La sede della Evergrande
6 minuti per la letturaIl pasticcio italiano della supertassa sulle banche non ha nulla da temere dalle normali procedure della Bce, ma dalla capacità di sbagliare modo e sostanza del provvedimento e da quella diabolica di perseverare nell’errore. Si misura con tre incognite che sono il contagio di Evergrande e, a catena, del sistema bancario ombra cinese, il rallentamento dell’economia globale e alti tassi sbagliati che in Italia già restringono il credito. Se diventiamo l’anello debole perché perdiamo credibilità con l’accusa di populismo per la supertassa, moltiplichiamo al cubo i danni di un contesto difficile. La Meloni intervenga subito.
Il triplo pasticcio italiano della supertassa sulle banche che non ha nulla da temere dalle normali procedure della Bce, ma moltissimo dalla capacità unica di sbagliare modo e sostanza del provvedimento e da quella diabolica di perseverare nell’errore populista che sono solo nostre, si misura con tre incognite internazionali di prima grandezza per l’economia italiana che rischiano di metterci fuori gioco proprio a causa del primo serio errore del governo Meloni. Rispetto al quale, purtroppo, non si intravedono scuse pubbliche o almeno aggiustamenti di tiro tali da ricostituire la credibilità internazionale scalfita. Senza la quale le ripercussioni delle tre incognite diventano esplosive nel medio termine.
Prima incognita. Riguarda la politica monetaria americana e europea, se proseguiranno o meno con gli alti tassi, come bloccare questo circuito perverso. Seconda incognita. Il rallentamento dell’economia mondiale che per un Paese esportatore come il nostro pesa moltissimo e sarebbe davvero una beffa che la nostra economia preservata con la Francia da Fitch nella correzione mondiale al ribasso ne subisse gli effetti più degli altri perché persone incompetenti si sono messe a giocare con le banche confondendo profitti e ricavi. Terza e decisiva incognita. È la bolla immobiliare cinese, che rischia di diventare una nuova Lehman, con il colosso Evergrande già fallito o sull’orlo della bancarotta che a sua volta mette in crisi Zhongrong, la bandiera del sistema bancario ombra cinese molto diffuso e, quindi, molto pericoloso.
Sono davvero tante le fiduciarie cinesi che hanno finanziato il mercato immobiliare in fortissima crisi senza essere regolamentate. Hanno potuto finanziarie di più e rischiare di più senza che nessuno potesse mettere bocca. Sono soggetti finanziari che erogano crediti senza essere sottoposti alle normative bancarie. Sono fondi di mini bond, una specie di private equity che invece di comprare azioni e obbligazioni, raccolgono risparmio e fanno prestiti al posto delle banche come vogliono e a chi vogliono. Un vero e proprio sistema ombra. Perché questa terza incognita oggi è quella decisiva? Perché il rischio vero è che se ne cade una di queste fiduciarie o trust che dir si voglia, c’è il possibile effetto domino per cui diventano subito due, tre, dieci e poi cento e il riverbero si sente in tutti i mercati del mondo. Anche perché Evergrande, che è all’origine di tutto, è una grande società di costruzioni che ha ramificazioni sul piano finanziario a livello internazionale e, quindi, anche su altri mercati avendo una seconda quotazione estera oltre a quella cinese.
Il che vuol dire che sono in gioco creditori esteri, ristrutturazioni in corso di asset importanti esteri, che non riguardano dunque solo la importante domanda cinese, ma l’intera economia globale. Il punto di fondo è che la bolla immobiliare cinese potrebbe avere effetti a catena sull’economia mondiale con meno esportazioni in Cina e con un effetto recessivo ancora maggiore di quello che abbiamo in atto e di questo devono tenere conto nelle loro valutazioni di stretta monetaria Fed e, soprattutto, Bce come da mesi sostengono Visco, Panetta e Villeroy.
Perché il rischio capitale di un effetto di contagio sui mercati internazionali deve essere compreso prima in quanto porterebbe presto a un peggioramento del sistema bancario e, cosa ancora più importante, dell’economia mondiale. In Italia, ad esempio, mentre si cominciano a vedere gli effetti della politica monetaria di rientro dell’inflazione e di più si vedranno in seguito, si deve però anche constatare gli effetti evidenti di restrizione sul credito alle imprese e a questi si devono aggiungere i rischi potenziali derivanti dal problema della possibile caduta della domanda globale. Capite, a questo punto, in un contesto così complicato, quanto può essere pericoloso per l’Italia decidere di diventare l’anello debole di tutto con la mossa populista messa in atto sulle banche da Salvini e Meloni senza parlare con nessuno né tra gli alleati di governo né con le istituzioni bancarie.
Anche qui per almeno tre ragioni. Prima. Il modo in cui è stata annunciata la supertassa sulle banche non è stato felice, anzi molto infelice, e ha creato un’incertezza di valutazioni su quello che fa il governo italiano che prima di allora non esisteva. Seconda ragione. L’effetto aggregato di 2/3 miliardi del provvedimento dopo l’intervento brutale di Giorgetti è molto inferiore a quello appalesato nella prima giornata, si passava da 9/10 a 20 miliardi della prima giornata con caratteri venezuelani. Terza ragione. Il provvedimento adottato nella stesura finale, ancorché provvisoria, è molto diverso rispetto all’originale testo degli estensori iniziali perché a differenza dei margini di interessi riguarda qualcosa che ha a che fare con il livello complessivo degli utili e degli attivi nel 2022 e, quindi, agli occhi degli investitori internazionali si configura come una specie di patrimoniale sul sistema bancario con effetti peraltro modesti per alcune grandi banche, forti per altre, molto forti per le piccole banche già in difficoltà che erano in cura sotto stretta osservazione e che potrebbero saltare da un momento all’altro.
Di fonte a questo scempio populista il minimo che accada è che gli intermediari reagiscono rallentando l’adeguamento dei tassi attivi. Cosa che non aiuta il recupero del potere di acquisito delle famiglie. Il massimo che può succedere è che si consolidi la discesa in atto della credibilità internazionale dell’Italia e questo ci renda più vulnerabili rispetto a ogni tipo di contagio globale recessivo o, in genere, di crisi immobiliare, bancaria, economica. Tutti sono contro le banche e dicendo che si fanno pagare le banche si prendono voti, ma il problema è che se non si fanno bene i conti invece di aiutare chi ha bisogno lo si danneggia e prima o poi anche questo cittadino bisognoso elettore se ne accorge. Anche sulla cosiddetta lettera della Banca centrale europea siamo dentro il solito circuito allarmistico disinformato italiano.
Anche in Spagna che hanno concordato tutto prima con le banche e hanno fatto le cose perbene e che hanno mandato prima il provvedimento alla Bce, hanno ricevuto, come è ovvio, il parere negativo del capo della vigilanza che è Andrea Enria, ma è un parere non vincolante e ovviamente gli spagnoli sono andati avanti. Prima che si accenda il solito incendio italiano è bene chiarire che noi, a differenza degli spagnoli, il provvedimento lo mandiamo al vaglio della Bce dopo il decreto legge e prima dell’esame del Parlamento. La procedura in atto è quella regolare come è giusto che sia per banche spagnole e italiane vigilate dalla Bce. Ovviamente anche questa volta il parere sarà negativo e, anche questa volta, sarà non vincolante.
La differenza tra noi e gli spagnoli è che modi e contenuti del provvedimento italiano ci attirano accuse di populismo che il provvedimento spagnolo ben concordato e più corposo non ha attirato e non attirerà. La Meloni non dia retta alle sirene populiste che la circondano e chiuda subito l’incidente dando poi seguito in Parlamento alle correzioni necessarie. Serve a lei e al nostro Paese chiudere questo pasticcio che ci ha fatto e può continuare a farci molto male. Può moltiplicare al cubo solo per noi gli effetti nefasti di un contesto globale difficile
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