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Gli italiani sono tenuti a pagare le tariffe che sono il prezzo di un servizio, non la tassa occulta dovuta alle manovre dell’epoca di Cuccia e della sinistra di governo che gli tenne bordone e, per scrollarsi di dosso l’abito comunista, scambiò gli imprenditori con i prenditori. Si costrinse la Stet-Telecom dei primati alla fine disastrosa della grande impresa privata del salotto chiuso. Per cui siamo stretti tra il pirata francese Bolloré e il Fondo americano Kkr inventandoci un modello Terna che non è quello di una rete di intelligenza distribuita e coprendo le manovre con altri Fondi e patti parasociali mai chiariti.

Lo spettacolo che offrono le Regioni italiane su alluvioni, dissesto idrogeologico, vasche di contenimento rimaste sulla carta, progettazione di quarta serie rifilata alla rinfusa dentro il Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) che è nato con altri scopi e finalità, sono la fotografia perfetta di un Paese che ha scelto la frammentazione decisionale in venti potentati regionali che si muovono come se fossero uno Stato.

Non ne hanno né le dimensioni, né le competenze tecniche, né i poteri e le capacità decisionali che solo una struttura nazionale collaudata di super esperti inserita dentro una macchina gerarchicamente organizzata che vale per tutti i territori può assicurare nel breve e nel medio termine. A Prato, come prima a Milano e prima ancora in Emilia-Romagna, come ovunque, secondo la ciclicità ricorrente, si riproducono questi fenomeni. Si assiste al solito balletto di fondi che sono lì e non sono spesi con addirittura la sfrontataggine di attribuire la responsabilità di risorse non utilizzate dal 2019, a loro volta retaggio di anni di accumulazione di residui passivi, all’intervento saggiamente operato sulle fonti di finanziamento togliendole dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza per l’esclusiva ragione che da fondi inutilizzati sarebbero diventati fondi inesistenti.

Questo è anche il Paese dove un pezzo del Comune, Sant’Egidio del Monte Albino, per una questione di fogli catastali e una decisione del tribunale amministrativo regionale (Tar), passa a Pagani, altro Comune del Salernitano, e lo stesso pezzo di terra diventa da area industriale zona rurale e le aziende che lì operano, investono e danno lavoro rischiano di chiudere con vigili urbani e tecnici del nuovo Comune che si presentano in azienda e chiedono di fermare i lavori.

Siamo, soprattutto, il Paese dove dobbiamo ringraziare una politica di sinistra di governo che chiedeva legittimazione allo scomparso Enrico Cuccia e alla sua Mediobanca, il salotto chiuso che ha lasciato in eredità solo macerie, ed è riuscita così a far fare all’eccellenza del capitalismo di stato italiano, Stet-Telecom, la stessa fine disastrosa della loro grande impresa privata italiana. Quegli errori maldestri che consegnarono, con la regia nefasta del grande vecchio della finanza, il gioiello italiano delle telecomunicazioni prima al nocciolino degli Agnelli che fece disastri inenarrabili e poi ai cosiddetti capitani coraggiosi che fecero molto peggio comprando l’azienda con i soldi dell’azienda stessa e distruggendo tutto ciò che avevano creato Pascale, Gamberale e Agnes conquistando il mondo in qualcosa che non sta più in piedi e toglie il futuro alla economia italiana.

Questa è la pura verità. Che ci ha portati al bivio di dovere scegliere ora tra un finanziere francese, Bolloré, che Hollande da capo dello Stato in carica all’Eliseo definì pirata, e un fondo americano, Kkr, che diventa azionista di maggioranza assoluta della sola rete con una nuova newco (Netco) e concedendo a un azionariato pubblico italiano fatto di Cdp, Mef, fondazioni bancarie, F2i un pacchetto di azioni di minoranza che permettono di dire, fingendo, che si applica il modello Terna e l’Italia non perde così il controllo della sua rete del futuro.

La verità è che Tim riduce il suo indebitamento e diventa un’azienda di servizi senza futuro. Perché la rete della telefonia non è come quella elettrica o del gas che devono distribuire l’energia o la molecola del metano, la sua caratteristica principale è quella di custodire e trasferire un’intelligenza distribuita per cui non può essere dissociata dall’incumbent. Solo l’Islanda e la Danimarca che sono l’equivalente di due piccole regioni italiane e si affidano all’Olanda hanno tale situazione. In Italia si fa questa operazione da disperati anche con il massimo di intelligenza politica perché si ha il drammatico problema di ridurre il debito di Tim prodotto dai piani di Cuccia e della sinistra di governo dell’epoca che o per insipienza o per molto peggio dissiparono il nuovo impero romano delle telecomunicazioni costruito dai cosiddetti boiardi di Stato.

Forse sì o forse no si poteva agire diversamente intervenendo direttamente sul debito di Tim invece di finanziare gli investimenti con risorse europee di cui godrà il Fondo americano e altri Fondi ancora legati da operazioni contabili, stock option e patti parasociali mai chiariti. Il comportamento tipico di grandi e piccoli Fondi che considerano l’investimento privato a loro affidato parco buoi con la connivenza o la copertura di autorità indipendenti che tutto sono meno che indipendenti.

Il tema decisivo dell’intelligenza distribuita è analogo a quello della rete ferroviaria che è stata messa in Rfi e separata, ma sempre tenuta sotto le Ferrovie dello Stato così come è avvenuto anche nell’economia di mercato più liberale del Vecchio Continente qual è quella del Regno Unito. Germania, Francia, Spagna sulle reti dell’intelligenza distribuita hanno fatto solo la separazione contabile, ma non hanno avuto il loro Cuccia e la sinistra radical chic supina in tutto e per tutto o per senso di colpa o per crisi di legittimazione.

Gli italiani sono tenuti a pagare le tariffe che sono il prezzo di un servizio. Non sono tenuti a pagare una tassa occulta dovuta alle grandi manovre di Cuccia e Mediobanca e della sinistra di governo che, volendo scrollarsi di dosso l’abito comunista, non tutti ovviamente perché di persone perbene ce ne erano e ce ne sono tante anche lì, hanno teorizzato e attuato il disegno malefico scambiando gli imprenditori con i prenditori.


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