X
<
>

Il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, insieme alla premier Giorgia Meloni

Share
6 minuti per la lettura

L’asso della Meloni a sostegno della crescita è dentro il Repower Eu per l’efficientamento energetico con il quale si sono portati a casa 19 miliardi di cui 3,5 sono per le infrastrutture, ma la dote più grande è per famiglie e imprese. Vale 14 miliardi sotto forma di bonus che tutelano potere di acquisto, consumi e innovazione. Si segua la linea sugli investimenti del trio Tajani, Giorgetti e Fitto senza sbandamenti populisti su nuovi deficit che ci indebolirebbero nella partita del nuovo patto europeo. Visto che anche le verifiche intermedie sul Pnrr vanno bene.

SU EUROPA e Italia si gioca la partita decisiva della crescita italiana in un contesto globale di grande difficoltà dove le variabili sono ancora tante, ma i fatti pesantemente negativi già avvenuti pure. Perché è un fatto che il primo operatore immobiliare privato cinese non ha pagato gli interessi sui suoi bond. Perché è un fatto che il colosso Evergrande ha ramificazioni finanziarie fuori dalla Cina e, non a caso, sulla piazza americana ha dovuto giocare a carte scoperte riconoscendo gli 80 miliardi di perdite tra 2021 e 2022 e chiedendo la ristrutturazione dei debiti. È un fatto che il sistema di banche ombra cinesi ha avuto già più di un infortunio serio e rimane totalmente avvolto dal mistero.

È un fatto che la lunga stagnazione tedesca non dà segni di risveglio anzi l’indice Pmi di agosto segnala il peggior calo della sua economia da tre anni in qua con caduta verticale della manifattura e una forte frenata dei servizi. È un fatto che di mese in mese la Germania fa i conti con le difficoltà derivanti dalla debolezza della leadership politica di Scholz e un’economia che attinge come non mai al suo bilancio pubblico ma è avvolta da una specie di cappa paralizzante che è tipica di chi si sente il primo del mondo e scopre improvvisamente di essere l’ultimo. Ha bisogno di tempo per metabolizzare tutto e poi ripartire alla grande. La crisi dell’economia russa che vale peraltro meno di quella italiana, ma ha implicazioni geopolitiche rilevanti, è anch’essa una realtà di cui si conosce solo una piccola frazione come è ogni giorno più difficile arginare la fuga dal rublo.

America e Europa sembrano fare meglio di Cina e Russia ma non invertono la tendenza globale e resta ancora tutta aperta la partita delicatissima tra Occidente e autocrazie sui quadranti del futuro che sono Africa e India. In questo contesto pieno di complicazioni e di difficoltà dove si arriva senza speranza addirittura a parlare di de-dollarizzare il mondo (Putin e mezzo Brics), il rallentamento globale dell’economia è un elemento di cui bisogna tenere conto nonostante la forte resilienza rivelata dalle imprese italiane che si sono dimostrate migliori di quelle francesi e tedesche nella diversificazione dei mercati. Se questo è il quadro reale del mondo, e lo è, la partita della crescita italiana si gioca in Europa sulle nuove regole del patto e sull’utilizzo di tutti i fondi europei e si realizza preservando fiducia e potere d’acquisto in casa. È un sentiero davvero stretto, ma ancora percorribile.

Consigliamo a Giorgia Meloni di sottrarsi al solito gioco agostano di Salvini che è davvero pericoloso per la reputazione sua personale e del governo che guida in Europa e di concentrarsi sulle grandi partite europee aperte nel solco della responsabilità della finanza pubblica, del primato degli investimenti e del sostegno a famiglie e imprese, delle alleanze storiche magari allargandole, tenendo la rotta che lei fino a oggi ha dato e che ha avuto in Tajani, Giorgetti e Fitto i protagonisti assoluti. Se si esce da questo solco si rischia davvero grosso. Sul capitolo delle illusioni pensionistiche non si deve perdere neppure un istante. Non ci sono soldi e non si consumano energie che fanno perdere la bussola. Seguire Giorgetti senza esitazioni su questo tema e su quello delicatissimo degli investimenti dove le sue parole a Rimini sul nuovo patto di stabilità e crescita rivelano sintonia totale con la linea storica del vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ribadita anche ieri, e con il grande lavoro fatto da Fitto figlio della scelta politica di competenza di riunire tutte le deleghe europee che è stata la più grande intuizione politica della Meloni stessa.

Facciamoci guidare dai fatti che ci aiuteranno a capire dove è la soluzione del rebus delicatissimo della legge di stabilità autunnale italiana. Sulla terza e quarta rata del Pnrr Fitto ha fatto un lavoro egregio costringendo tutti a prendere atto della realtà che misura la nostra storica incapacità di fare spesa in conto capitale senza fare polemiche con chi lo ha preceduto e portando a casa per fine mese la terza rata mentre la quarta è in arrivo per fine anno. Anche i passaggi intermedi di verifica con la Commissione europea stanno andando bene e questo fatto, unito a un andamento di luglio delle entrate fiscali migliore delle aspettative, preserva la stabilità di un quadro di fabbisogno pubblico che era previsto in peggioramento ma si sarebbe potuto slabbrare del tutto.

Sul nuovo patto europeo di stabilità e di crescita o si fa l’accordo con regole nuove che tutelino gli investimenti ed è una prospettiva auspicabile se si porta a casa un buon accordo o, in alternativa, c’è il rischio che dal primo gennaio si torni in automatico al primo patto di stabilità di cui tra crisi e Covid si è perso il ricordo e sarebbero per noi dolori, o si prende ancora tempo con una nuova proroga alla luce delle complicazioni internazionali. Su questo punto, il tema centrale è la trattativa per fare un accordo con l’Europa che preservi la possibilità per l’Italia di fare quegli investimenti in difesa, transizione ecologica, politiche industriali che altrimenti non si potrebbero fare per gli spazi di bilancio nazionale e la situazione di debito pubblico. Questa tagliola non può essere ammessa e non è interesse né dell’Italia né degli altri grandi Paesi ripetere gli errori commessi nella gestione delle grandi crisi del passato.

Dove, però, l’Italia e Giorgia Meloni si giocano tutto è sulla maratona del Pnrr e di tutti i fondi europei che ha visto Fitto sbrogliare le matasse nonostante una polemica al giorno sui cento metri come si è visto con gli asili nido e in molti altri casi. L’obiettivo deve essere quello di arrivare alla fine della maratona a giugno del 2026 con i risultati in casa tutti conseguiti e una nuova macchina della spesa pubblica produttiva nazionale che superi la frammentazione decisionale e il suo carico paralizzante.

C’è, però, un asso nella manica che il governo Meloni deve giocare subito con questa legge di stabilità per non incrinare la fiducia di consumatori e imprese che ha sostenuto il biennio magico del governo Draghi. Esiste grazie al lavoro di Fitto sui fondi europei e alla rimodulazione attuata con i bandi per le famiglie e per le imprese, le zone economiche speciali e la decontribuzione. Dentro il capitolo del Repower Eu per l’efficientamento energetico si sono portati a casa 19 miliardi di cui 3,5 sono per le infrastrutture, ma si può mettere sul piatto un tesoretto per famiglie e imprese che arriva fino a 14 miliardi sotto forma di bonus. Un pacchetto di incentivi con cui faccio il pannello solare, chiamo l’artigiano, recupero il potere d’acquisto martoriato dall’inflazione dei nuclei familiari e delle singole persone, faccio innovazione di processo e di prodotto a livello di piccole e medie aziende, ma anche della prima grande azienda del Paese, che è l’Enel, che può accelerare nella crescita della fabbrica del futuro a Catania e altrove. Il tesoretto di Fitto può essere la chiave di volta di questo delicatissimo passaggio autunnale e richiede un rapporto solido, competente e di reciproca fiducia con le strutture europee. Proprio quello che ha costruito e continua a rafforzare ogni giorno Fitto e il suo team che non può essere allentato dalle polemiche strumentali di opposizioni e Regioni e che è ovviamente incompatibile con sbandamenti populisti della stessa maggioranza.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE