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Fabio Panetta, da oggi nuovo governatore della Banca d’Italia

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Non è uno a cui se fai una domanda replica facendone altre due, ti dà la risposta e fa le cose. È un economista analitico di grandezza internazionale e usa questo patrimonio non per andare a sbattere sul lampione cercando la lucciola, ma per trovare la soluzione. Da supplente di Draghi nel consiglio direttivo della Bce avvia la vigilanza europea e gestisce le tensioni finanziarie con le banche italiane negli anni più difficili. Consenso unanime sul progetto dell’euro digitale, i fatti gli danno ragione su politica monetaria, tassi e inflazione. Credibilità e indipendenza sono i suoi asset. Faranno bene al Paese.

SE VOLETE capire chi è Fabio Panetta, da oggi nuovo governatore della Banca d’Italia al posto di un gentiluomo tecnicamente dotato qual è Ignazio Visco, dovete partire da qui. Cioè da quello che Fabio Panetta non è. Prima di tutto non è uno di quelli a cui se fai una domanda, ti replica facendone altre due e sovrapponendo altre proposte. No, Panetta ti dà la risposta e fa le cose. È un economista analitico di primaria grandezza internazionale, di studi e di pubblicazioni, ma che conosce bene la differenza tra il ruolo del primo e il ruolo del policy maker.

Per dire, chiariamoci, che usa il primo bagaglio personale di assoluto valore non per andare a sbattere sul lampione cercando la lucciola, tipica caratteristica del professore di economia, ma per trovare la soluzione giusta e sbrogliare di volta in volta le matasse più intricate che a lui riservano quasi naturalmente proprio perché sanno che ne verrà a capo. Se non avesse avuto queste caratteristiche non sarebbe stato nello staff di Draghi e poi addirittura come suo sostituto (supplente) nel consiglio direttivo della Banca centrale europea (Bce) prima per avviare la vigilanza europea e poi per gestire le tensioni finanziarie con le banche italiane negli anni più difficili. Quando, per capirci, dopo la grande crisi dei debiti sovrani, la situazione era durissima perché si incrociavano le inadeguatezze tecniche e lo strabismo interessato della presidente del consiglio di vigilanza, la francese Danièle Nouy, e una posizione di debolezza italiana derivante da uno dei governi più strampalati della nostra Repubblica. Su quei terreni accidentati, pieni di buche e insidie quotidiane, Panetta non fu il solito tremebondo grande burocrate di casa nostra che diventa causa ulteriore del problema, ma fu a tutti gli effetti e con unanime riconoscimento causa della soluzione del problema.

Questi sono i fatti. Ora da membro del board della Bce molto rispettato con in mano le deleghe più importanti si è fatto sentire a modo suo sulla politica monetaria e sull’inflazione scappata di mano. Per fare capire a tutti che si trattava di shock da offerta, che la nostra inflazione non era quella americana, per cui non era proprio il caso di farsi prendere dall’ansia o dal panico perché se eccediamo sui tassi facciamo un danno vero all’economia. È come se avesse detto: con i ragionamenti che fate la vostra soluzione è “portiamo i tassi al 38% e andiamo al mare”, ma poi, vi ricordo, quando torniamo sono tutti morti. Ora l’inflazione sta bruscamente calando, rivelando la sua natura di provenienza da shock esterni, e i dati gli danno totalmente ragione confermando quel pragmatismo di Panetta che, coniugato con l’indipendenza, costituisce il tratto decisivo della sua azione di banchiere centrale in casa e in Europa ed è alla base della sua credibilità. Gli hanno affidato in Bce il progetto dell’euro digitale, che è il progetto del futuro, e lo ha portato a compimento con l’approvazione unanime del Consiglio della Banca centrale europea, di tutti i membri dell’Eurogruppo e del Parlamento europeo senza che mai nessuno votasse contro nelle due fasi strategiche di investigazione e di preparazione.

Ora l’itinerario del progetto prosegue con una proposta legislativa della Commissione europea che deve diventare legge. Il suo background di economista di carattere analitico lo ha portato a tenere corsi universitari su temi economico-finanziari, ma soprattutto le sue ricerche da studioso sono state pubblicate su riviste scientifiche internazionali del livello dell’American Economic Review che è tra le top five al mondo, ma anche dal Journal of Finance, il Journal of Money, Credit and Banking, la European Economic Review e molte altre ancora. Di questo economista analitico di livello internazionale e del banchiere centrale pragmatico che tutti conoscono, hanno voluto più volte sentire la voce sui temi più scottanti di politica monetaria e di politiche espansive i più grandi media a livello internazionale come il New York Times, Financial Times (FT), Nikkei Asia, le Monde, Frankfurter e così via a testimonianza del gradimento e dell’attenzione che riscuote fuori casa. È oggi, oltre che governatore della Banca d’Italia, Chair della BIS Committee on Payments and Market Infrastructures (CPMI) che è il comitato internazionale dei pagamenti e delle infrastrutture.

Questo è Fabio Panetta che alla prima nomina importante si disse che era del Pd perché al governo c’era il Pd, poi fu la volta di Cinque stelle e Lega e ora si ripete con la Destra al governo, ma la realtà è che la sua cifra assoluta è l’indipendenza e che non ha mai fatto politica. La sua carriera la hanno fatta i governatori di turno della Banca d’Italia a seconda delle varie stagioni e a livello europeo il consenso guadagnato sul campo a Francoforte, nel consiglio direttivo della Bce, a Strasburgo, a Bruxelles, in tutti i consessi internazionali a cui ha partecipato o di cui ha fatto parte. Questo patrimonio di credibilità, quando sarà necessario, si farà sentire anche in casa sullo Stato italiano con le critiche sempre costruttive che può fare solo un policy maker che non resta imprigionato dentro il suo solidissimo background da analista.

Con la schiettezza che lo contraddistingue che non ha nulla da spartire con il carattere brusco che a volte gli viene attribuito, non nasconderà mai in casa e fuori le criticità che abbiamo – debito grande, poca crescita, difficoltà a fare riforme – ma avrà anche la credibilità perché si comprendano i tanti punti di forza della nostra economia, dalla posizione finanziaria netta positiva all’avanzo commerciale, e se ne tenga debitamente conto dove è bene che lo si faccia. Anche questo lavoro fa parte di quel pragmatismo che appartiene a Panetta e serve al Paese.


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