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L’agenda di Panetta e il debito del Mezzogiorno; l’Italia può farcela se il “motore” produttivo del Sud aumenta i suoi giri e crea nuovo Pil
Le 27 cartelle delle Considerazioni finali lette da Fabio Panetta, per la prima volta, nella sua veste di governatore della Banca d’Italia, fanno venire in mente una storia semplice semplice ma, sicuramente, molto diffusa. Quella di una famiglia, marito moglie e due figli, che tira avanti con un reddito di 50mila euro ma un debito di 80mila che, solo per gli interessi, costa ogni anno fra 4 e i 5mila euro. A questo, poi, bisogna aggiungere le bollette di luce e gas, il fitto, la spesa al supermercato, le rate dell’auto e, sfortunatamente, anche qualche extra fuori programma fra medico e farmacia.
Con un bilancio così risicato non solo è difficile arrivare a fine mese ma è praticamente impossibile allentare il peso del debito accumulato. Eppure, per cercare di tagliarlo, la nostra famiglia negli ultimi anni non solo ha eliminato il superfluo ma ha cominciato a risparmiare sulle spese essenziali e perfino sulle cure mediche. Insomma, ha stretto la cinghia fino all’ultimo foro, di più è davvero difficile fare dopo anni di “austerity” e di carovita.
Allora, è condannata? Per risalire la china il nostro piccolo nucleo familiare non ha che una strada: produrre più ricchezza. Non ce ne vorrà il Governatore per l’eccessiva semplificazione, le sue Considerazioni contengono molto altro e sono estremamente dettagliate. Ma l’appello contenuto nell’ultima pagina, quel richiamo alle due questioni ineludibili della nostra politica economica, “il ritardo del Mezzogiorno e l’elevato debito”, sembrano quasi rispecchiare la nostra piccola storia italiana. Cioè, per essere ancora più espliciti: l’Italia può farcela se il “motore” produttivo del Sud aumenta i suoi giri e crea nuovo Pil.
Solo così, il nostro Paese, potrà rimettere in ordine i conti pubblici, assicurare benessere, ridurre il debito e garantire stabilità finanziaria non solo all’Italia ma all’intera Europa. Va riconosciuto sicuramente a Panetta il merito di aver posto in maniera netta il legame indissolubile fra il futuro del Sud e quello del Paese. Lo aveva fatto, profeticamente, Giuseppe Mazzini, prima ancora dell’Unità italiana, quando scrisse che “l’Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà”. Aveva, forse, solo sbagliato il perimetro dell’intuizione, dal momento che oggi, in gioco, non c’è solo il futuro del nostro Paese ma quello dell’Unione Europea.
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