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I Paesi dell’eurozona sono 20. Solo 7 sono in linea con le raccomandazioni europee. Parzialmente fuori linea sono 9 tra cui Italia, Germania e Olanda. Bocciati sono 4 e tra questi c’è la Francia. Un’Europa dove sono fuori linea Germania, Italia, Francia e Olanda esiste o è morta? La verità è che è in piena crisi di fiducia reciproca e di leadership. Soffre la doppia caduta tedesca, economica e morale, che priva l’Europa di una guida. In questo stato confusionale tutti vogliono controllare tutti e ne discende un nuovo Patto che produce paralisi e ostacola la crescita. Da ribaltare seguendo il modello americano.
I Paesi dell’eurozona sono 20. Solo 7 sono in linea con le raccomandazioni europee. Parzialmente fuori linea sono 9 tra cui Italia, Germania e Olanda. Ad essere bocciati e, quindi, totalmente fuori linea i Paesi sono 4 e tra questi c’è la Francia. Di fronte a tali numeri ad essere fuori linea, che vuol dire fuori dal mondo delle due guerre in cui viviamo oggi, non sono i singoli Paesi, ma l’Europa stessa. Che è in piena crisi di fiducia e di leadership. Che vive una situazione di stato confusionale ormai neppure più mascherabile.
Non solo si muove dentro schemi astrusi di finanza pubblica e non fa nulla di serio, come hanno fatto gli Stati Uniti con centinaia di miliardi di investimenti pubblici comuni in industria e ricerca, per scongiurare il rischio reale di recessione, ma addirittura parla un linguaggio fuori dal mondo di per sé inammissibile e, addirittura, cambia a suo piacere i criteri. Hanno detto: facciamo la regola della spesa primaria perché è chiara, semplice, esigibile, ma se poi tu Europa la cambi in corso d’opera senza dire niente a nessuno mi spieghi come si fa a rispettarla?
All’Italia si è detto che la spesa primaria non deve superare l’1,3% e noi lo abbiamo fatto e ci siamo fermati allo 0,7%, ma poi senza avvisare nessuno l’Europa ci ripensa e dice che si era dimenticata la maggiore spesa da Superbonus che è dello 0,9% e, quindi, l’Italia si ritrova fuori linea anche sulla spesa primaria. Se non siamo all’arte dei pazzi, poco ci manca.
Perché a tutto questo devi poi aggiungere che la traiettoria italiana di deficit è al 4,3% per il 2024, quindi più del 3%, e al 3,6% per il 2025, ancora sopra, e scenderebbe dunque sotto il 3% solo nel 2026. Ancora più delicato, in questo quadro davvero astruso perché ignora che tutti hanno un problema in comune che sono la crisi strutturale tedesca e il rischio recessione dell’Europa intera, appare il cammino di rientro del debito pubblico italiano.
Secondo la Commissione europea siamo al 139,8% del Pil contro il 140,1% previsto per il 2023, ma nel 2024 saliremmo al 140,6 e nel 2025 al 140,9. Quindi, non ci sarebbe nemmeno quella discesa minima dello 0,1% da noi prospettata. Inutile dire che sul piano delle astruserie, c’è da registrare la sorpresa che Germania e Olanda stanno con noi, mentre la Francia è addirittura bocciata visto che non ha rispettato proprio nessuna delle astruse raccomandazioni europee. A questo punto, però, scusate la domanda: un’Europa dove sono fuori linea Germania, Italia, Olanda e Francia esiste o è morta? Ancora: un’Europa dove sono fuori linea 13 Paesi su 20 dell’eurozona con dentro tutte le economie principali è destinata a lunga vita o è pronta per il funerale?
Proprio queste pagelle, purtroppo, ci dicono che davvero l’Europa si avvia a diventare un mercato unico dominio futuro di Stati Uniti e Cina. La verità è che fa i conti con una realtà ormai non più discutibile: nessuno si fida più di nessuno e la Germania ha perso la sua guida morale da prima della classe perché ha fatto pasticci con le poste di bilancio come una Grecia qualsiasi, vuole potere sussidiare le sue imprese e negare all’Europa di farlo per tutti, si è vista dimezzare le sue previsioni di crescita dalla Commissione stessa che è qualcosa di davvero clamoroso.
Le diffidenze, a questo punto, sono di tutti contro tutti. Non esiste più la credibilità della prima della classe e quella da conquistare degli altri. Perché tutti vogliono controllare tutti. In questo ginepraio i poveri Giorgetti e Fitto tessono le loro trame per evitare il primo la procedura di infrazione che è politicamente impossibile perché sarebbe collettiva e tutto si vedrà comunque dopo le elezioni europee, il secondo per portare a casa quarta rata e revisione del Piano nazionale di ripresa e di resilienza che sono invece l’unica crescita ancora possibile per l’Italia, fatta tutta di investimenti pubblici e di quelli privati che a loro volta mobilitano.
Ovviamente la tela più importante da tessere per il duo Meloni-Giorgetti è quella che riguarda il nuovo patto europeo di crescita e stabilità, ma qui la crisi di fiducia reciproca si sente ancora di più e rischia di produrre una situazione paralizzante. O rinunciano tutti ai loro egoismi e mettono insieme investimenti in industria e ricerca, politica economica, difesa e estera comuni o tutti, uno a uno, verranno travolti. C’è un modello americano da imitare che è sotto gli occhi di ognuno di loro e ha funzionato. Purtroppo, la evidente crisi di leadership politica dell’Europa non aiuta.
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