1 minuto per la lettura
INUTILE farsi illusioni: anche la terza manovra dell’era Meloni sarà nel segno dell’austerità. Lo impone il “rinato” patto di stabilità. Lo chiedono ancora di più i mercati pronti ad attaccare un’economia che ha il debito pubblico più alto dell’eurozona. Solo per confermare le misure esistenti, dal taglio del cuneo alla riduzione dell’Irpef, servono 18 miliardi. A cui bisogna aggiungere fra gli 8 e i 10 miliardi necessari per ridurre il deficit e rientrare nelle regole di Bruxelles.
In questo contesto pensare di allargare i cordoni della borsa è pura immaginazione. Questo non significa, però, che siamo già condannati. E che, soprattutto, la manovra sia solo un inutile esercizio contabile. Proprio la mancanza di risorse dettata da un bilancio asfittico impone alla Politica di fare scelte. Come ha spiegato bene il ministro Fitto, esiste una spesa “buona” e una “improduttiva”. La prima è quella che rilancia l’occupazione e stimola gli investimenti. La seconda è quella che fa lievitare la spesa senza aumentare la ricchezza.
E allora perché ostinarsi a parlare di pensioni, con lo stucchevole balletto delle quote e non concentrare l’attenzione, ad esempio, sulla decontribuzione per i neoassunti o sulle risorse necessarie nel 2025 per far decollare la Zes unica, mettendo in condizione il Sud di alimentare la crescita del Paese e risanare anche i nostri conti? Forse una spiegazione è nel fatto che una pensione su due, in Italia, è destinata al Nord.
Si spiega così l’ossessione leghista per quota 41 anni di contributi per tutti. Un’ossessione che può portare qualche voto. Ma che sicuramente non risolve né i problemi della nostra finanza pubblica né quelli dell’economia reale.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
TI potrebbe interessare
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA