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La proposta su cui ragionare maggioranza e opposizioni è di allungare il periodo di compensazione dei crediti fiscali ceduti legati ai bonus edilizi. Spalmarli da 4/5 a 15 anni con un tetto non a chi ha in mano il primo credito di imposta, ma a chi ne ha usufruito nei passaggi successivi come banche e professionisti. Ci sono problemi normativi e con gli investitori, ma serve un punto di equilibrio che venda ai mercati la concreta riduzione dal 2024 del rapporto debito Pil come frutto non di magheggi ma di un piano realistico di nuove scadenze che preservi la forza della nostra economia. Per una volta maggioranza e opposizioni pensino al Paese e non alla speculazione politica per le elezioni.

Continua questo masochismo tutto italiano dei previsori governativi e dei maggiori centri studi che si cumula con un dibattito pubblico interno ormai stabilmente diviso in guelfi e ghibellini per cui si amplifica rumorosamente per il mondo un racconto economico italiano infarcito di falsità. I temi dominanti sul piano mediatico sono l’allarme non vero sullo stato di salute debitorio del Paese, il rallentamento non vero della sua crescita. Oppure, peggio, il miracolo nascosto della crescita italiana, la posizione finanziaria netta positiva nascosta che Francia e Spagna vedono con il binocolo, sono sotto rispettivamente del 20 e del 90% rispetto al Pil, e la performance anch’essa nascosta o sottovalutata di uno straordinario Mezzogiorno che sia pure in modo squilibrato sta recuperando alla grande.

C’è questo gusto masochista che si ripete ogni anno dalla pandemia a oggi. Siamo il Paese che sbaglia sempre per difetto almeno del 30% le previsioni di crescita del Pil nei suoi documenti di finanza pubblica, errori solitamente minori di quelli dei previsori macro non governativi che di solito sbagliano almeno del 50%, ma sono addirittura arrivati a scambiare per recessione tecnica o reale la maggiore crescita europea. Ovviamente Germania e Francia fanno l’esatto contrario sbagliando stabilmente per eccesso le previsioni di crescita del Pil e ingannando i mercati. Ovviamente non chiediamo che l’Italia segua il cattivo esempio di queste furbizie, ma solo che metta i numeri veri, quelli che vengono sempre scoperti dopo a consuntivo avendo nel frattempo inciso sulle aspettative e sottratto così risorse e lavoro alla nostra economia.

Tutto questo harakiri mediatico-politico-economico sale sempre di livello quando si avvicina la data di uscita del documento di economia e finanza (Def) previsto per oggi e viene letto nel mondo incidendo, per fortuna un po’ meno di prima, sulla reputazione dell’Italia e producendo in modo del tutto ingiustificato una spesa per interessi abnorme che lo Stato paga per collocare i nostri titoli pubblici. Sono 85 miliardi ipotizzati per il 2024, ma ogni giorno si ripete che si può salire a 100 di miliardi per una serie infinita di anni ovviamente ipotizzando che di anno in anno aumentino ancora.
Tutto questo sale di tensione perché il capitolo bonus, tutti i bonus edilizi non solo il Superbonus, riserva ogni giorno una sorpresa e ora si parla di 200/210 miliardi ma anche se fossero 180 la sostanza non cambierebbe. A fronte di tutto ciò si contrappone una previsione di crescita del Pil di un 1% e di un deficit/Pil del 4,3%. Ergo, si arriva alla conclusione che il rapporto debito Pil resterà sotto il 140%, ma salirà un po’ rispetto al 137% dell’anno scorso.

Allora, se questa è la situazione, ci permettiamo di suggerire al ministero dell’Economia di avere un po’ più di coraggio nelle previsioni sulla crescita del Pil, ma soprattutto ci permettiamo di chiedere alle forze politiche di maggioranza e di opposizione di ragionare per una volta come se le elezioni europee non ci fossero e anche le altre elezioni non ci fossero mettendo al centro della loro azione l’interesse nazionale.
L’unica proposta seria su cui dovrebbero ragionare è quella di affrontare insieme la grana vera dei crediti fiscali passati di mano legati a tutta la filiera dei bonus e sui quali è, forse, arrivato il momento di trovare un accordo politico sottoscritto da tutti per allungare i tempi del periodo di compensazione dei crediti fiscali ceduti.

Si tratterebbe di spalmarli dai quattro/cinque anni a quindici ponendo un tetto non a chi ha usufruito del primo credito di imposta e ha fatto i lavori, ma a chi ne ha usufruito nei passaggi di mano successivi che riguardano in prevalenza banche e professionisti. Non è un’ipotesi facile da percorrere perché c’è più di un problema normativo da superare tra diritti intangibili che non dovrebbero essere toccati ma appunto spalmati e valutazioni dei mercati di cui tenere conto.

È necessario, però, trovare tutti insieme – maggioranza e opposizioni – un punto di equilibrio che venda ai mercati la concreta indubbia possibilità di ridurre significativamente fin dal 2024 il rapporto debito Pil come frutto non di magheggi che fanno gli altri, ma di un piano realistico di nuove scadenze che consenta di preservare la forza della nostra economia e migliori la nostra posizione sui mercati. Perché continuando a ridurre il debito dopo la più clamorosa delle discese europee i tassi per i nostri titoli pubblici non potrebbero che scendere, e di fatto recupereremmo quegli spazi di agibilità fiscale di cui l’intero Paese ha vitale bisogno per fare politica economica di sviluppo e cominciare a recuperare almeno una parte di quei 30/40 miliardi l’anno che servono per affrontare strutturalmente la piaga della sanità.

Bisogna trovare, o almeno cercare, questo punto di equilibrio perché i debiti da credito di imposta legati al mercato della compravendita di titoli determinato dalla generosa filiera di bonus edilizi battono sulla cassa e fanno saltare il miracolo economico italiano. A fini elettorali si può usare l’arma di rinfacciare a qualcuno piuttosto che a un altro il conto di una sciagura, che comunque nella sua parte sana ha aiutato la crescita, ma le macerie da cui l’intero Paese verrà travolto presenteranno un conto politico generale rispetto al quale nessun partito potrà mai sopravvivere. Farebbero bene tutti a porselo prima il problema perché altrimenti non potranno che essere travolti.


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