli elettori si è riconosciuta. Allora potrà contare e allora avrà risultati. Altrimenti non potrà fare altro che mettere la sua speranza nelle stazioni della lotteria con la ragionevole aspettativa che l’estrazione non si farà perché la lotteria non ha i fondi per soddisfare tali speranze. In modo diverso questo vale per il Sud come per il Nord. Perché con gli omuncoli di partito non si va da nessuna parte ovunque.

Come diceva il vecchio Moro “se non credi nell’alternativa degli altri, devi almeno crearti l’alternativa dentro”. Avresti dovuto operare all’interno del tuo partito contando sul fatto che gli altri non erano in grado di produrre l’alternativa. Tutto possiamo oggi ragionevolmente pensare meno che di affidare il futuro del Mezzogiorno a una prospettiva assistenziale. Peraltro i Cinque stelle con oltre il 30% dei voti a livello nazionale si sono visti all’opera e possono essere ragionevolmente giudicati perché non sono riusciti a fare nulla o quasi di quello che serve.

Purtroppo, siamo alle prese con una crisi internazionale e una crisi economica senza precedenti e non c’è più tempo per fare maturare una proposta alternativa. O c’è già o non funzionerà. Ci deve essere per forza. Cinicamente si potrebbe dire che siamo finiti dentro una nube dove c’è chi chiede la roba perché desidera un po’ di paradiso artificiale e ritiene che poi la pagherà. Il punto è che quella stagione è finita da un pezzo. Oggi se non hai i soldi per comprarla, la roba non te la danno più.


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