SE NE ACCORGONO PERFINO I FALCHI TEDESCHI, MA NOI PIANGIAMO SEMPRE
3 minuti per la letturaFa parte del board della Bce e si è presentata alla Bocconi con tanto di slide per dire che l’Italia ha una crescita forte e traina al ribasso l’inflazione più di tutti nel G7. Ha documentato che nel 2023 ha accelerato sugli investimenti pubblici dopo averlo fatto con quelli privati. Siamo stati i più bravi a uscire dalla pandemia e a sfruttare il Next Generation Eu. Questi sono i fatti. Il resto sono chiacchiere lamentose che hanno indispettito perfino Gentiloni. Saranno gli investitori globali a raccontare la nuova crescita italiana e, se non ci facciamo male da soli, anche le agenzie di rating ne prenderanno atto.
L’Italia ha una crescita economica relativamente solida e una disinflazione rapida. Questa supercrescita è sostenuta da forti investimenti privati e pubblici grazie al Next Generation Eu. Ancora, dato estremamente rilevante, nel 2023 accelerano finalmente gli investimenti pubblici. A fare questo ritratto dell’Italia non è qualche politico italiano di prima o ultima fila, uno dei tanti abituati a confondere il comizio con la realtà, ma una signora tedesca che si chiama Isabel Schnabel, il più falco dei falchi del comitato esecutivo della Banca centrale europea (Bce).
Speriamo che almeno queste affermazioni da una fonte autorevole insospettabile corredate di slide puntuali sulla crescita sostenuta e sulla discesa più rapida degli altri dell’inflazione che riguardano l’Italia, non la Germania, servano a ristabilire un minimo di verità oggettiva nel racconto dell’economia italiana di oggi. È abbastanza curioso che la conferenza stampa sulla cabina di regia che ha certificato il primato italiano in Europa nell’attuazione del Pnrr e che ha evidenziato come molte delle opere in corso di realizzazione non siano ancora emerse in banca data (Regis) per una difficoltà a rendicontare di diversi soggetti attuatori, sia stata accolta con il consueto scetticismo da buona parte della stampa italiana che ormai integra un costume autolesionista che nuoce alla verità e, di riflesso, nuoce al futuro dei nostri figli.
Una rappresentante tedesca del board della Bce dice che l’Italia cresce e sta sfruttando bene il Pnrr, noi italiani dovemmo almeno dire alle agenzie di rating: avete visto che anche la Bce con tanto di slide presentate alla Bocconi sostiene che l’Italia sta crescendo grazie agli investimenti del Next Generation Eu? Avete visto che dice che l’economia è forte, sta facendo bene e che ha per di più trainato la discesa dell’inflazione ai livelli più bassi tra i Paesi del G7? Ce la fate, care agenzie di rating, a tenerne dunque conto nei vostri giudizi sull’Italia? Diciamo questo, no assolutamente.
Al contrario, che cosa diciamo noi? Diciamo che tutto ciò non è vero, che sottinteso la Schnabel dà i numeri, che siamo sempre il fanalino di coda come era vero quattro anni fa ed è stato vero per trent’anni, mentre dal dopo Covid ad oggi siamo i primi affiancati solo ora dalla Spagna che resta ancora un po’ più indietro. Smettiamola di farci male da soli e, a questo punto, anche di lamentarci che abbiamo i rendimenti che abbiamo da pagare sullo spread italiano benché in discesa. Anche perché di motivi seri per fare critiche serie al governo ce ne sono tanti altri che riguardano l’attuazione delle riforme di struttura, a partire dalla concorrenza, sulle quali possiamo e dobbiamo esercitare il massimo di pressione.
Chiudere invece gli occhi di fronte a una realtà che è quella di un Paese che dopo trent’an – ni ha una economia che è passata da essere sempre l’ultima a diventare una delle due o tre locomotive sopravvissute in questa Europa allo sbando, è ovvio che lede direttamente l’interesse nazionale e non ci fa onore. Saranno gli investitori globali, prima della consueta revisione autunnale dell’Istat, a spiegarci come stanno le cose e lo stanno già facendo in tutte le sedi internazionali. Se un uomo prudente e responsabile come il commissario europeo all’economia, Paolo Gentiloni, ex premier del Pd, è riuscito ad indispettirsi di fronte alla ennesima domanda sull’Italia fanalino di coda, vuol dire che la misura è colma e non se ne può proprio più.
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