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Bisogna rendersene conto perché le crisi sistemiche dei Paesi ruotano intorno alla capacità di fare squadra sulle questioni vitali. Siamo sicuri che Salvini sottoscrive una posizione così ferma, articolo 1 del programma di centrodestra, su europeismo, atlantismo, armamenti a favore dell’Ucraina e invasione della Russia di Putin? Non ricandiderà Borghi e Bagnai oppure farà finta di niente e conta sul fatto che gli elettori i programmi non li leggono? Al centro sinistra la domanda è un’altra: come si fa a prendere una decisione effettiva se Fratoianni dice no al rigassificatore di Piombino e il Pd in pubblico dice il contrario e dietro le quinte c’è chi rema nella direzione di Fratoianni? Ci rendiamo conto che se non facciamo tutti i rigassificatori che servono e molto altro quegli accordi preziosi del governo Draghi “rubati” a Francia e Germania con Algeria e mezzo mondo africano sono carta straccia? Per quanto tempo si può continuare con questa commedia degli equivoci? Perciò il terzo polo può essere anche un’occasione di maturazione per tutti, di qua e di là, dei due schieramenti. Sui contenuti le sceneggiate non sono più consentite. Almeno su alcuni di essi. Perché queste piroette sono un attentato al bene comune e gli italiani hanno capito grazie al governo Draghi che si può evitare di ripetere gli errori storici del passato.
Sulla politica estera e sulla politica energetica si coglie il punto nevralgico del finto bipolarismo italiano. Bisogna rendersene conto bene perché le crisi sistemiche dei Paesi ruotano intorno alla capacità di fare squadra sulle questioni vitali. Che vuol dire un posizionamento geopolitico coerente e un processo riformatore compiuto che consentono a chi guida il Paese di prendere le decisioni giuste al momento giusto in un mondo segnato da una guerra mondiale a pezzetti e da nuove tensioni in Estremo Oriente.
Siamo con la politica estera e con la politica energetica a fare i conti se siamo in grado di soddisfare quella che oggi è la pre-condizione di base per la governabilità e la stabilità senza le quali non è possibile creare sviluppo vero. Che è il circolo virtuoso che mette insieme crescita, produttività, lavoro sano e rappresenta allo stesso tempo lo strumento più concreto per ridurre le diseguaglianze e colmare i divari territoriali e di genere. Lo sviluppo si fa con le riforme di sistema, con gli investimenti, favorendo l’innovazione delle imprese, sostenendo il potere di acquisto delle famiglie. Facendo, cioè, l’esatto contrario dei 588 miliardi di scostamento di bilancio, di cui 214 solo su 2020 e 2021, dei governi Conte che pur rispondendo doverosamente alla straordinaria emergenza Covid sono rivelatori di una tendenza assistenziale a sottoscrivere impegni pluriennali di spesa drogati dalla libertà di azione del momento che rappresentano a oggi la più pesante ipoteca sul futuro dei nostri giovani.
C’è una varietà infinita di temi economici e sociali dove le contraddizioni delle ammucchiate elettorali italiane si sprecano, ma con la guerra di invasione della Russia in Ucraina e le sue ricadute di caro energia che mettono a rischio la crescita del nostro Paese e la tenuta dei suoi conti pubblici si arriva all’apice della crisi sistemica italiana. Si colgono i tratti identitari della lunga stagione italiana del finto bipolarismo della crescita dello zero virgola e della grande disparità che è stata interrotta da un anno e mezzo di governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi che ha visto nel primo semestre di quest’anno l’Italia diventare la prima economia per tasso di crescita in Europa, addirittura con previsioni superiori a quelle della stessa Cina.
Veniamo al dunque. Il punto uno del programma della coalizione di centrodestra sottolinea in modo inequivocabile la piena integrazione europea e fa professione di fede europeista e atlantista, pieno rispetto degli impegni sugli armamenti, pieno sostegno all’Ucraina e netta condanna dell’invasione russa. Tutto giusto e ineccepibile. Come si concilia, però, tutto ciò con il circo a ogni ora del giorno e della notte dell’uscita dall’euro che hanno fatto ballare nel 2018 i Borghi e i Bagnai di quella Lega di Salvini che in Europa ha preso casa in uno schieramento con valutazioni non così nette?
Salvini si riconosce davvero in una posizione così ferma a favore dell’Ucraina e soprattutto di condanna altrettanto ferma nei confronti della Russia con cui ha cercato in tutti i modi di tenere sempre aperto un canale di collegamento attraverso intermediari non sempre raccomandabili? Ha sottoscritto tutto ciò perché confida che i programmi gli elettori non li leggono o perché ha cambiato idea e non la cambierà più? Ovviamente non candiderà più Borghi e Bagnai e molti altri per un principio minimo di coerenza o anche qui fa finta di niente? Vogliamo parlare di chi sostiene la flat tax e gioca sulle percentuali, Lega e Forza Italia da una parte, e chi invece ritiene correttamente più strategico puntare sulle tre aliquote Irpef e su una flat tax incrementale come è scritto nel programma di Fratelli d’Italia? Le contraddizioni su Europa e economia, su quello che si scrive e su quello che si pensa, su quello che si dice e su quello che si fa, sono un campionario così ben assortito da far temere la più scontata delle paralisi decisionali.
Prendiamo l’altro tema strategico della politica energetica e vediamo che cosa succede nello schieramento del centrosinistra dove l’ammucchiata è la più formidabile arma per impedire qualsivoglia decisione effettiva. Come si fa, spiegatemelo, a conciliare la posizione di Fratoianni che ribadisce in piena campagna elettorale che il rigassificatore di Piombino non si farà mai e il Pd che ripete invece in pubblico che si deve fare ma con mezzo Pd dietro le quinte che rema in senso contrario? Come si possono fare passi in avanti se la stessa scena di Piombino si ripete ovunque si devono fare investimenti di questo tipo o bisogna magari anche solo rafforzare ciò che già c’è?
Soprattutto, mi domando: ma ci rendiamo conto che il governo Draghi è riuscito in pochi mesi a fare in modo che la Russia da primo fornitore di gas per l’Italia sia diventato il quinto e, ancora di più, siamo consapevoli che se non facciamo tutti i rigassificatori che servono e molto altro quegli accordi preziosi “rubati” a Francia e Germania con Algeria e mezzo mondo africano sono carta straccia? Ma per quanto tempo si può continuare con questa commedia degli equivoci che prende in giro gli italiani negli anni delle grandi crisi e ora anche del nuovo grande conflitto di civiltà tra mondo autocratico e mondo libero? Diciamo le cose come stanno. Questi contenuti sono quelli che contano e si spera che su questi contenuti gli elettori si soffermino.
Sulle uscite sgrammaticate e “aggiustate” di Berlusconi si può dire che si ripeteranno e non solo da lui, anche se lasciare in pace Mattarella mi sembra un dovere assoluto, perché la finzione dell’alleanza dei due schieramenti bipolari produce inevitabilmente infortuni di questo tipo. Sulla politica estera e sulla politica energetica, però, non si scherza più. Fare piroette su questi temi con una guerra in corso e un conflitto energetico che è l’arma di Putin nel grande scontro di civiltà non può essere consentito. Per questo il terzo polo può essere anche un’occasione di maturazione per tutti, di qua e di là, dei due schieramenti. Sui contenuti le sceneggiate non sono più consentite. Almeno su alcuni di essi. Perché queste piroette sono un attentato al bene comune e gli italiani hanno capito grazie al governo Draghi che si può evitare di ripetere gli errori storici del passato.
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