Il ministro Giancarlo Giorgetti e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni
4 minuti per la letturaEsauriamo le scorte in un quadro di estrema volatilità. Scelta miope se non disperata: “ora spendo, poi speriamo in Dio”. Cuneo-Irpef costa 14 miliardi e blocca i prossimi anni. Il superbonus vale 25 miliardi di debito. L’ipoteca cumulata futura è da brividi. Si fermi tutto e si faccia un piano di revisione delle detrazioni fiscali e di qualificazione della spesa. Si torni alla programmazione per saldi e politica economica. I mercati ci chiedono di capire
Il Fondo monetario internazionale è solo l’ultimo, in ordine cronologico, a ripetere l’invito ai Paesi a ridurre i deficit per combattere l’inflazione. È l’esatto contrario di quello che stiamo facendo noi con un eccesso di leggerezza di cui potremmo molto presto pentirci. Ci sono due scenari economici legati alle due guerre in corso, quella storica dei carri armati russi in Ucraina e quella conseguente all’attacco a Israele di Hamas con un carico impressionante di morte e l’apertura di un nuovo conflitto in Medio Oriente. C’è chi teme che la nuova questione israeliana determini una nuova fiammata simile o superiore alla fiammata degli energetici dopo l’inizio del conflitto in Ucraina. C’è chi dice invece che questa volta la fiammata sarà meno intensa e durerà meno a lungo.
Soprattutto in Europa e in Italia la traiettoria dominante complessiva, tra caro energia e caro carrello alimentare, è discendente, ma le incognite globali restano di livello alto. Soprattutto quello che appare sempre più chiaro a tutti è che, indipendentemente da scenario uno, due o tre, l’Italia come Paese non si sta tenendo da parte neanche un euro se capita qualcosa di serio. Per finanziare il taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef per un solo anno, esauriamo tutte le scorte e, quindi, non ci riserviamo nessun margine di intervento per agire prontamente, se necessario, in uno scenario che si presenta comunque di estrema volatilità.
È una scelta di assoluta miopia o, peggio ancora, espressione addirittura di disperazione se decidi “ora spendo e poi speriamo in Dio” mentre tutti ti dicono che devi fare il contrario. Soprattutto perché rinnovare cuneo e fare nuovo sconto Irpef entrambi per un anno significa mettere 14 miliardi ed accendere un’ipoteca di pari importo per i prossimi dieci anni perché se lo fai una volta sei ovviamente obbligato a rifarlo negli anni successivi. Non solo non teniamo conto dell’estrema volatilità del quadro globale, ma addirittura accendiamo ipoteche per gli anni a venire andando in senso contrario all’intero mondo. Attenzione, non è neppure finita. Sui conti pubblici italiani, come è ormai noto a tutti, pesa l’effetto superbonus che, indipendentemente dai criteri di contabilizzazione sul deficit, determina di certo un effetto sul debito nell’ordine di 25 miliardi all’anno.
Quindi, 25 miliardi di debito da superbonus più 14 miliardi da rinnovare per confermare cuneo fiscale e Irpef, fanno cumulati 39 miliardi. Senza fare niente, per capirci, partiamo praticamente da meno 40 miliardi. Questo vuol dire che ci prepariamo ad affrontare il rallentamento globale in atto con un’ipoteca da 40 miliardi sui conti italiani. Questo vuol dire che si rinuncia pericolosamente a fare riflessioni che sono assolutamente doverose nello scenario globale in cui ci muoviamo. Fare misure in senso elettorale, come la conferma del taglio al cuneo fiscale e il nuovo taglio Irpef, è possibile solo se hai un percorso di sostenibilità realizzabile che ti permette di farlo in sicurezza su una traiettoria di lungo termine.
Altrimenti non lo fai. Parliamoci chiaro: una roba così non ti puoi permettere nemmeno di pensarla se pensi di coprirli con misure improvvisate tipo privatizzazioni sconosciute e tagli alla spesa sconosciuti. Servirebbe viceversa concepire un percorso credibile che permette di avere effetti certi e risultati duraturi tagliando la spesa pubblica. Cosa che non si fa annunciando o improvvisando, ma mettendosi al lavoro per mesi definendo un piano completo di revisione delle detrazioni fiscali e di qualificazione della spesa. Bisogna, quindi, ricominciare a riprogrammare i saldi di bilancio e la politica economica. In Italia bisogna tornare alla programmazione. Bisogna fare per l’intera politica economica quello che sta facendo Fitto per l’utilizzo di tutti i fondi europei e per fare ripartire la macchina pubblica degli investimenti bloccata da vent’anni.
Quello che i mercati ci chiedono è di capire. Ci chiedono di fare programmazione con riforme e politica economica coordinate tra di loro e di prendere su questo impegni pubblici. Se ciò non avviene sanno già che tre giorni prima della manovra vorremmo fare più deficit e rinviamo tutto all’anno prossimo dove tre giorni prima torneremo a chiedere più deficit. Questo circolo perverso è quello perfetto per andare a sbattere ed è anche quello che non possiamo permetterci. Perché nessuno è più disposto a fare finta di niente. Anche perché su questo le regole dell’economia e della finanza, non quelle dei complottismi all’italiana, sono assolutamente impietose.
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