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UN PLAFOND di 1,8 miliardi di euro per il credito d’imposta: si tratta di una dotazione importante di fondi per rendere attrattive quelle che sono nate come Zone Economiche Speciali (ZES). Oggi che si sono trasformate in Zona Economica Sud, considerato che tutto il Mezzogiorno, equivalente al 40% del territorio nazionale, viene ad essere una localizzazione opportuna per gli investimenti dall’esterno dell’area, i principi fondanti dello strumento, modificato nella dimensione, non possono essere diversi. Continua ad essere necessario che le aree dove si insedieranno le attività siano controllate e sicure. Che siano collegate adeguatamente con una infrastrutturazione completata. E si può prevedere una competizione tra Regioni, nella quale Campania e Puglia saranno più attrattive perché dotate di maggiori infrastrutture.
Bisognerà sciogliere il nodo del cuneo fiscale agevolato, che scade il prossimo giugno e per il quale sarà necessario avere l’approvazione da parte dell’Unione Europea, che per un’area così ampia non sarà facile ottenere, oltre che trovare le risorse che si quantificano in circa 3 miliardi e mezzo. In merito alla questione amministrativa vi è l’ esigenza che la Struttura di Missione, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sia in grado di gestire rapidamente ed efficacemente i numerosi procedimenti amministrativi e autorizzativi. E certamente dovrà essere sciolto il nodo del Piano Strategico che il Sud aspetta e che certamente non deve essere una pianificazione economica, stile vecchia Urss, che lasci poco alle decisioni delle forze del mercato.
Le idee chiare sui fondi per quella che diventerà la Zes Unica sono ancora difficili da aversi. E si configura una nuova Cassa del Mezzogiorno che lascia molto poco alle forze del mercato, mentre il passaggio comporta una serie di incertezze per gli investimenti in itinere. Fare presto per avere un quadro chiaro di riferimento é la richiesta che viene da un Mezzogiorno che continua a perdere ogni anno 100.000 persone, con un costo per le casse regionali di circa 20 miliardi. Il tempo non è una variabile indipendente, così come nasce forte l’esigenza di obiettivi precisi, annuali, in termini di crescita di Pil e occupazione aggiuntiva.
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