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Serve un titolo sovrano privo di rischio emesso a livello europeo. Le obbligazioni Next Generation Eu sono benedette, ma episodiche. Non bastano per determinare un punto di svolta. Che si può avere solo con un’offerta stabile e regolare di titoli europei e con il completamento dell’Unione bancaria. Tutto ciò non accade se non si arriva a una vera e propria unione monetaria, fiscale e infine politica. Qui, su un’Europa infrastruttura di pace e motore dell’economia mondiale, si gioca la partita della politica italiana non sulla fuffa della autonomia e le schermaglie sul premierato. Ricordiamocelo per le elezioni europee.

Abbiamo deciso di pubblicare integralmente l’intervento del Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, alla Conferenza di Riga in Lettonia perché ha lo spessore e il pragmatismo di un manifesto dell’Europa di domani di cui fare tesoro e materia di scelte operative coerenti. Si inserisce nel solco di quella “supplenza politica” che non esce dagli ambiti di competenza dei banchieri centrali che esercitò da presidente della Bce, Mario Draghi, con il suo whatever it takes, costi quel che costi, non a caso esplicitamente richiamato, che salvò l’euro senza cacciare un euro. Perché invertì la tendenza nei mercati finanziari e consegnò alla storia il capo italiano del governo della moneta europea dell’epoca.

Questa volta, nel testo di Panetta, siamo alla “supplenza politica” che denota visione e si esercita come proposta di cui vorremmo che le classi dirigenti politiche italiane si facessero promotrici e dibattessero ogni giorno di qui alle elezioni europee. Altro che teatrino della politica dove si vota sull’Europa di domani da cui dipende il nostro futuro e si chiedono le preferenze per le bandierine di un’autonomia differenziata che è fuffa allo stato puro o per un premierato che nessuno davvero vuole almeno per come è stato concepito, di mediazione in mediazione, all’interno della coalizione di governo. Sorvolando sul problema dei problemi che sono i poteri del Presidente della Repubblica che mai come in questo caso, con Sergio Mattarella al suo secondo mandato, tutti sentono massima istituzione morale e punto più elevato di garanzia e condivisone del tessuto sociale e civile del Paese. 

Fabio Panetta indica con chiarezza che l’Europa deve andare avanti sulla strada degli eurobond e deve farlo con un titolo sovrano privo di rischio emesso a livello europeo. Perché emissioni importanti come è avvenuto con le obbligazioni del programma Next Generation Eu, espressione di un’Europa solidale dopo la crisi pandemica, sono benedette, ma episodiche. Non bastano per determinare un punto di svolta. Che si può avere solo con un’offerta stabile e regolare di titoli europei e con il completamento dell’Unione bancaria perché senza gli strumenti garantiti da questo processo sarà più difficile operare negli anni a venire in un contesto politico internazionale più complicato in cui si dovranno realizzare obiettivi ambiziosi in ambiti strategici come la difesa, la transizione digitale e la lotta ai cambiamenti climatici.

L’Europa deve andare avanti sulla strada della capacità fiscale comune perché non basta la moneta se deve scontare l’assenza di una Unione politica. Perché tutto parte dalla moneta, e qui capite come la supplenza politica avviene correttamente negli ambiti del mandato monetario ricevuto, ma avendo la consapevolezza che il successo o la crisi di una valuta internazionale “è un fenomeno complesso, discontinuo, non lineare e meno prevedibile di quanto si creda”. C’è un passaggio strategico delicato, nel discorso, sul ruolo internazionale dell’euro che non può essere considerato irreversibile, che potrebbe rimanere inalterato, relegato ai margini o assumere un rilievo globale ancora maggiore.

Dipende dalla capacità di dotarsi di strumenti di intervento in grado di garantire stabilità macroeconomica, di un mercato dei capitali efficiente e integrato a livello europeo, di infrastrutture di pagamento e di mercato all’avanguardia tecnologica. Tutto ciò non può accadere senza una reale integrazione europea. Tutto ciò non può accadere se non si arriva a una vera e propria unione monetaria, fiscale e infine politica.

Questa è sfida che ovviamente non è facile, ma rappresenta l’occasione storica per dimostrare di esserne all’altezza. Questo è lo strumento che generazioni di europei hanno costruito insieme per ottenere pace, libertà e prosperità. È ciò che serve per dare all’Europa il ruolo che le compete sulla scena mondiale. La politica italiana, a nostro avviso, si gioca qui, su questo terreno, la sua partita decisiva. Deve essere consapevole e lo deve dire per costruire consenso e condivisione. C’è bisogno di un’Europa infrastruttura di pace e motore dell’economia mondiale che non si costruisce senza la grande politica europea che ricalchi, ai nostri giorni, con il vocabolario e gli strumenti del mondo di oggi, le orme dei De Gasperi, degli Adenauer e degli Schuman del Dopoguerra.


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Francesco Ridolfi

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